UNGHERIA: Il parco cittadino di Budapest, un patrimonio in pericolo

Da BUDAPEST – Mille alberi, molti dei quali centenari: è in difesa di questo patrimonio ambientale che ormai quasi tre da anni si batte Ligetvédők, o, come si fa chiamare in inglese, “Occupy Liget”. Al centro della sua azione c’è il progetto da 200 milioni fiorini per trasformare entro il 2019 il parco cittadino di Budapest in un quartiere museale con diverse strutture rivolte in primo luogo ai turisti. Pochi giorni fa circa 20 di loro sono stati cacciati “brutalmente” dalla loro sede simbolica nel cuore del parco. “Non ci sono stati feriti gravi – racconta Gergely Csák, sociologo e giornalista appartenente all’associazione – solo lividi e graffi, ma il blitz non è stato certo amichevole. Un dispiegamento di forze ingiustificato, trecento poliziotti contro una ventina di attivisti.”.

Auspica un ritorno positivo Balázs Tömöri di Greenpeace, che spiega: “Dopo azioni repressive come questa la partecipazione aumenta, perché i cittadini non vogliono perdere i loro diritti sulla città”. L’accusa da parte delle forze armate è di occupazione illegale. Già, perché il parco cittadino non è più terreno pubblico, ma appartiene a una controllata dello stato, la Városliget efft.

Chi difende il parco e da cosa

Dall’autunno scorso i “difensori del parco” si sono stanziati all’interno del vecchio “Kertem” (il nome significa “Il mio giardino”), uno dei locali all’aperto più amati in città, che per via dei lavori ha dovuto chiudere i battenti, salvo riaprire poco più in là.

Városliget è il parco della città, lo dice il nome: város “cittadino”, liget sta per “parco, boschetto”. Per tenere buoni i cittadini è stato promosso un piano di riqualificazione dietro la stazione di Nyugati, un’area in stato di abbandono che avrebbe dovuto essere rivalutata comunque. Come a dire: vi prendiamo il parco, ma voi potete continuare a passeggiare e fare sport lungo i binari, in una lunga strettoia a fianco dell’ariosa Podmaniczky ut, una strada ben trafficata. Unico parco in questa porzione di Budapest, Városliget è il polmone di ben 4 distretti, cui fa da crocevia. Bonificato nel Settecento sotto l’imperatrice Maria Teresa, Városliget sorse sull’ex riserva di caccia dei reggenti. Se ne hanno menzioni fin da intorno al 1810 e ha vissuto momenti di grande fioritura a cavallo tra il XX e il XXI secolo, quando, complici l’esposizione universale e i festeggiamenti per il millenario dell’Ungheria (1896), sono state costruite la maggior parte delle strutture che tutt’oggi lo decorano e contraddistinguono, come il castello Vajdahunyad (nato come padiglione temporaneo) e il monumento agli eroi. 

Polo museale, perché

A questo punto è legittimo chiedersi il perché di questo grande progetto, in altre parole da chi arriva l’idea del quartiere dei musei e in che modo si è incastrata alla perfezione con i piani del governo Orbán.

Tutto inizia con László Baán, l’ex direttore del Museo delle Belle Arti. É lui la figura cruciale dell’intero piano, colui che l’ha ideato e promosso. Per quattro anni (1990-1994) membro del consiglio comunale di Budapest, Baán ha ottimi rapporti con l’attuale primo ministro e fu assistente del sottosegretario per il Ministero del Patrimonio Culturale Nazionale, una creatura del primissimo governo Orbán (1998-2002), carica che mantenne dopo la fine del mandato nel 2002 e fino a quando non divenne direttore del Museo delle Belle Arti, struttura che si trova ai margini del parco. L’amicizia con la Fidesz, il partito di Orbán, è rimasta buona, a tutto vantaggio dell’operato di Baán dopo il 2010, anno della seconda elezione di Viktor Orbán a primo ministro. Già nel 2011 Baán propose l’unione della Galleria Nazionale al “suo” Museo delle Belle Arti, svuotando il Palazzo Reale a Buda anche dalle altre due istituzioni culturali che ospita, la Biblioteca Nazionale e il Museo della Città. In seguito a una raccolta firme contro l’estensione dei sotterranei del Museo delle Arti, lo sviluppo fu respinto. Come dice lo stesso Baán in un’intervista del 2012, in qualche modo la petizione ha contribuito a rendere possibile”un progetto di volume molto maggiore e dallo scopo e complessità ben più vasti”.  L’idea risulta infatti congeniale per i piani di Viktor Orbán, che ha in mente di trasferire il suo ufficio a Buda, accanto al Palazzo Reale. Di qui la necessità di svuotare la reggia, trasferendo altrove la Galleria Nazionale, e dove se non in un bel quartiere che permette di liberare inoltre il Museo Etnografico (oggi davanti al Parlamento)?

