La storia dimenticata del cimitero ottomano di Malta

Durante una visita a Malta nel 1867, il sultano Abdul Aziz conferiva all’anziano Capo Architetto Governativo,  Emmanuel Luigi Galizia, l’Ordine di Mecidie, e allo stesso tempo firmava l’assegno per la costruzione del cimitero ottomano di Marsa.

Prima di allora, i morti di fede musulmana a Malta venivano sepolti presso il cimitero per i soldati turchi morti durante il Grande Assedio del 1565 ad Il-Menqa, Marsa, e in seguito in un nuovo cimitero su terreno pubblico presso Spencer Hill. Ma ciò era causa di continue controversie tra il governo coloniale di Sua Maestà Britannica e la Sublime Porta su chi dovesse farsi carico dei costi di manutenzione.

Galizia aveva già costruito, nella sua lunga carriera, il cimitero non confessionale di Ta’ Braxia e quello cattolico dell’Addolorata. Sette anni dopo, nel 1874, le mura del camposanto islamico erano pronte. Galizia aveva puntato ad una rilettura contemporanea ed orientalistica dell’architettura moresca, sull’esempio del Brighton Pavilion allora molto famoso nell’impero. Uno stile nel quale Galizia costruirà per la propria vecchiaia anche la residenza ‘Alhambra’ di Rudolph Street, Sliema, Nel frattempo l’occidentalizzato sultano Abdel Aziz, coperto dai debiti, era stato deposto da un colpo di stato e si era suicidato in prigione.

Marsa.1

L’artista e scrittore T.M.P. Duggan ha descritto il cimitero di Marsa come “il Taj Mahal ottomano”, e come”il meno conosciuto e certo oggi  il più importante degli edifici ottomani del XIX secolo, costruiti al di fuori dei confini del Sultanato in stile neo-ottomano e ancora sopravvissuti. Questo edificio è una dichiarazione architettonica di grande bellezza, oltre che di coraggio ed autorità”.

Nei successivi centocinquant’anni non sono stati molti i morti di fede musulmana ad essere interrati tra le mura e le torrette del cimitero di Marsa, oggi nascosto dalle alte piante tra l’ippodromo e il campo di golf da una parte e l’area industriale dall’altra, e segnalato solo dalla fermata dell’autobus “Ottoman”. Tra questi, varie tombe senza nome appartengono ai prigionieri di guerra ottomani della prima guerra mondiale, reduci dalle campagne belliche di Gallipoli e Salonicco. Assieme a loro, riposano sette soldati del Commonwealth, e quattro della seconda guerra mondiale – oltre a 15 tombe di guerra francesi, tra cui 9 fanti algerini morti all’avvio della seconda guerra mondiale il 22 settembre 1939.

I nomi e le nazionalità riportate non sono sempre coerenti. E’ il caso dei tre polinesiani Ahmed, Said Ahmed e Arobalee, fuochisti della marina francese morti nell’agosto 1918, e dei due birmani U Sein Thoung (Goolamsain Hoosain Ariff, 1913-1988) e U Ko Ko (Ahmed Goolamsain Ariff, 1944-1987). Tre morti indostani del 18 giugno 1942 (Arfan Ali, Habib Ali e Raja Mian) erano rispettivamente oliatore, fuochista e lascar sulla nave mercantile SS Burdwan, parte del convoglio Harpoon salpato da Malta nel giugno 1942 e colpito dai bombardamenti nazi-fascisti.

Ma la storia più interessante, tra quelle conservate nel cimitero ottomano di Malta, è certamente quella del maggiore ottomano Haj Ali Issa. Nativo di Aleppo in Mesopotamia (oggi Siria) e sostenitore della “vecchia guardia”, fu fatto prigioniero durante la Grande Guerra e rinchiuso alla prigione di Corradino (Kordin). Lì incontrò un altro prigionero ottomano, il dottor Nedjet Saadi, sostenitore del partito dei Giovani Turchi. L’antipatia politica portò i due a frequenti alterchi. Il 17 ottobre 1916 Saadi doveva lasciare Malta per l’Egitto alle 9 di mattina. Ma alla sei, al loro incontro usuale, Ali Issa estrasse un coltello e colpì Saadi, uccidendolo. La Corte Penale lo trovò colpevole di omicidio il 20 aprile 1917, e il 24 aprile 1917, a 40 anni, anche Ali Issa venne giustiziato.

Chi è Davide Denti

Dottore di ricerca in Studi Internazionali presso l’Università di Trento, si occupa di integrazione europea dei Balcani occidentali, specialmente Bosnia-Erzegovina.

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