LETTONIA: Non è un paese per rifugiati

La Lettonia ha aderito agli accordi di Bruxelles dello scorso anno, impegnandosi ad ospitare nel proprio territorio oltre 500 profughi provenienti da Italia e Grecia. Finora ne sono arrivati 69 e 21 hanno ricevuto lo status di rifugiati, ma 19 di loro hanno già lasciato il paese baltico per trasferirsi in Germania.

Queste persone hanno lasciato il paese senza dare comunicazioni ufficiali al governo lettone. Una volta che i profughi, che sono ospitati al loro arrivo nel centro di accoglienza di Mucenieki nell’estrema periferia di Riga, ottengono lo status di rifugiati possono lasciare il centro di accoglienza e cercare di farsi una vita in Lettonia.

Ma queste persone trovano nel paese baltico spesso diverse difficoltà di inserimento, soprattutto nel tessuto lavorativo e sociale. Un tutore gli viene affiancato dal governo, e hanno un sostegno economico di 139 euro al mese, aumentato di 91 euro al mese per ogni ulteriore membro familiare. Un anno fa gli assegni per i rifugiati erano più alti: una famiglia formata da due genitori e tre bambini riceveva un assegno di 1049 euro; oggi dopo una modifica di legge del governo, arriva a percepire 527 euro al mese.

Questi soldi non bastano però spesso non bastano per cominciare a costruirsi una vita in Lettonia, soprattutto a Riga, dove le famiglie dei rifugiati vogliono vivere. La capitale lettone è la città che può offrire maggiori possibilità di lavoro, ma è anche il posto più caro dove vivere.

Come ha raccontato uno di questi rifugiati, al programma di LTV “Aizliegtais paņēmiens”, l’affitto per un appartamento di tre stanze a Riga costa intorno ai 400 euro e oltre, e spesso i proprietari non si fidano di affittare a stranieri e soprattutto ai profughi, temendo che senza lavoro queste famiglie non riescano a pagare l’affitto tutti i mesi. A Sarkandaugava un appartamento d’inverno, con le spese per il riscaldamento, arriva a costare sui 360 euro, e molte famiglie di rifugiati, che hanno difficoltà a trovare lavoro, non riescono a permettersi di pagare l’affitto contando solo sugli assegni dello stato.

Anche nelle altre città più importanti della Lettonia le cose non vanno molto meglio. A Liepāja un affitto si aggira sui 220 euro, e aumenta di altri 100 per i costi invernali.

Altro ostacolo quasi insormontabile è il lavoro. Molti dei rifugiati che giungono in Lettonia trovano difficoltà ad imparare in poco tempo la lingua lettone. E anche se diversi di loro hanno buone qualifiche lavorative nel loro paese, trovare lavoro diventa impossibile senza padroneggiare la lingua. Persino lavorare come fornaio in una delle diverse aziende lettoni, senza sapere la lingua è problematico.

Per questi motivi le persone, provenienti dalla Siria e dall’Eritrea, che hanno finora ottenuto lo status di rifugiati in Lettonia, preferiscono cercare maggiori opportunità lavorative e di vita in Germania, dove spesso possono trovare anche l’appoggio di parenti, amici, o altri connazionali che si sono già stabiliti là. Con lo status di rifugiato infatti una persona è libera di spostarsi per il paese senza dover mantenere la propria residenza nel centro di accoglienza di Mucenieki, e attraversare le frontiere all’interno della UE non è un problema.

Foto: LETA, Edijs Pālens. Il centro di accoglienza di Mucenieki. 

Chi è Paolo Pantaleo

Giornalista e traduttore, Firenze-Riga. Jau rīt es aiziešu vārdos kā mežā iet mežabrāļi

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