CINEMA: “Raving Iran”, due DJ contro la Repubblica Islamica

Anoosh e Arash sono due giovani DJ, al centro della scena techno underground di Tehran. Certo non è facile fare i DJ in un paese in cui solo la musica tradizionale in lingua farsi è accettata dal regime. Ma i due non riescono a non seguire la propria passione. Per sbarcare il lunario organizzano party clandestini in scantinati o in mezzo al deserto. Ma la buoncostume è sempre a due passi. “Sono già stato preso dalla polizia, mi hanno riempito di botte. Queste cicatrici non mi abbandoneranno mai”.

Non è facile fare musica occidentale, nella capitale della Repubblica Islamica. Nè ottenere le necessarie autorizzazioni dal Ministero per la Cultura e la Religione.Blade and Beard. Mi state prendendo in giro?”, chiede loro la stupita funzionaria ministeriale. “Non facciamo politica, solo musica deep house, si difendono loro. Ma solo i gruppi di musica tradizionale in lingua farsi possono essere registrati, e senza registrazione le stamperie non accettano di stampare i manifesti né i negozi di venderne i CD. Per fortuna a Tehran c’è un circuito clandestino, basta scoprirlo. “La situazione non è migliorata un po’ con Rohani?” “Macché. Sotto sotto, il regime è sempre lo stesso”.

Stanchi di nascondersi e di fuggire, dopo l’ennesima notte in galera passata da  Anoosh i due decidono di lasciare il paese, ma i 10.000 dollari necessari ad organizzare il viaggio sono ben al di là delle loro possibilità. Il sogno diventa realtà quando ricevono un invito a partecipare alla Street Parade di Zurigo, con visto e biglietto pagati. Ma la beatitudine e l’euforia del più grande festival techno d’Europa presto si trasforma in angoscia: tornare o meno in Iran?

Presentato al Festival des Libertés di Bruxelles, “Raving Iran” è un film in presa diretta, che mescola riprese professionali a scene registrate con la fotocamera del cellulare. Le facce dei personaggi sono spesso nascoste o oscurate, per preservarne la sicurezza. E la regista, Susanne Regina Meures, ne espatriò le riprese nascondendo le memory card nel reggiseno.

Allo stesso tempo, dalla pellicola traspare bene come il proibizionismo religioso sia imposto ad una società iraniana che non lo accetta e che – dalla corruzione ai circuiti clandestini – trova la propria maniera di sopravvivere. “Ci hanno fatto diventare dei maestri della menzogna. E sono felicissimi che si menta loro”, chiosa un discografico dopo aver spiegato ad Anoosh e Arash come vendere CD proibiti all’interno di copertine dall’apparenza innocua.

Prodotto da Christian Frei (“War Photographer” 2001, “The Giant Buddhas” 2005), “Raving Iran” è un documentario intenso e non scontato su un angolo nascosto dell’Iran di oggi e su una scelta, quella della migrazione, vista dalla parte di chi decide di partire per poter vivere la propria vita.

In un’intervista con l’iconico DJ tedesco-iraniano Namito, Anoosh e Arash confessano di aver spesso rimpianto la propria decisione di chiedere asilo in Europa. “Gli ultimi due anni sono stati molto difficili. Siamo stati fortunati, ma è stato un periodo buio e deprimente. La situazione è assurda ancora oggi. Abbiamo lo status di rifugiati, ma è solo un pezzo di carta. Non abbiamo una casa. Il nostro amico di Zurigo ci lascia stare da lui mentre è in Iran, ma tra due settimane saremo di nuovo in mezzo alla strada. Ma continuo a pensare che abbiamo preso la scelta giusta, anche se non potremo mai più tornare in Iran.”

 

Chi è Davide Denti

Dottore di ricerca in Studi Internazionali presso l’Università di Trento, si occupa di integrazione europea dei Balcani occidentali, specialmente Bosnia-Erzegovina.

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