SLOVENIA: Come sta oggi la “Svizzera dei Balcani”?

Prima modello di crescita economica, poi nella lista dei “malati” d’Europa; un tempo miglior esempio di stabilità politica nei Balcani, negli ultimi anni attraversata da scandali e cadute di governi: ma come sta oggi la Slovenia, nel suo 25° anno di indipendenza?

La crisi

La più ricca tra le repubbliche nate sulle ceneri della ex-Jugoslavia, la Slovenia è stata per anni considerata un modello virtuoso, caratterizzata da stabilità politica e crescita economica. Questo sistema è entrato in crisi a partire dal 2009, quando la crisi economica globale ha portato il paese in recessione, tanto da spingere la Commissione europea ad avviare verso Lubiana la procedura di infrazione per deficit eccessivo. All’instabilità economica, inoltre, si è presto affiancata quella politica, con il fallimento di due governi nell’arco di due anni, nel 2013 e nel 2014.

La ripresa economica

Oggi, a 25 anni dalla dichiarazione d’indipendenza, il peggio è ormai alle spalle. Dal punto di vista economico, i dati parlano di una crescita superiore al 2.5% che dura da tre anni. Questa ripresa è stata trainata dalla crescita delle esportazioni, che hanno riattivato la produzione industriale. Il governo, dal canto suo, ha portato avanti privatizzazioni importanti, ma soprattutto ha lavorato per un recupero della fiducia nelle istituzioni.

Il quadro politico

Al governo del paese c’è, dal 2014, un’alleanza di centrosinistra guidata dal premier Miro Cerar. Personaggio pacato, Cerar ha incarnato la volontà degli sloveni di un ritorno alla stabilità, dopo anni di ribaltoni politici. Leader di un partito moderato da lui stesso creato poco prima del voto, il Partito del Centro Moderno, Cerar può dunque vantare di aver riportato la Slovenia sui binari della crescita economica e della stabilità. Intorno a lui, però, lo spetto politico è in continua evoluzione, come fotografato da un recente sondaggio.

Dalle rilevazioni più recenti, emerge che il partito di Cerar sta perdendo consensi, passando dal 35% conquistato alle elezioni ad un misero 10%. Anche il suo principale partner di governo non gode di ottima salute: il Partito Democratico dei Pensionati è in costante caduta libera. Meglio sembra andare al terzo membro della coalizione, il Partito Socialdemocratico, ben lontano però dai fasti del passato.

Nel campo dell’opposizione, a fare da padrone è Janez Janša, personaggio controverso, protagonista negli anni della fine del regime e per due volte primo ministro. La parabola politica di Janša sembrava conclusa nel 2014, quando fu condannato a due anni di reclusione per uno scandalo di tangenti. Dopo quasi 6 mesi trascorsi in carcere, però, la decisione della Corte costituzionale di annullare la condanna lo ha riportato sulla scena politica, pronto a dare battaglia al governo. Per quanto il suo partito, il Partito Democratico, è in continuo contrasto con le altre forze di centrodestra, i sondaggi lo collocano al primo posto, facendo leva sul tradizionale elettorato conservatore cattolico delle campagne.

La crisi dei migranti

A favore del centrodestra ha giocato non poco la crisi dei migranti, arrivati in migliaia nella piccola repubblica durante l’autunno scorso. Nonostante la risposta del governo, che ha approvato, tra molte proteste, l’innalzamento del filo spinato ai propri confini, e la successiva chiusura della rotta balcanica, l’opposizione ha volutamente soffiato sul fuoco, sfruttando le paure degli sloveni.

In questo quadro, si affaccia nel 2017 la campagna elettorale per l’elezione del presidente della Repubblica. Proprio la corsa per la poltrona su cui oggi siede Borut Pahor, il politico più apprezzato nel paese, animerà ulteriormente lo scenario politico e darà chiare indicazioni sul peso delle forze in campo.

Chi è Riccardo Celeghini

Laureato in Relazioni Internazionali presso la facoltà di Scienze Politiche dell'Università Roma Tre, con una tesi sui conflitti etnici e i processi di democratizzazione nei Balcani occidentali. Ha avuto esperienze lavorative in Albania, in Croazia e in Kosovo, dove attualmente vive e lavora. E' nato nel 1989 a Roma. Parla inglese, serbo-croato e albanese.

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