“All’inizio del 2013 – ricapitola infatti Imre Pákozdi di Levegő Munkacsoport – il governo ha preso la decisione di costruire alcuni edifici nel parco urbano, dove trasferire alcuni dei musei più noti di Budapest. Nel 2014, è stata emessa la legge che sanciva di fatto la confisca dello stesso da parte dello stato, tramite la controllata Városliget Kft. A questo punto è stato lanciato il piano, con il bando internazionale e i regolamenti. Solo dopo sono stati effettuati gli studi di fattibilità, che dovrebbero essere un’attività preliminare, no?”.

Oltretutto, aggiunge Imre, gli studi in questione sono discutibili, anzi “terribili”. “Quello di KPMG – spiega –  prende come esempio progetti del tutto diversi, il MuseumQuartier di Vienna, il Millennium Park di Chicago e l’isola dei musei di Berlino. Sono quartieri museali bellissimi, ma non sono parchi e non vi troviamo nemmeno un albero.”
“Anche il numero di visitatori – aggiunge – non è comparabile: parliamo di aree con alcune centinaia di migliaia di visitatori all’anno, contro un parco che ne accoglie alcuni milioni nei 12 mesi.” Budapest, denuncia Greenpeace, è carente di verde. In tutto 14,4 metri quadri di spazi verdi per persona, meno che a Vienna e circa la metà di quasi ogni città tedesca.

Városliget: che ne sarà di lui

“Városliget  – rinforza Csák di Occupy Liget – è uno dei parchi più antichi di Europa, con alberi ultra centenari di grande valore: il suo compito di pulizia dell’aria di una città sempre più inquinata è fondamentale”. Per questo, sottolinea, lo stiamo difendendo con tutti i nostri mezzi.
“Curioso di vedere come sarà Budapest senza alberi?”. Un manifesto pubblicitario alla fermata dell’autobus è stato corretto così, mentre il testo originale intende stuzzicare la curiosità del cittadino di scoprire come apparirà il nuovo Liget.

Il governo, osservano gli attivisti, non ha mai offerto alcun compromesso. I cittadini, d’altro canto, sembrano non volere il quartiere museale. Secondo un sondaggio telefonico condotto il 30 giugno 2016 da Medián su commissione di Greenpeace (campione di 500 cittadini a rappresentanza della popolazione di Budapest), l’81% dei cittadini interrogati è a favore del rinnovo del parco ma non della costruzione di nuovi edifici o musei al suo interno. L’86% degli interpellati ritiene che i musei in questione dovrebbero essere costruiti dove non compromettono aree verdi.

Qualche volta in questi anni Orbán ha ceduto, facendo marcia indietro: è successo con la tassa su Internet e con le chiusure domenicali dei negozi.
Se Városliget resisterà o meno, ci piace sperare, dipende anche da quanto i cittadini vorranno riprenderselo.

Chi è Claudia Leporatti

Giornalista, è direttore responsabile del giornale online Economia.hu, il principale magazine in italiano sull'economia ungherese e i rapporti Ungheria-Italia, edito da ITL Group. Offre tour guidati di Budapest in italiano e inglese. Parla inglese e ungherese, ma resta una persona molto difficile da capire. Scrive racconti e sta lavorando (o pensando) al suo primo romanzo. Nata a Bagno a Ripoli (Firenze) senza alcuna ragione, vive a Budapest, per lo stesso motivo.

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