RUSSIA: La nuova base militare nell’Artico

La novità non è di certo la strategia russa nell’Artico, né tantomeno una nuova base militare nella regione. Quello che stupisce è l’immagine che il Ministero della Difesa russo ha voluto dare all’installazione sui ghiacci, visitabile, per così dire, tramite un vero e proprio tour virtuale disponibile sul sito ufficiale del Ministero (qui il link).

La base tra i ghiacci

La nuova installazione militare nell’Artico sorge presso Zemlja Aleksandry (Terra di Alessandra) l’isola più occidentale dell’arcipelago Zemlja Frantsa-Iosifa (Terra di Francesco Giuseppe) che rientra ufficialmente sotto l’amministrazione dell’Oblast’ di Archangel’sk. Si tratta del complesso militare situato più a nord nel Mar Glaciale Artico, ricoperto dalla neve per oltre 200 giorni l’anno con temperature che scendono fino a -45 gradi. La base si chiamerà Nagurskoye, in continuità con la vecchia base aerea sovietica, denominata in onore del pilota ed esploratore russo, di origini polacche, Jan Iosif Nagursky.

L’importanza simbolica della base, colorata con il blu, bianco e rosso della bandiera russa, è stata sottolineata dalla visita ufficiale di Vladimir Putin, che si è recato sull’isola accompagnato dal Primo Ministro Medvedev lo scorso marzo.

Il complesso ospiterà circa 150 militari, sarà autosufficiente dal punto di vista energetico e avrà un cinema, una libreria, una palestra e spazi ricreativi per il personale.

Dagli austro-ungarici ai nazisti

Sebbene il primo a calpestare i ghiacci di questo complesso di isole sia stato l’esploratore norvegese Nils Fredrik Rønnbeck nel 1865, la scoperta ufficiale dell’arcipelago e i primi rilievi cartografici sono attribuiti alla ‘Spedizione del Polo Nord’ dell’impero austro-ungarico, partita nel 1872 alla ricerca della rotta marittima ‘nord-est’. Sarebbe stato proprio Julius von Payer, il capo della spedizione, a nominare l’arcipelago in onore di Francesco Giuseppe I, Imperatore d’Austria e Re d’Ungheria. A cavallo tra l’800 e il 900 l’arcipelago divenne la base per le spedizioni alla scoperta del Polo Nord. Da qui nel 1900 è passato anche Luigi Amedeo di Savoia e Aosta con la famosa nave Stella Polare.

Anche se annesso dall’Unione Sovietica nel 1926, durante la Seconda Guerra Mondiale l’arcipelago ospitò una stazione metereologica segreta della Germania nazista, alimentando voci più o meno fantasiose per oltre mezzo secolo. La base tedesca è stata definitivamente scoperta solo nell’ottobre 2016, quando alcuni ricercatori russi hanno trovato reperti e documenti risalenti al periodo bellico.

L’Artico, regione di conquista

La presenza russa nell’Artico non è una novità. Già durante la Guerra Fredda l’Unione Sovietica poteva contare su numerose postazioni radar, basi aerea e sottomarini, compresi quelli con armamenti nucleari. Dopo l’abbandono degli anni ’90, la nuova strategia militare ha concentrato nuovamente l’attenzione sull’Artico, dove la Russia può contare ora su un significativo vantaggio rispetto ad altri attori internazionali grazie a 6 basi permanenti e numerose infrastrutture militari.

Alla base della frenetica attività russa non ci sono, ovviamente, solo considerazioni militari. Un crescente numero di attori, compresa la Cina, appaiono interessati alle ingenti risorse di idrocarburi della regione e allo sviluppo di nuove rotte commerciali. Pur non avendo una più ampia visione strategica, anche gli Stati Uniti sembrano ora guardare con crescente attenzione verso i ghiacci del nord. Un’unità di marines, per la prima volta dopo la Seconda Guerra Mondiale, è stata dislocata in Norvegia, mentre dal 2014 la NATO ha effettuato alcune esercitazioni militari nella regione. L’Artico, a ben vedere, potrebbe diventare nei prossimi decenni una nuova regione di frizione. La Russia sembra aver cominciato la corsa prima di tutti, ma difficilmente rimarrà sola a lungo.

Chi è Oleksiy Bondarenko

Nato a Kiev nel 1987. Laureato in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso l'Università di Bologna (sede di Forlì), si interessa di Ucraina, Russia, Asia Centrale e dello spazio post-sovietico più in generale. Attualmente sta svolgendo un dottorato di ricerca in politiche comparate presso la University of Kent (UK) dove svolge anche il ruolo di Assistant lecturer. Il focus della sua ricerca è l’interazione tra federalismo e regionalismo in Russia. Per East Journal si occupa di Ucraina e Russia. Collabora anche con Osservatorio Balcani e Caucaso.

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