Iran pallavolo diritti femminili Human Rights Watch

PALLAVOLO: L’Iran apre un evento sportivo al pubblico femminile

La scorsa settimana sull’isola di Kish, nel golfo persico e in territorio iraniano, si è disputata una tappa del World Tour di beach volley. Un torneo che è però stato anche uno dei numerosi campi di battaglia per il riconoscimento dei diritti femminili in Iran. Tra le condizioni imposte alla federvolley iraniana dall’organizzazione pallavolistica internazionale FIVB per l’organizzazione del torneo maschile figurava anche l’ammissione del pubblico femminile sugli spalti, vietata in Iran dal 2012.

Il divieto di assistere a incontri di pallavolo maschile, secondo quanto riporta l’associazione per i diritti umani Human Rights Watch, deriva da un decreto volto a espandere un precedente divieto del 1979 (l’anno della rivoluzione islamica nel paese) che vietò alle donne di assistere a incontri di calcio. Una situazione che aveva già portato il pubblico sportivo femminile e le autorità iraniane a scontrarsi in occasione della qualificazione della nazionale di calcio iraniana alla Coppa del Mondo del 1998: circa 5000 donne si assieparono fuori dai cancelli dello stadio Azadi di Teheran per poter assistere ai festeggiamenti della squadra, protestando e caricando i blocchi di polizia fino a guadagnare l’ingresso sulle gradinate. L’unico ammorbidimento del decreto del 1979 si ebbe nel 1987, quando l’ayatollah Khomeini diramò una fatwa concedendo alle donne il permesso di assistere alle partite di calcio in TV.

L’attenzione di Human Rights Watch nei confronti del decreto del 2012 è nata soprattutto a partire dal caso di Ghoncheh Ghavami. Nel giugno 2014 la ventiseienne irano-britannica fu incarcerata insieme ad altre venti donne per aver protestato contro il divieto in occasione della World League di pallavolo allo stadio Azadi. A differenza delle sue compagne di protesta, rilasciate dopo essere state schedate, la Ghavami venne riarrestata una decina di giorni più tardi e accusata di propaganda contro lo stato: passò circa cinque mesi nel penitenziario di Evin, dove subì anche l’ulteriore vessazione dell’isolamento. Per questo motivo HRW l’anno successivo lanciò la campagna #Watch4Women, facendo pressione sulla FIVB, dopo la prima edizione dell’open dell’isola di Kish nel 2016, perché le donne fossero ammesse agli incontri di pallavolo.

La FIVB ha quindi minacciato la sospensione dell’evento di Kish, mettendo l’Iran con le spalle al muro e costringendolo ad aprire gli spalti al pubblico femminile. Non senza qualche problema: secondo la Associated Press infatti l’accesso inizialmente non sarebbe stato garantito per cause che un portavoce della FIVB ha derubricato a «alcune incomprensioni relativamente alla sicurezza».

Minky Worden, direttore delle iniziative globali di HRW, ha dichiarato: «La decisione delle autorità iraniane di ammettere le donne al torneo di beach volley dell’isola di Kish è un passo nella giusta direzione. Mostra che federazioni sportive come la FIVB hanno la forza di far rispettare il requisito basico di rispetto delle regole che ogni paese deve osservare, e che non è possibile lasciar correre sulla discriminazione e l’esclusione delle donne». Secondo l’ONG il vero test per valutare l’effettiva portata e tenuta di questa apertura è previsto per il prossimo giugno, quando lo stadio Azadi di Teheran ospiterà la World League di pallavolo.

Foto: FIVB – International Volley Federation (Facebook)

Chi è Damiano Benzoni

Giornalista pubblicista, è caporedattore della pagina sportiva di East Journal. Gestisce Dinamo Babel, blog su temi di sport e politica, e partecipa al progetto di informazione sportiva Collettivo Zaire74. Ha collaborato con Il Giorno, Avvenire, Kosovo 2.0, When Saturday Comes, Radio 24, Radio Flash Torino e Futbolgrad. Laureato in Scienze Politiche con una tesi sulla democratizzazione romena, ha studiato tra Milano, Roma e Bucarest. Nato nel 1985 in provincia di Como, dove risiede, parla inglese e romeno. Ex rugbista.

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