STORIA: Il turismo in Lettonia ai tempi del KGB

Si chiamava  “Intūrists”, era l’agenzia che si occupava di fornire guide e interpreti ai pochi turisti occidentali ammessi in Lettonia durante il periodo sovietico, ma in realtà era un covo di spie del KGB, incaricate di sorvegliare 24 ore su 24 gli occidentali che arrivavano nel paese baltico, che allora era occupato e faceva parte integrante dell’Urss.

Lo si sapeva da tempo, ma una ricerca della Latvijas Universitāte condotta da Marta Starostina, e pubblicata di recente, ha chiarito molti aspetti della struttura del dipartimento di Riga dell’Intūrists e della sua attività al servizio del KGB dal 1971 al 1985.

Il compito delle “guide” impiegate nell’agenzia era quello di diffondere la propaganda sovietica fra i turisti occidentali che arrivavano in Lettonia, e al contempo di prevenire eventuali azioni di contropropaganda da parte degli stessi turisti, volte a minare la reputazione del regime sovietico. La Intūrists si occupava di tutti gli aspetti relativi al turismo, dalla costruzione di infrastrutture per la ricezione turistica, all’organizzazione di viaggi organizzati, fino alle decisioni relative al divieto di espatrio.

Diverse sono le fonti che hanno rivelato notizie sull’appartenenza delle guide e dei traduttori di Intūrists alle strutture del KGB, ma in particolare preziosa è stata la testimonianza di un ufficiale del KGB lettone, emigrato poi in Occidente. Dai suoi racconti si è venuti a sapere che il primo compito delle guide di Intūrists era quello di riferire proprio agli ufficiali del KGB notizie e comportamenti sospetti dei turisti giunti in Lettonia.

Turisti occidentali sotto l’occhio del Grande Fratello.

La ricerca chiarisce innanzi tutto che ai turisti occidentali era vietato durante gli anni sovietici, visitare il territorio della Lettonia, se si esclude la capitale Riga. Non si poteva girare liberamente per il paese, e solo nell’ultimo periodo del regime comunista, si poteva andare a visitare Jūrmala e Sigulda, due fra le mete turistiche ancora oggi più popolari in Lettonia. “Se qualche turista si azzardava a lasciare la capitale e avventurarsi da solo e senza autorizzazione in qualche altra zona del paese, veniva fermato e con ogni probabilità espulso dal paese.”

Un altro aspetto molto importante dell’attività dell’agenzia turistica era quello di smascherare eventuali azioni di propaganda anti sovietica. Le guide dovevano conoscere i percorsi dei turisti, i loro pareri e le impressioni sul paese, e ogni informazione che potesse risultare utile. “Attività antisovietica veniva considerata ogni espressione divergente e critica rispetto agli aspetti della vita sovietica in ogni suo settore, nella sanità, nella cultura, nell’economia, e ogni affermazione che ritenesse la vita occidentale migliore di quella sovietica”.

Venivano passati al setaccio non solo le immagini fotografiche scattate dal turista, ma anche il materiale che portava con sé nel paese, soprattutto libri, giornali, riviste, che potevano essere utilizzate come materiale di propaganda. Spesso questo materiale doveva essere lasciato in albergo o nel pulmann che trasportava il gruppo di turisti.

Il dipartimento speciale per i lettoni della diaspora.

Nello stesso tempo i turisti che venivano sorpresi a parlare con i cittadini lettoni potevano essere accusati di attività sovversive e di spionaggio contro l’Unione Sovietica. In questo senso venivano strettamente controllati soprattutti i turisti di origine lettone, quelli emigrati dal paese durante gli anni quaranta e cinquanta, e che tornavano per un viaggio turistico nella loro ex patria. Questi visitatori erano particolarmente pericolosi, sia perché conoscevano la lingua lettone e potevano comunicare senza filtri e traduttori con gli abitanti, sia perché erano in grado di muoversi con più facilità nel territorio lettone, senza bisogno di guide, conoscendo il paese e avendo magari ancora parenti e amici in Lettonia.

Di questo tipo di visitatori si occupava un dipartimento speciale dell’Intūrists, istituito appositamente per vigilare sui lettoni della diaspora che tornavano per brevi visite turistiche in Lettonia. Erano questi turisti che potevano più di altri portare con sé materiale “sovversivo”, ed avere maggiore interesse nel comunicare con gli abitanti di Riga, per informarli sulla vita in occidente e per scardinare la propaganda di regime, del paradiso sovietico. I lettoni della diaspora conoscevano bene la storia del loro paese, le condizioni di vita precedente al regime sovietico e le menzogne del regime. Per questo dovevano essere messi sotto stretto controllo.

Il KGB cercava di tenere sotto controllo la diaspora lettone non solo attraverso l’agenzia Intūrists in Lettonia, ma anche infiltrando all’estero, nei quattro centri in cui era organizzata la diaspora lettone, propri agenti sotto copertura. Una speciale sezione del KGB aveva il compito di sorvegliare le organizzazioni della diaspora lettone, la loro stampa, e il personale che lavorava in queste organizzazioni. E l’Intūrists lavorava a stretto contatto con questi agenti, rappresentando sostanzialmente una struttura parallela al KGB, in particolare nel settore delle attività culturali della diaspora lettone.

“Intūrists” agenzia di copertura del KGB

Chi lavorava nell’agenzia Intūrists era inquadrato come operatore turistico, con il compito di operare nei servizi turistici e controllare i potenziali tentativi di sabotaggio ideologico. La ricerca ha evidenziato che molti impiegati della Intūrists hanno svolto operazione di fiancheggiamento e collaborazione con il KGB, anche se non si può affermare che tutti gli operatori fossero a conoscenza e operassero in conformità con i compiti richiesti dal controspionaggio sovietico. Ma molti materiali raccolti evidenziano che la Intūrists era sostanzialmente un’agenzia di copertura delle attività del KGB, una sorta di dipartimento del KGB che operava nel settore del turismo e della cultura.

L’ex ufficiale del KGB  Aleksandrs Serguņins afferma, che nell’albergo “Latvija”, storico hotel di Riga degli anni settanta e ottanta (oggi ricostruito e diventato Radisson Blu Hotel) dove venivano alloggiati turisti e giornalisti occidentali, il KGB aveva almeno 40 agenti che operavano sotto copertura. Ogni informazione sugli ospiti dell’albergo poteva essere ottenuta grazie al lavoro di questi agenti. Questo dimostra anche che il personale che la Intūrists impiegava nelle sua attività di spionaggio non era formato solo da pensionati, che arrotondavano la pensione con questo tipo di lavoro, ma da anche da agenti professionisti.

Fonte: la ricerca “Padomju ideoloģijas un propagandas izpausmes Vissavienības akciju sabiedrības Intūrists Rīgas nodaļā kā VDK piesegstruktūrā darbā ar tūristiem no 1971. līdz 1985. gadam“.

Chi è Paolo Pantaleo

Giornalista e traduttore, Firenze-Riga. Jau rīt es aiziešu vārdos kā mežā iet mežabrāļi

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