“New Nationalism”: la mostra di Tomas Rafa al MoMA di New York

Tomáš Rafa è un giovane filmaker slovacco autore, fra le molte cose, di un’interessante serie di video documentari dal titolo New Nationalism, in mostra al MoMA di New York fino al 31 agosto, e il cui filo conduttore è un’analisi della rinascita dell’estrema destra in Europa Centrale.

L’opera si pone a metà strada fra l’arte visuale e il cinema verità, non disdegnando un tocco d’inchiesta giornalistica, ed è stato realizzato nel corso di otto lunghi anni di partecipazioni a proteste, dimostrazioni e sit-in.

Rafa iniziò il proprio lavoro nel 2009, quando a Michalovce, nell’estrema periferia orientale del suo paese, venne eretto un muro in cemento armato per separare la municipalità slovacca dai vari accampamenti rom che ne affollavano la periferia; al fine di render legale una simile costruzione, le autorità locali pensarono di affibbiare al muro l’etichetta di “muro sportivo e centro ricreazionale”.

In segno di protesta, Rafa e altri attivisti decisero di organizzare una partita di calcio con i bambini d’origine rom del luogo e filmarono il tutto al fine di realizzare un cortometraggio, creando una vasta eco di supporto sia sui media tradizionali che in rete.

L’ascesa dell’estrema destra

Stando alle parole rilasciate da Rafa nel corso di una recente intervista al Deutsche Welle, l’ascesa dei movimenti d’estrema destra in Europa Centrale e il successo che tali movimenti raccolgono, specie tra le fasce più giovani della popolazione, è da imputare in buona parte alla parallela ascesa dei social network come strumento privilegiato di comunicazione e informazione di massa.

In questo senso, continua Rafa, «è più facile, veloce ed economico creare false notizie e condividerle su internet […] la velocità con cui tali notizie si propagano è straordinaria. È così facile reclutare nuove persone per i propri scopi e abbiamo già assistito all’impiego di queste pratiche da parte degli stessi esponenti del mondo politico».

Ad aggravare una situazione già esplosiva, concorre anche la crisi migranti iniziata nel 2015, con il conseguente mutamento retorico delle formazioni anti-sistema.

Per l’artista slovacco, i movimenti ultra-nazionalisti hanno oggi come obiettivo ultimo la fuoriuscita del proprio paese dalle strutture UE e NATO al fine di scardinare il sistema europeo di solidarietà e accoglienza.

Inoltre, sebbene i paesi dell’area mitteleuropea siano da secoli attraversati da profondi risentimenti nazionali l’uno nei confronti dell’altro, i movimenti cechi, polacchi, slovacchi e ungheresi hanno dimostrato d’essere ben disposti a metter da parte il proprio rancore per unire le forze contro il nemico comune: migranti, mussulmani, omosessuali o rom.

Allo stesso tempo, mutato è anche l’atteggiamento di tali movimenti nei confronti della stampa e dei mass media: «negli anni ’90, ad esempio, l’estrema destra tendeva ad essere molto aggressiva nei confronti dei giornalisti […] oggi, invece, queste persone sono consapevoli d’aver bisogno della stampa e dei media, dei loro canali di comunicazioni e del loro spazio televisivo».

Uno sguardo al futuro

La conclusione del filmaker slovacco è che le scene politiche nazionali centro-europee e i movimenti d’estrema destra vivano in sinergia, trovandosi spesso legate a doppio filo all’establishment politico, come nel caso di Bratislava.

In Slovacchia, infatti, 14 seggi parlamentari sono attualmente occupati dal partito Kotleba – Partito Popolare Slovacchia Nostra, guidato da Marian Kotleba, autoproclamatosi “duce” (vodca) del movimento e il cui precedente esperimento politico (Slovenská pospolitosť – Národná strana) venne bandito nel 2007 dal Ministro dell’Interno slovacco.

Per arginare un simile fenomeno, Rafa sostiene che il miglior strumento sia la “cultura”: «il pensiero critico è fondamentale per combattere questo tipo di propaganda, ma i sistemi educativi di molti paesi, oltre all’incapacità di razionalizzare il recente passato, stanno fondamentalmente consegnando i giovani all’estremismo».

Foto: Modernamuseet.se

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