musulmani
Copertina anti-musulmani di un magazine polacco

MITTELEUROPA: I musulmani? Pochi, ma buoni

Oggi i musulmani costituiscono il mostro per antonomasia nelle narrazioni politiche egemoniche che spopolano in Europa. Ma, mentre nella parte occidentale la narrazione islamofobica è ancora patrimonio solo delle opposizioni, in Europa Centrale sembra permeare anche le forze di governo, consacratesi a combattere dilaganti orde di musulmani. Perché? Ci sono tanti musulmani? Uno sguardo ai dati smentisce le percezioni.

Musulmani in Europa Centrale: dati ufficiali

Qui la presenza della comunità islamica è talmente ridotta che, negli ultimi censimenti svolti dagli istituti nazionali di statistica e in quelli effettuati dall’Unione Europea prima della loro entrata (2004), non viene nemmeno registrata. Nel caso di Slovacchia (censimento 2011) e Ungheria (censimento 2011) l’Islam è inserito tra le “altre religioni” (rispettivamente, 13.4% in Slovacchia e 1.68% in Ungheria), mentre la Polonia nel censimento 2015 non ha utilizzato la discriminante religiosa. Dunque, l’unico paese dell’area che esibisca statistiche ufficiali sull’entità numerica dei musulmani è la Repubblica Ceca (censimento 2011): ne sono stati contati 1921, circa lo 0.19% della popolazione.

Un’irrilevanza certificata anche da altre fonti: il Cia World Factbook (WF), il Pew Forum (PF), che mostra dati del 2010, e l’Association Religious Data Archives (ARDA), dati aggiornati al 2012. Se anche il WF non conteggia i musulmani separatamente, inserendoli indefinitamente in “altre religioni”, PF e ARDA quantificano i musulmani in Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca attorno allo 0.1%, percentuale che riescono a sfondare soltanto in Ungheria: 0.3%.

Fonti governative e istituti internazionali, quindi, restituiscono la stessa evidenza: l’Europa Centrale non è una regione per musulmani.

Per vedere musulmani, girare a destra

Al netto della sostanziale inconsistenza, tuttavia, i musulmani sono un mantra delle agende politiche dei membri del V4.

Unica eccezione, la Repubblica Ceca mostra al momento solo timidi segnali di xenofobia, non indirizzati esclusivamente ai musulmani. L’islamofobia è ancora appannaggio del partito di minoranza Alba di Democrazia Diretta, fondato dall’imprenditore giapponese Tomio Okamura con lo scopo di proteggere l’autentica identità ceca dall’europeismo e dall’Islam. Negli altri membri del V4, invece, è una pratica di governo consolidata.

Musulmani nei paesi V4

STATO CIA WORLD FACTBOOK  

(“altre religioni”)

PEW (2010) ARDA (2012) Cristiani (WF)
Polonia in 0.4 (2012) 0.1 0,1 95.39%
Ungheria in 1.9 (2011) 0.3 0.3 86.68%
Slovacchia in 12.5 (2011) 0.1 0.1 85.58%
Repubblica Ceca in 54% (2011) 0.1 0.1 55.37%

In Slovacchia, nel settembre del 2015 il premier Robert Fico ha annunciato che, dopo aver accolto 14 rifugiati in tutto il 2014, la Slovacchia ne avrebbe accettati 200. A patto che non fossero musulmani, soltanto cristiani. Non esimendosi dal parlare di “minaccia islamica”, Fico ha ribadito il concetto anche il 4 marzo scorso, proprio alla vigilia delle elezioni nazionali. Elezioni che hanno visto un’emorragia di voti (-16%) dal pur riconfermato partito di governo verso le due formazioni di estrema destra (8% a testa). Una, l’SNS, è ora alleata di governo dello SMER di Fico.

In Polonia la crescente islamofobia inquieta anche polacchi da secoli musulmani. Tuttavia, nonostante le recenti parole di accusa da parte di Bill Clinton, a livello istituzionale l’islamofobia pare latente, con il governo del PiS che si è limitato ad adeguarsi al trend regionale di rifiutare l’assegnazione di rifugiati musulmani. Abbondano invece le esplosioni anti-musulmani nella società civile, come la celebre copertina del magazine wSieci (“Lo stupro islamico dell’Europa”, febbraio 2016) o il raduno xenofobo a Wroclaw del novembre scorso, terminato, tra il macabro ed il grottesco, con l’incendio di un pupazzo dalle fattezze ebraiche.

L’avanguardia anti-Islam nell’area sembra, tuttavia, essere l’Ungheria. Indefesso nella sua crociata contro i migranti, il premier Viktor Orban continua a costruire muri ai confini meridionali del paese e ha rifiutato a sua volta l’invio di rifugiati musulmani, appellandosi alla necessità di preservare l’Europa cristiana e manifestando velleità di riforma in senso restrittivo degli accordi di Schengen. Ma al premier, che ad altri musulmani strizza l’occhio, potrebbero non bastare le continue prese di posizione anti-Islam per arginare la crescita di appeal dell’estrema destra, specialmente del partito Jobbik. Un partito il cui leader Gàbor Vona agli albori aveva espresso parole di profondo apprezzamento verso l’Islam, alleato contro i suoi stessi fantasmagorici nemici (USA, lobby ebraica, multiculturalismo). Ma la destra ungherese ha ben presto dimenticato le prime simpatie: la comunità islamica ungherese ora inizia a preoccuparsi.

Anche in Europa Centrale sembra confermarsi il surrealismo già incarnato dal movimento tedesco PEGIDA: per diffondere la paura verso i musulmani, non è necessario ve ne siano.

Foto: la copertina di wSieci (The Guardian)

Chi è Simone Benazzo

Triennale in Comunicazione, magistrale in Scienze Internazionali, ora studia al Collegio d'Europa, a Varsavia.

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