UCRAINA: Da prigioniera di Putin a traditrice. La strana parabola di Nadiya Savchenko

Vi ricordate della pilota ucraina catturata dai ribelli e consegnata alla Russia di Putin? Non più di un anno fa l’opinione pubblica internazionale si era mobilitata per la sua liberazione. In suo sostegno era nato il popolare hashtag #freesavchenko e la moglie di Poroshenko aveva indirizzato una lettera aperta a Michelle Obama. La Savchenko, con il suo sciopero della fame nella prigione di Rostov sul Don e l’atteggiamento sprezzante nei confronti delle autorità russe, era diventata suo malgrado il simbolo della resistenza ucraina. La sua nuova vita politica non ha seguito, però, il copione prestabilito. Finita ai margini e accusata di essere un ‘agente del Cremlino’, Nadiya Savchenko si è ben presto trasformata da eroina in “traditrice”.

Il ritorno

Barattata per due agenti del GRU detenuti a Kiev, dopo la sua liberazione in molti avevano creduto che da prigioniera politica potesse trasformarsi in un simbolo mediatico del successo diplomatico di Kiev. Durante la sua prigionia in Russia, Nadiya Savchenko fu anche eletta nelle file di Patria, il partito dell’altra ex eroina Yulia Tymoshenko. Ma gli eroi in Ucraina non sono eterni, almeno quando esprimono posizioni contrastanti con quelle del governo senza lesinare critiche alla nuova classe politica del paese.

Il tema della discordia è stata sin da subito la posizione nei confronti delle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk. Appena un mese dopo il ritorno in patria, Nadiya Savchenko ha delineato la propria linea di condotta, proponendo un dialogo diretto e senza intermediazione con i leader dei separatisti. Non basta. In numerose interviste e apparizioni pubbliche ha parlato di amnistia, di compromesso e della necessaria distinzione tra chi nel Donbass combatte su diretto ordine del Cremlino e chi ci si è trovato ‘costretto’ dalla rapida evoluzione degli eventi nella primavera del 2014 o convinto dalla propaganda. La distinzione tra l’azione militare di Mosca, il vero colpevole del conflitto, e gli attori locali che si sono schierati con i separatisti, doveva essere la base per iniziare un lento processo di dialogo, l’unica via verso la pace. Una linea di condotta che ha sollevato più di un dubbio in merito alla sua effettiva adesione alla “causa” ucraina.

Il ‘tradimento’

La principale battaglia di Nadiya Savchenko, però, è stata quella condotta per la liberazione dei prigionieri di guerra. Proprio su questo tema l’ex pilota si è sempre dichiarata aperta al dialogo diretto con i separatisti. Una posizione ambigua per il governo e per una certa fascia di popolazione che nel riconoscimento dei separatisti vede come inevitabile la loro legittimazione politica.

La strisciante campagna di delegittimazione che la sua posizione ha provocato non ha impedito alla Savchenko di portare avanti la propria linea. Ad ottobre aveva già provocato uno scandalo recandosi dai suoi ex carcerieri, a Mosca, per sostenere la battaglia legale di due nazionalisti ucraini, Nikolai Karpiuk e Stanislav Klykh, accusati di crimini durante la prima guerra cecena. L’episodio finale, però, è andato in onda a dicembre quando la Savchenko ha incontrato i leader dei separatisti, pubblicando il proprio elenco dei prigionieri ucraini. Come risultato, è stata esclusa dalla delegazione presso l’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa mentre il Comitato per la Sicurezza Nazionale (di cui la Savchenko è membro) ha proposto la sua esclusione accusandola di tradimento.

Uscita ufficialmente anche da Patria, Nadiya Savchenko sembra pronta a creare un proprio soggetto politico, anche se l’etichetta di ‘agente del Cremlino’ attribuitale dagli stessi che un anno prima la dipingevano come eroe nazionale, rimane un marchio indelebile. Difficile capire se le posizioni dell’ex prigioniera di Putin siano frutto delle sue aspirazioni politiche mescolate al populismo, o di una genuina convinzione morale. Rimane il fatto che in meno di un anno l’ex eroina è riuscita ad alienarsi gran parte dell’opinione pubblica e della classe politica ucraina, percorrendo in pochi mesi la strada che da eroe nazionale conduce ad essere “traditori” della patria in guerra.

Chi è Oleksiy Bondarenko

Nato a Kiev nel 1987. Laureato in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso l'Università di Bologna (sede di Forlì), si interessa di Ucraina, Russia, Asia Centrale e dello spazio post-sovietico più in generale. Attualmente sta svolgendo un dottorato di ricerca in politiche comparate presso la University of Kent (UK) dove svolge anche il ruolo di Assistant lecturer. Il focus della sua ricerca è l’interazione tra federalismo e regionalismo in Russia. Per East Journal si occupa di Ucraina e Russia. Collabora anche con Osservatorio Balcani e Caucaso.

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Un commento

  1. La ex eroina Nadia è semplicemente una persona con una sproporzionata ambizione, poco educata e molto poco istruita. Quasi un ignorante, diplomaticamente e politicamente parlando. Le sue azioni da “un elefante nel negozio della porcelana” hanno già gravemente complicato il chirurgico lavoro che stanno svolgendo chi è incaricato di organizzare i scambi dei prigionieri da una e altra parte della guerra in Donbass. Ogni passo che fa – rompe qualcosa, cacciata da quasi tutti chi l’ha appoggiata prima. Che vada al banco di scuola – di diplomazia per prima. Oleksiy Bondarenko che ha studiato proprio queste materie potrebbe confermarlo, credo.

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