Balkan Florence Express: la Bosnia vista dai migliori registi contemporanei

Si è concluso il Balkan Florence Express che, con il supporto di Oxfam Italia, ha portato a Firenze i migliori film di produzione balcanica degli ultimi anni. East Journal era presente alle proiezioni della rassegna di cinema dedicata ai Balcani occidentali.

Death in Sarajevo

Tra i film più attesi c’era Death in Sarajevo (Smrt u Sarajevu) del regista Danis Tanović (BiH, 2016, 85’, qui il trailer), autore di film conosciuti al grande pubblico, come “Cirkus Colombia” e “No man’s land”, quest’ultimo vincitore di numerosi premi tra cui l’Oscar per il miglior film straniero nel 2002.

Diverse storie si intrecciano nell’ultimo film di Tanović, girato all’interno del famoso hotel Holiday Inn, che nella finzione diventa l’hotel Europa. Qui si trovano diversi personaggi i cui destini si incontrano a Sarajevo nel centenario dello scoppio della prima guerra mondiale. Mentre sul terrazzo dell’hotel una giornalista ha un acceso dibattito con un nazionalista serbo, difensore dell’idea che Gavrilo Princip sia stato un eroe piuttosto che un terrorista, il manager dell’hotel tenta di scongiurare, ricorrendo anche a metodi poco ortodossi, uno sciopero dei lavoratori dell’hotel, senza stipendio da mesi. Nel frattempo, all’interno dell’hotel fervono i preparativi per l’arrivo di Jacques, un funzionario europeo francese particolarmente esigente, che sta cercando di preparare con fatica un discorso sull’Europa e la Bosnia Erzegovina in occasione del centenario.

Tutti questi personaggi sembrano rappresentare la Bosnia Erzegovina di oggi nelle sue diverse sfaccettature. L’interminabile dibattito e le interpretazioni contrapposte del gesto di Gavrilo Princip, considerato un eroe dai serbi e un terrorista dai bosgnacchi, riproducono la memoria divisa del paese; mentre lo sciopero dei lavoratori raffigura le difficoltà economiche che sia i lavoratori e che il manager ricoperto di debiti incontrano nella loro vita quotidiana. Le guardie del corpo sembrano invece simboleggiare la disperazione e la violenza che caratterizzano parte della società bosniaca. Il film riserva un finale ad effetto che coglie lo spettatore di sorpresa. Il regista Tanović, presente alla proiezione del film, ha precisato che il suo film non intende trasmettere alcun messaggio, ma semplicemente porre delle domande agli spettatori, in un tempo in cui i messaggi abbondano mentre è sempre più difficile trovare delle risposte.

Our everyday life

Un film dai toni più caldi è Our everyday life (Naša svakodneva priča) (BiH, 2014, 90’, qui il trailer), che mette in risalto l’intimità di una famiglia della medio-borghesia sarajevese. La regista, Ines Tanović, tratteggia con delicatezza le difficoltà di un giovane veterano di guerra, Sasha (notevole l’interpretazione di Uliks Fehmiu) che si trova costretto a tornare a vivere con la sua famiglia in seguito al divorzio dalla moglie e alle difficoltà finanziarie. Sasha entra in conflitto con il padre, ancora legato a un modello di famiglia e di lavoro di tipo tradizionale, che fatica a stare al passo coi tempi, mentre la madre tende a proteggere il figlio dalla dura realtà che lo circonda. In seguito ad una serie di eventi sfortunati, la famiglia si riunirà e le difficoltà tra i suoi membri verranno appianate. “Our everyday life” è il ritratto intenso e delicato della vita di una famiglia contemporanea di Sarajevo, alle prese con le difficoltà quotidiane e con il dramma di una guerra che, seppur ormai lasciata alle spalle, ha segnato la vita di tutti i protagonisti del film.

I remember

Da segnalare anche il cortometraggio di Elma Tataragić, I remember (Sjećam se) (BiH, 2014, 16’). La regista ritorna nella sua vecchia casa dove ha vissuto l’infanzia e l’inizio della guerra. Tra quelle mura rivede le immagini e rivive i momenti speciali che hanno segnato la fine della sua infanzia e lo scoppio della guerra che ha cambiato la sua vita.

Chi è Chiara Milan

Assegnista di ricerca presso la Scuola Normale Superiore, dottorato in Scienze politiche e sociali presso l'Istituto Universitario Europeo di Fiesole (Firenze). Si occupa di ricerca sulla società civile e i movimenti sociali nell'Est Europa, e di rifugiati lunga la rotta balcanica.

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