UNGHERIA: Orban si mette alla testa del Gruppo di Visegrad

Al meeting Visegrad del 26 agosto tenutosi a Varsavia, oltre ai premier dei paesi centro europei (Fico per la Slovacchia, Szydlo per la Polonia, Orbán e Sobotka rispettivamente da Ungheria e Repubblica Ceca) ha presenziato anche la cancelliera tedesca Angela Merkel, data l’importanza a livello comunitario dei temi trattati.

Oggetto principale della discussione sono state le politiche europee, il sistema istituzionale e le strategie di sicurezza. Queste ultime si possono considerare l’argomento preferito del dibattito, accompagnate  da terrorismo e crisi dei rifugiati. Tutti i leader infatti, si sono espressi in materia: Angela Merkel auspicando un’azione collettiva; Szydlo, la premier polacca, ha ritenuto che l’unica soluzione possibile alla mancanza di sicurezza sia l’unità d’azione dei paesi membri; Sobotka e Fico hanno  sottolineato la necessità di coordinare meglio la comunicazione tra istituzioni europee e stati membri, accennando anche alla necessità di arrivare alla convergenza dei livelli di vita nell’Europa a 28.

Protagonista del meeting è stato Victor Orbàn, che già in conferenza stampa aveva denunciato l’incapacità europea di adattarsi alle nuove realtà. Quindi durante l’incontro ha presentato un programma in quattro punti: nel primo punto si torna al problema sicurezza che dovrebbe essere l’obiettivo principale delle politiche europee, e che si può raggiungere solo attraverso la creazione di un unico esercito comunitario. Il secondo punto è una critica al ruolo politico svolto dalla Commissione Europea, che dovrebbe tornare a ricoprire il suo ruolo originale, lasciando al Consiglio le prerogative politiche. Inoltre le questioni  sociali e le decisioni in materia migratoria dovrebbero essere prese in ambito nazionale, l’Unione invece dovrebbe occuparsi delle politiche agricole e di coesione. Infine le istituzioni europee dovrebbero fare in modo che riforme strutturali, politiche finanziarie rigorose e stabilità economica siano alla base dei programmi politici di tutti gli stati UE.

Niente di nuovo insomma, le proposte di Orban sono un riepilogo dei soliti problemi tra  Visegrad e UE. Il blocco centro orientale infatti,  ha sempre lamentato i vincoli con l’Unione soprattutto in certe materie, come le normative sull’immigrazione o le politiche sociali. La Commissione, organo rimbeccato dal premier ungherese, ha più volte ripreso il governo magiaro, intervenendo su questioni interne di vario genere, come per esempio la questione dei rom.

Le posizioni dei membri Visegrad sembrano chiare. Infatti, sebbene Slovacchia e Repubblica Ceca siano un po’ più moderate nell’opposizione alle istituzioni europee, Polonia e Ungheria non nascondono scetticismo e diffidenza. Forse la presenza di Angela Merkel serviva proprio a smorzare la tensione, e a mostrare un’Europa vigile e attenta alle dinamiche interne al gruppo di Visegrad, istituzione che cerca sempre più di ricoprire un ruolo rilevante in ambito non solo europeo, ma anche verso i vicini orientali.

Da un’analisi degli ultimi mesi appare chiaro, infatti, il tentativo di creare un blocco centro-europeo forte, che faccia sentire il suo peso all’interno dell’UE e che attragga i vicini orientali verso un’idea d’Europa diversa. L’Europa auspicata da Orban e i suoi, che elargisce denaro e fondi strutturali e che attui una normativa fiscale rigorosa, ma che stia fuori dalle politiche interne, potrebbe essere frutto dell’immagine che l’Europa si è costruita negli ultimi dieci anni, ma questo è solo parzialmente vero. Nonostante le sue problematiche interne e la crisi che sta affrontando, per questi paesi l’Europa è sempre stata prima un traguardo, e poi una certezza necessaria per la crescita e la stabilità economica. Per questo motivo probabilmente gli atteggiamenti centro-orientali dovrebbero essere guardati con preoccupazione, ma moderatamente: i paesi Visegrad potranno aspirare ad un ruolo rilevante nel panorama europeo e regionale, ma non possono sostituirsi all’Europa.

Questo articolo è frutto della collaborazione con MAiA Mirees Alumni International Association e PECOB, Università di Bologna.

Chi è Giulia Stefano

Nata a Roma nel 1990, dopo una triennale in Relazioni Internazionali all'Università di Roma Tre con una tesi in Storia dell'Europa centro- orientale, si è iscritta al MIREES (Interdisciplinary Research and Studies on Eastern Europe) presso l'Università di Bologna. Parla inglese, tedesco e sta studiando russo. Da giugno 2016 collabora con East Journal. Gli articoli di analisi scritti per East Journal sono co-pubblicati anche da PECOB, Università di Bologna.

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