Se gli insegnamenti [della Chiesa bosniaca] fossero eretici o no venne determinato dalla Chiesa ufficiale, secondo i suoi dogmi proclamati ma spesso anche secondo gli interessi politici del momento. Quanto il crudele rispetto di tale principio portasse a conseguenze insostenibili lo mostra il caso di S. Metodio, che i prelati tedeschi avevano dichiarato eretico, portandolo al carcere. Anzichè di eresia sarebbe più appropriato, come fa J. Huizinga, parlare di “tipi di pietà”. “Poiché gli antici eretici erano intensamente religiosirispetto ai cristiani moderni”, come ha notato J. Burckhardt.

Come chiesa di stato (J. Sidak), la Chiesa bosniaca riempiva un vuoto nel tessuto sociale dello Stato bosniaco medievale, a seguito della dislocazione della diocesi cattolica di Đakovo alla metà del XIII secolo. Nel vuoto ecclesiale che durò fino alla creazione del Vicariato francescano nel 1339-1340, in Bosnia si sviluppò una specifica confessione cristiana che fonti ben informate di Ragusa (Dubrovnik) definirono la “fede bosniaca”, in opposizione alla “religione romana” dei ragusei stessi. Sulla base di questa partizione tra la religione bosniaca e romana – in cui fanno da sfondo ben laici motivi politici – una buona parte della nobiltà bosniaca sviluppò specifiche sensibilità confessionali che, come nel caso di Hrvoje Vukčić, trovarono espressione concreta nell’aderenza all’una o all’altra organizzazione ecclesiastica.

La parte successiva del mito dei bogomili riguarda l’origine delle pietre tombali medievali dette stećak, che si diffuse nell’ultima decade del XIX secolo. Dopo un secolo di studi su questo fenomeno, la scienza storica ha abbandonato tali visioni e adottato un differente punto di vista. Il tempo storico e la de-mitologizzazione è ciò che porto in questa monografia sulle lapidi.

 Dubravko Lovrenović, Bosanska kvadratura kruga. Sarajevo: Dobra knjiga; Zagreb: Synopsis, 2012. (pp. 233-237)