LITUANIA: Un muro al confine con Kaliningrad?

Il 14 gennaio il ministro degli interni lituano Eimutis Misiungas ha espresso la volontà di Vilnius di costruire un muro lungo il confine con l’exclave russa di Kaliningrad. Il progetto rientra in un piano più ampio di rafforzamento dei confini con Russia e Bielorussia che, entro il 2020, dovrebbe servire ad un duplice scopo. Da un lato, fare fronte alla percepita minaccia geopolitica da parte di Mosca; dall’altro, arginare i traffici illegali di merci e persone – un problema sentito in particolare lungo il confine bielorusso, luogo principale del contrabbando di sigarette entro l’area Schengen.

Il muro si estenderebbe lungo un percorso di 135 km, proteggendo la linea di confine che procede tra il lago Vištitis – all’intersezione tra Polonia, Lituania e Russia – e il fiume Nemunas. La zona è infatti sguarnita di barriere fisiche e semplicemente segnalata da una fascia di controllo della larghezza di 13 m pattugliata da militari lituani.

Alto due metri, il muro chiaramente non impedirebbe ai mezzi corazzati ipoteticamente provenienti da Kaliningrad di irrompere in Lituania, ma comporterebbe quantomeno un ostacolo logistico. Inoltre, la sua costruzione sarebbe sin da ora intesa a segnalare, secondo Vilnius, diffidenza e ostilità verso Mosca. Già problematiche, le relazioni con quest’ultima si sono esacerbate nel passato recente in seguito agli eventi in Ucraina e ad una serie di azioni lette dalla Lituania come provocatorie – dal dispiegamento di missili nucleari nell’exclave, all’intrusione nello spazio aereo NATO nel Baltico, agli incidenti lungo la frontiera estone nel 2014-2015.

I lavori dovrebbero iniziare questa primavera, per terminare entro fine 2017. Tale proiezione del Ministro Misiungas appare però inattendibile, o quantomeno accettabile solo con riserva. A gravare è innanzitutto il fattore monetario. Il muro avrebbe un costo totale di circa 30 milioni di euro, di cui solo 3,6 sarebbero coperti dalla Lituania, mentre i restanti sarebbero corrisposti nelle intenzioni lituane dall’Unione Europea. Bruxelles, tuttavia, ha prontamente comunicato di non avere alcuna intenzione di pagare. La portavoce della Commissione Tove Ernst ha infatti dichiarato che, sebbene l’UE sostenga la gestione dei confini esterni – come già tra Stati baltici e Bielorussia -, la costruzione di un muro non rientra in questo ambito e sarebbe quindi totalmente a carico della Lituania.

Le autorità russe sono intervenute nella faccenda per bocca del governatore di Kaliningrad, Anton Alichanov, il quale, dopo aver sottolineato la disponibilità ad un ulteriore sforzo congiunto per garantire la sicurezza delle frontiere, ha espresso forti dubbi sull’utilità e fattibilità del progetto. Anzi, con tono derisorio Alichanov ha ricordato che a Kaliningrad, poco lontano dal confine con la Lituania, è sita una fabbrica di mattoni che potrebbe ben fornire a Vilnius il materiale necessario per la propria opera muraria. “Lasciate che costruiscano, se vogliono”, ha affermato il governatore.

Aggiungendosi all’ormai cospicuo numero di coloro che nel mondo invocano l’erezione di barriere tra sé e i vicini, anche Lettonia ed Estonia hanno paventato simili intenzioni nei confronti della Russia. Ciò, in parallelo al rafforzamento della presenza NATO nel Baltico e ad un accordo di cooperazione militare rafforzata siglato il 17 gennaio tra Lituania e Stati Uniti, non fa che rinvigorire gli echi della presunta nuova Guerra Fredda.

Questo articolo é frutto della collaborazione con MAiA Mirees Alumni International Association ed é pubblicato anche su PECOB, Università di Bologna.

Chi è Nicolò Fasola

Nato nel 1993, è dottorando presso il Dipartimento di Studi Politici e Internazionali dell'Università di Birmingham, nel Regno Unito. In passato ha lavorato presso l'Allied Command Operations della NATO (ACO/SHAPE), l'Istituto di Relazioni Internazionali di Praga (IIR) e l'Ambasciata d'Italia in Estonia. Inguaribile poeta.

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