RUSSIA: Mosca dice addio agli edifici simbolo del brutalismo sovietico?

Il 21 febbraio Putin ha detto di sostenere il sindaco moscovita Sobjanin nel progetto di demolizione delle “chruščëvki” iniziato già nel 1999 dall’ex primo cittadino Lužkov. Ma di cosa si tratta?

Le chruščëvki ospitano oggi 1,6 milioni di persone nella sola Mosca. Sono condomini anonimi, identici l’uno all’altro, costruiti in URSS in gran velocità negli anni 60 e 70, sotto Chruščëv, da cui prendono il nome, e Brežnev. In realtà, l’idea della loro costruzione era nata già in seno a Stalin: la seconda guerra mondiale aveva distrutto circa un terzo delle abitazioni; tra la fine degli anni 40 e l’inizio degli anni 50 più della metà dei 5 milioni di persone che allora contava Mosca vivevano in kommunal’ki o baraccopoli (la nomenklatura del partito, chiaramente, se la passava diversamente). Pertanto, Stalin incaricò alcuni architetti, tra cui Andrej Burov e Vitalij Lagutenko, di edificare i primi blocchi abitativi. Sarà poi Chruščëv però a farne una vera e propria industria edile di massa a partire dal 1954: anche per motivi prettamente ideologici, la casa privata non era ammissibile in URSS e gli architetti non potevano prendersi la libertà di proporre opere artistiche che non fossero funzionali.

Velocità ed economia: queste le colonne portanti delle chruščëvki. In un solo mese e mezzo una chruščëvka di 5 piani doveva essere pronta (interni compresi). Seminterrati e balconi spesso non venivano contemplati in quanto spese superflue. Tantomeno gli ascensori, installati solo per i blocchi con più di 5 piani. I soffitti vennero abbassati da 270 a 250 cm; di isolamento acustico e termico nessuna traccia. Il progetto chruščëviano era quello di offrire queste abitazioni in maniera “temporanea”, per 25 anni al massimo, poiché l’ideologia sovietica prometteva che entro gli anni 80 il comunismo si sarebbe sicuramente realizzato e che quindi ogni cittadino sovietico avrebbe potuto permettersi l’acquisto del proprio appartamento, lasciando la chruščëvka.

Nonostante lo stato grezzo e gli spazi massificati, chi si trovava a passare dalle kommunal’ki o dalle baracche ad un appartamento in chruščëvka trovava sul momento molte più positività che lamentele: ritornava infatti (per quanto minima e precaria) finalmente la sfera del privato, della vita non-ufficiale, della non-condivisione forzata.

Sotto Chruščëv questi blocchi abitativi ospitavano 54 milioni di persone; con Brežnev il numero raggiunse i 127 milioni. Per quanto negli anni 70 alcune chruščëvki venivano dotate di una qualche rifinitura particolare esteriore che le distinguesse l’una dalle altre, la sostanza rimaneva la stessa. La vita nelle chruščëvki divenne presto un realia sovietico, una parte dell’immaginario collettivo della vita comune: stessi palazzi, stesse camere, stessi arredi…

…e addirittura stesse chiavi della porta. O meglio su questo gioca il più noto – e tra l’altro incredibilmente divertente e piacevole – film sovietico, L’ironia del destino, ovvero Buona sauna! (Ironija sud’by, ili S legkim parom!, 1975). Il 31 dicembre, per tradizione, un gruppo di amici si trova in una sauna di Mosca: qui si ubriacano e per errore uno di loro si ritrova su un aereo diretto a Leningrado. Giunto qui ancora in preda ai fumi dell’alcool, sale in un taxi e chiede di farsi portare al suo indirizzo (ulica Stroitelej, via dei Muratori): guarda caso, anche a Leningrado esiste tale via, tra l’altro, con le stesse chruščëvki. Giunto al blocco che gli pare proprio il suo, sale al “suo” appartamento e lo apre con la sua chiave moscovita. Tuttavia, si scoprirà che l’appartamento è di Nadja e dopo incomprensioni ed esilaranti scene, la commedia si trasforma in storia d’amore. Incredibile e possibile al tempo stesso, grazie alle chruščëvki.

Ad oggi in molti paesi dell’ex blocco sovietico questi edifici sono stati rimodernati. In Russia invece la scelta è la demolizione con conseguente ricostruzione, cosa che pare fatta più per interessi di lucro delle compagnie edilizie che non per il benessere dei cittadini. L’ex sindaco Lužkov aveva individuate 1722 chruščëvki da demolire, ma il suo progetto si è bloccato nel 2008-2009 per la crisi (lasciandone in piedi 73). Il nuovo sindaco Sobjanin, sorretto da Putin, conta di portare a termine l’opera entro il prossimo anno e di aggiungere al conto quasi altri 8000 edifici.

Chi è Martina Napolitano

Dottoressa di ricerca in Slavistica presso l'Università di Udine, è direttrice editoriale di East Journal e scrive principalmente di Russia.

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