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CALCIO CIPRIOTA: Segnali di distensione? [IV]

Questo è il quarto e ultimo di una serie di articoli che esplorano le molteplici linee di divisione – politiche, nazionali, identitarie – che possono descrivere il calcio cipriota. La prima parte era dedicata alle divisioni politiche delle squadre greco-cipriote della capitale Nicosia/Lefkoșa, la seconda alla divisione dell’isola tra greco-ciprioti e turco-ciprioti e la terza all’incidenza della questione nazionale nelle tematiche ultrà di APOEL e Omonia Nicosia. Quest’ultimo articolo è invece dedicato ai tentativi fatti dalle due federcalcio per dare via a un processo di distensione almeno in ambito sportivo.

di Alessandro Mastroluca e Paolo Reineri

In questa guerra del cuore dalle cause tutt’altro che leggere, è bastata una foto del presidente della federcalcio greco-cipriota (Kypriaki Omospondia Podosferou, KOP) Costakis Koutsokoumnis a ravvivare le tensioni, prima ancora della maxi-rissa con sei espulsi alla fine di Turchia-Cipro under 21 ad Ankara. Koutsokoumnis, in passato al vertice dell’APOEL Nicosia, si è fatto fotografare a Istanbul, durante una partita amichevole disputata al termine di un summit sportivo a Istanbul, con una maglia dall’inequivocabile bandiera turca.

È stato sufficiente uno scatto per allontanare ancora la possibilità di una fusione con la federcalcio turco-cipriota (Kıbrıs Türk Futbol Federasyonu, KTFF, nata nel 1955) che non è affiliata alla FIFA, ragion per cui la nazionale di Cipro Nord può giocare solo incontri non ufficiali con altre rappresentative di entità territoriali non riconosciute.

«La KOP – scriveva in una lettera l’anno scorso il presidente della KTFF Hasan Sertoğlu – è stata fondata nel 1934 con il contributo attivo di squadre, giocatori, dirigenti turchi». Il riferimento era in particolare al Çetinkaya Türk di Nicosia, squadra turca fondatrice del campionato cipriota nel 1934. Il Çetinkaya vinse persino il titolo nel 1951, prima di partecipare nel 1955 alla fondazione del campionato turco-cipriota, di cui detiene il record di vittorie. Il Çetinkaya Türk condivide con lo Yenicami Ağdelen lo stadio Atatürk di Nicosia (parte nord, ovviamente) che, ospitando 28.000 posti, è l’impianto più grande dell’intera isola.    

Nel 2013 le due federazioni (greco-cipriota e turco-cipriota) hanno firmato una comune intesa con l’obiettivo di unificare il calcio nell’isola, considerata «un suicidio per la causa turco-cipriota» dal ministro del turismo, della cultura e dello sport di Cipro Nord, Serdar Denktaş.

L’accordo non è mai stato ratificato ma i primi segnali di distensione sono arrivati proprio dal calcio. Nel 2014 il Değirmenlik, una squadra che milita nel campionato di Cipro Nord, ha ingaggiato Dimitris Vassiliou, il primo calciatore greco-cipriota dal 1955 a giocare nella parte turca dell’isola. Subito dopo lo storico annuncio, Vassiliou ha subito critiche pubbliche, ricevuto minacce di morte e perso il posto di allenatore della squadra under 15 del suo paese, l’Omonoia Aradippou. Tensioni che si spiegano anche con il fatto che la cittadina di Değirmenlik, in greco Kythrea, è considerata dai greco-ciprioti come uno dei simboli delle per loro nefaste conseguenze dell’invasione militare turca, tant’è che a Nicosia, proprio a pochi metri dal confine, si trova un centro informativo sulle devastazioni arrecate dai turchi agli edifici di culto cristiano ortodosso di Kythrea.

Nonostante le polemiche, il Değirmenlik ha presto ingaggiato altri due greco-ciprioti, Argiris Christofi e Stelios Kittos, che ora milita nel Bostancı Bagcıl. «All’inizio ho avuto molti problemi – ha detto Kittos a In-Cyprus – mi davano del traditore, ma adesso mi fanno i complimenti perché non dovrebbe essere una questione politica. Negli ultimi due anni, la mentalità è cambiata molto rapidamente».

Piccoli segnali, certo, come l’invito di tre organizzazioni di cittadini ciprioti in Gran Bretagna (Enfield Cypriots Association, Turkish Cypriot Association for Democracy, Union of Cypriots in Britain) a trovare presto una soluzione al problema dell’isola. Perché quel confine scandito da muri e fili spinati è una questione di famiglia. È una parte d’orizzonte sottratto allo sguardo. Il segno di una vita senza vista nell’ultima capitale divisa d’Europa. Dove il calcio è molto più di un gioco.

Foto: Paolo Reineri

Chi è Damiano Benzoni

Giornalista pubblicista, è caporedattore della pagina sportiva di East Journal. Gestisce Dinamo Babel, blog su temi di sport e politica, e partecipa al progetto di informazione sportiva Collettivo Zaire74. Ha collaborato con Il Giorno, Avvenire, Kosovo 2.0, When Saturday Comes, Radio 24, Radio Flash Torino e Futbolgrad. Laureato in Scienze Politiche con una tesi sulla democratizzazione romena, ha studiato tra Milano, Roma e Bucarest. Nato nel 1985 in provincia di Como, dove risiede, parla inglese e romeno. Ex rugbista.

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