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POLONIA: Natale a Varsavia, istruzioni per l’uso

Natale a Varsavia, la data più importante sul calendario

Il giorno più importante è la vigilia, che pur non essendo festa pubblica, tiene a casa moltissime persone per la preparazione della cena, da consumarsi rigorosamente in famiglia.

Prima di mettersi a tavola si deve aspettare che la prima stella appaia nel cielo; questa tradizione simboleggia la Stella di Betlemme, guida dei fedeli verso il luogo della natività.

Prima di servire la cena però c’è ancora un’altra tradizione da onorare: la condivisione dell’oplatek, un wafer che raffigura immagini religiose. Ogni ospite ne riceve uno e lo condivide con gli altri commensali in segno di buon auspicio.

Ora che si sono rispettate queste due importanti tradizioni finalmente, la cena!

Le dodici portate della vigilia polacca

Per gli amanti del cibo e della cucina la vigilia, con la sua cena, è un grande giorno; per i più piccoli invece forse si tratta solo di una lunga attesa prima dello scambio dei regali. Il pasto infatti si compone di 12 portate, e la tradizione vuole che nessuno si alzi da tavola senza averle assaggiate tutte. Ma perché proprio 12? Dodici sono gli apostoli e dodici i mesi dell’anno.

Come nella migliore tradizione cristiana, alla vigilia non si mangia carne e tutte le portate sono a base di pesce, verdure o cereali.

Per cominciare la lunga scalata verso la sazietà, il borsch rosso, la zuppa di barbabietola, che nella versione natalizia si arricchisce con ingredienti dalla cucina della Polonia meridionale, e la zuppa di funghi.

Poi c’è il pesce. Due varianti di carpa: la prima variante viene accompagnata da crauti, patate, funghi secchi e insalata ma anche qui variazioni e influenze regionali rendono il piatto diverso in ogni famiglia. Nella seconda variante invece, la così detta  ebraica, tipica degli ebrei ashkenaziti dell’est-Europa, la carpa è cotta con brodo di pesce e servita con cipolle, mandorle e uvetta. La tradizione di cucinare la carpa a natale è vecchia di 700 anni ed è ormai un musthave della vigilia.

Insalata di  aringhe con mele e patate

Per concludere con i piatti salati ci sono i pierogi, il piatto nazionale, a natale ripieni di crauti o cavolo. Ad accompagnarli crauti in umido. Cavolo e crauti comunque la fanno da padroni nelle tavole polacche, serviti anche come involtini farciti con riso e funghi secchi.

Finalmente, quando si è praticamente già sazi, i dolci: pane allo zenzero; kutia: grano grezzo cotto con miele, porto o vino rosso, frutta secca e frutta candita; la compote di frutta secca e il macowieck, altro must, a base di  semi di papavero, di buon auspicio e consumato al momento dell’apertura dei regali.

La sedia vuota

Un ospite a casa è Dio a casa. Il proverbio introduce un’altra delle peculiarità del natale polacco: il posto vuoto. A tavola infatti ci sarà un posto in più, apparecchiato e vuoto, nel caso in cui qualche amico meno fortunato, chieda ospitalità. Le origini di questa tradizione comunque non sono molto chiare: ci sono infatti tre diverse ipotesi a giustificare la sedia vuota.

Il rito pagano-  Prima del 966 i polacchi erano pagani. Il paganesimo slavo era pieno di feste e riti di commemorazione. Durante uno di questi riti l’Oblast, uno dei commensali puliva la sedia su cui si sarebbe seduto per scusarsi con l’anima che prima di lui l’aveva occupata. A banchetto terminato poi il tavolo veniva lasciato così com’era perché gli antenati partecipassero. L’usanza della sedia vuota quindi, sarebbe entrata a far parte della tradizione cristiana dopo la conversione della Polonia.

La sacra Bibbia- Il posto vuoto a tavola è riconducibile alla ricerca di ospitalità della Sacra famiglia prima di raggiungere la stalla in cui nacque Gesù.

La rivolta di Gennaio- Nella Polonia spartita (tra Austria, Russia e Prussia), durante la rivolta del 1863 la sedia vuota assunse un nuovo significato: non solo per gli antenati, o per i meno fortunati, ma per i deportati ad est, rafforzando la  coscienza nazionale.

I piatti e le usanze rispecchiano la multiculturalità polacca conservando un pizzico delle tradizioni delle minoranze che nel passato vivevano in Polonia: lituani, ebrei e tedeschi. La cristianità è alle radici della maggior parte delle usanze natalizie, ma ci sono anche influenze pagane e credenze popolari prive di fondamenti religiosi. Questo miscuglio rende il natale polacco davvero speciale.

 

Questo articolo è frutto della collaborazione con MAiA Mirees Alumni International Association e PECOB, Università di Bologna.

 

Chi è Giulia Stefano

Nata a Roma nel 1990, dopo una triennale in Relazioni Internazionali all'Università di Roma Tre con una tesi in Storia dell'Europa centro- orientale, si è iscritta al MIREES (Interdisciplinary Research and Studies on Eastern Europe) presso l'Università di Bologna. Parla inglese, tedesco e sta studiando russo. Da giugno 2016 collabora con East Journal. Gli articoli di analisi scritti per East Journal sono co-pubblicati anche da PECOB, Università di Bologna.

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