RUSSIA: Caso Litvinenko. Wikileaks e lo spettro di Igor

di Massimiliano Ferraro

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Un cablogramma riservato del Consolato americano ad Amburgo, pubblicato dal sito pirata Wikileaks, potrebbe gettare una nuova luce sul caso di Aleksandr Litvinenko, l’ex spia russa avvelenata a Londra nel 2006 con un  tè contaminato dal polonio-210.
Secondo quanto riportato nel documento confidenziale numero 06HAMBURG85 del 19 dicembre 2006 Thomas Menzel, un investigatore della polizia di Amburgo incaricato di indagare sul transito in Germania del micidiale isotopo radioattivo, aveva «espresso curiosità per una possibile pista italiana del caso Litvinenko».
Il dispaccio si presta a varie interpretazioni, una di queste fa tornare alla mente un misterioso personaggio:Igor “l’Assassino”

I giornali italiani e britannici avevano parlato di lui già nel novembre del 2006, ipotizzandone un coinvolgimento nell’organizzazione della trappola mortale all’ex spia russa scattata tragicamente in un sushi-bar londinese.
Ma che cosa c’entrerebbe l’Italia in tutto ciò? La risposta va ricercata probabilmente nel lavoro che Litvinenko stava facendo da due anni per la Commissione parlamentare Mitrokhin, presieduta da Paolo Guzzanti. Un lavoro fatto di rivelazioni scomode che il Cremlino non avrebbe gradito. Per questo sarebbe stato mandato a Londra un killer professionista, cioè Igor “l’Assassino”, che dopo aver compiuto la sua missione di morte sarebbe fuggito dal Regno Unito con destinazione Napoli, Italia. Ecco quindi la pista di cui Menzel potrebbe ipoteticamente aver intuito l’esistenza.

“Quarantasei anni, moro con rari capelli grigi, magro ma muscoloso, alto circa 1,85, con un lieve handicap a una gamba”, maestro di judo ed esperto di informatica, questa è la descrizione di Igor suggerita da un altro collaboratore della Mitrokhin, Eugeni Limarev, e apparsa sul Corriere della Sera del 27 novembre 2006. Righe corredate addirittura con un nome e cognome preciso: Igor Vlasov, ex agente del Kgb sovietico e dei temibili reparti speciali Spetsnaz della marina, ma soprattutto membro di Dignità e Onore, un enigmatico gruppo di veterani sovietici che opererebbe in tutto il mondo contro i dissidenti russi nemici del Cremlino.

Anche se in possesso di sufficienti informazioni, la polizia britannica ha sempre stranamente trascurato la possibilità che un terzo uomo abbia fatto parte della death squad. I sospetti degli investigatoti si sono concentrati unicamente su Dimitri Kovtun e Andrei Lugovoi, i due uomini d’affari legati ai servizi segreti russi che per ultimi hanno incontrato Litvinenko prima della contaminazione fatale. Eppure, in seguito al suo decesso, proprio Scotalnd Yard aveva sequestrato a casa dell’ex spia un memoriale di tre pagine in cui venivano esplicitamente nominati proprio Dignità e Onore ed il misterioso Igor, la stessa persona indicata come l’esecutore materiale del delitto anche dal libro Morte di un dissidente, scritto da Alex Goldfarb e dalla moglie di Aleksandr, Marina Litvinenko.

Indizi rimasti sospesi, indagini finite nel nulla. Attualmente il vero nome e la vera identità di Igor restano ancora sconosciuti, ma a quattro anni di distanza la descrizione di Limarev sembra rivelare ancora dei particolari interessanti. Il killer di Litvinenko sarebbe un poliglotta, ed oltre al russo conoscerebbe molto bene l’inglese ed il portoghese. Quest’ultimo è un particolare che potrebbe rivelarsi importante al fine della sua identificazione. È noto infatti come alcune università dell’Unione Sovietica, come quella di Leningrado, siano servite negli anni ’80 per il reclutamento di traduttori, avviati poi all’attività spionistica nelle ex colonie portoghesi: Angola e Mozambico. Varrebbe la pena di fare ulteriori ricerche, la «pista italiana» potrebbe portare lontano…

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