UZBEKISTAN: Morto Karimov, il dittatore più longevo dell’Asia Centrale

Ora è ufficiale. A Tashkent è morto Islom Karimov, uomo più potente dell’Uzbekistan, al potere dal 1989. Le autorità uzbeke hanno confermato la sua morte dopo giorni di dubbi e speculazioni in cui lo stato di salute del presidente è rimasto velato dal silenzio del regime. Voci sui suoi problemi di cuore si susseguono ormai da alcuni anni, ma non gli hanno impedito di rimanere ai vertici del potere e di essere “confermato” per la terza volta consecutiva (nonostante il limite dei due mandati consecutivi) dal plebiscito popolare dello scorso anno. Questa volta non è servito nemmeno l’intervento del famoso cardiologo russo, Leo Bokeria, che secondo alcune fonti segue da anni Karimov, volato di gran fretta a Tashkent. Karimov, quasi in un perverso simbolismo, non è riuscito a partecipare al 25° anniversario dell’indipendenza del paese (1 settembre). Il funerale si è tenuto sabato scorso a Samarcanda, sua città natale, con la partecipazione dei leader dei paesi dell’Asia Centrale, della Cina e della Russia, rappresentata dal primo ministro Medvedev. Sono stati dichiarati tre giorni di lutto nazionale.

Modello Turkmenistan

Anche se i prossimi giorni potranno riservare qualche sorpresa, ad oggi rimane difficile prevedere grandi cambiamenti all’interno del sistema politico del paese. Se è vero che Karimov non sembra aver nominato il suo successore e che non ci sono possibilità che la sua leadership venga tramandata su base ereditaria, l’uscita di scena del Presidente era piuttosto prevedibile già da tempo. L’equilibro di potere che si è andato a consolidare nell’ultimo periodo gira intorno alla potente figura del Capo del Consiglio di Sicurezza Nazionale, Rustam Inoyatov, che da oltre un decennio gestisce attentamente il rapporto tra gli influenti clan locali e il potere centrale. Appare molto probabile infatti che il nuovo leader del paese emerga proprio dalla composizione degli interessi di questi influenti gruppi politico-economici, processo che sarà gestito da dietro le quinte proprio da Inoyatov. Con la figlia più grande, Gulnara, agli arresti domiciliari da alcuni anni a causa di una faida familiare scoppiata per i numerosi scandali internazionali (è accusata di riciclaggio e corruzione in Svizzera e Svezia), i nomi più accostati dagli esperti alla successione di Karimov sono principalmente due. Si tratta dell’attuale primo ministro Shavkat Mirziyoyev e del Ministro delle Finanze, Rustam Azimov, entrambi considerati uomini di Inoyatov. Ad oggi appare molto probabile che la transizione possa essere molto simile a quella avvenuta nel 2006 nel vicino Turkmenistan, dove il vuoto lasciato dall’improvvisa morte del leader del paese, Saparmurat Niyazov, è stato colmato senza grossi scossoni dal Primo Ministro Gurbanguly Berdimuhamedov.

Gli equilibri regionali

Non ci si aspetta realmente che l’immediato post-Karimov possa essere caratterizzato da grossi passi avanti verso un modello più democratico. Il prossimo presidente erediterà, infatti, un sistema fortemente autoritario che ha imposto dopo l’indipendenza del paese forti limitazioni a libertà politiche e religiose (rafforzato dopo i fatti di Andijan del 2005). Cosi come è difficile che la morte di Karimov possa alterare anche la postura internazionale del paese. La politica multivettoriale impostata da Tashkent, l’attore più importante in Asia Centrale insieme al Kazakistan, rimarrà con molta probabilità la base della sua politica estera. I rapporti con Stati Uniti, Cina, Unione Europea e Russia saranno ancora il focus di un paese che aspira da anni alla leadership regionale. Da questo punto di vista, il principale punto di domanda rimane legato alle sue difficili relazioni con il vicino Kirghizistan e all’annosa disputa sulla delimitazione dei confini. Gli ultimi 25 anni, infatti, sono stati caratterizzati da regolari scoppi di violenza su base etnica che hanno seriamente minato i rapporti tra i due vicini. Potrebbe essere proprio questo il primo problema per il nuovo presidente.

Chi è Oleksiy Bondarenko

Nato a Kiev nel 1987. Laureato in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso l'Università di Bologna (sede di Forlì), si interessa di Ucraina, Russia, Asia Centrale e dello spazio post-sovietico più in generale. Attualmente sta svolgendo un dottorato di ricerca in politiche comparate presso la University of Kent (UK) dove svolge anche il ruolo di Assistant lecturer. Il focus della sua ricerca è l’interazione tra federalismo e regionalismo in Russia. Per East Journal si occupa di Ucraina e Russia. Collabora anche con Osservatorio Balcani e Caucaso.

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