RUSSIA: On-line gli archivi di Katyn

Mosca vuole dimostrare di aver «imparato le lezioni della storia», e nell’ansioso tentativo di un miglioramento dei rapporti con Varsavia ha reso pubblici oggi i documenti relativi al massacro di Katyn, dove 70 anni fa vennero uccisi circa 22000 soldati polacchi. «Lo dobbiamo al mondo» ha detto il leader del Cremlino Dmitri Medvedev, in visita in Danimarca, specificando tuttavia che «questi archivi non erano sconosciuti: semplicemente sono stati messi su un sito in modo che tutti possano avere l’opportunità di vedere chi ha dato l’ordine di uccidere gli ufficiali polacchi».

Tra i documenti pubblicati online, quello che spicca è una nota del capo della polizia politica (Nkvd), Lavrentij Beria, al dittatore sovietico Josif Stalin, dove si propone di uccidere gli ufficiali. Tali i documenti sono stati desecretati nel 1992 e inviati a Varsavia, ma non erano mai apparsi prima su un sito ufficiale russo. Il capo dell’Archivio federale russo, Andrei Artizov, da parte sua ha spiegato che tali documenti erano stati pubblicati per mettere a tacere coloro che negano la colpevolezza sovietica.

Il massacro di Katyn rappresenta il fardello più pesante nella storia dei rapporti tra Mosca e Varsavia. Un fardello che con il recente incidente all’aereo presidenziale di Lech Kaczynski ha subito una strana metamorfosi. Mosca ha infatti dimostrato un’apertura e una disponibilità, senza precedenti nei confronti di Varsavia. Dopo che un paio di giorni prima già il premier Vladimir Putin aveva accolto il collega Donald Tusk per le commemorazioni del massacro, frutto di una repressione scellerata dopo l’invasione da parte dell’URSS nel settembre del 1939 delle regioni polacche d’Oriente.

Tra le 22.000 vittime c’erano ufficiali polacchi, ma anche prigionieri dell’Armata Rossa, tutti uccisi nella foresta di Katyn, oltre che a Mednoie (Russia), e Kharkiv (Ucraina). Una macchina della morte messa in funzione da Stalin e funzionante per tre giorni consecutivi. Putin da un anno nel discorso ufficiale pone l’accento sulla necessità di condividere questa sciagura tutti insieme, russi e polacchi. Nel segno di una ricerca spasmodica a un riavvicinamento politico tra i due paesi.

Per decenni, l’Unione Sovietica ha accusato i nazisti di aver commesso questi omicidi. Poi nell’aprile 1990 il leader sovietico Mikhail Gorbaciov ha riconosciuto la responsabilità del suo paese in questi massacri. La nota Ong russa Memorial, che si batte per l’accesso ai documenti ancora classificati come ’top sectret’, ha accolto con favore la pubblicazione di documenti. Ma per ora Katyn non è ancora considerato ufficialmente da Mosca come crimine contro l’umanità.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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