POLONIA: La nuova politica estera della Varsavia euroscettica

L’incontrastata vittoria di Diritto e Giustizia (PiS) alle ultime elezioni di ottobre ha segnato una chiara involuzione politica per il paese, costituzionalmente e democraticamente: l’atteggiamento del partito nazional-conservatore dl governo potrebbe avere ripercussioni negative anche sulle relazioni internazionali del paese mitteleuropeo.

Sin dalla campagna elettorale, Diritto e Giustizia aveva manifestato tendenze euro-scettiche. Il partito  ha sempre portato avanti una politica estera e un atteggiamento individuale fortemente anti-tedeschi. Numerosi rivali politici sono stati sottoposti a campagne mediatiche diffamatorie per passate relazioni familiari con il governo o con l’esercito tedesco. Inoltre i suoi leader rimproverano la Germania per non aver avallato la richiesta di una base NATO permanente sul territorio polacco.

 Alla matrice anti-tedesca, il governo di Beata Szydlo aggiunge quella anti-russa, preoccupato dell’indirizzo neo-imperialista di Putin. Il  gigante ex-sovietico, in quest’ottica, tenterebbe di inibire la transizione democratica e lo sviluppo dei paesi europei confinanti, impedendo loro di sottrarsi alla sua egemonia. Agli occhi del PiS i precedenti governi polacchi avrebbero invece sottovalutato le intenzioni russe in Europa orientale, permettendo alla Russia di implementare nuove strategie di difesa e di incrementare il potenziale militare. La Russia è, a parte tutto questo, considerata se non responsabile, quantomeno coinvolta dal disastro aereo di Smolensk nel 2010, in cui persero la vita eminenze del governo e della politica polacca, tra cui uno dei fondatori del partito.

 Nel contesto europeo, invece, Diritto e Giustizia non ha mai nascosto l’interesse per gli aiuti economici dell’UE, ma nello stesso tempo ha sempre mostrato riluttanza verso la “cessione” di parte della propria sovranità. Quello che potrebbe scatenare divergenze, anche profonde, potrebbe essere il programma stabilito dall’ UE a Bruxelles sulla riduzione del tasso nocivo di emissioni energetiche al 40% previsto per il 2030. Ciò implicherebbe un drastico ridimensionamento degli impianti carboniferi polacchi, e una riduzione delle miniere presenti sul territorio; il programma politico di partito è invece volto ad incrementare la produzione interna di carbone creando condizioni economiche più favorevoli nel settore,  e confidando in una deroga dell’Unione.

La cooperazione regionale e sub-regionale viene invece preferita in particolare verso aree come quella baltica, paesi come Romania e Bulgaria, oppure verso i paesi del Gruppo Visegrad. All’ interno di quest’ultimo la Polonia ha sempre giocato un ruolo importantissimo, promuovendo l’affermazione e lo sviluppo di un’identità mitteleuropea forte, volendosi imporre a modello ed ispirazione per tutte le regioni della zona. Sfrutterà questa influenza, come ha già fatto per le politiche migratorie, per opporsi all’Europa occidentale e creare un blocco centro europeo forte anche per le questioni energetiche e di sicurezza. Per quanto riguarda quest’ultima, Diritto e Giustizia predilige la collaborazione con NATO, Stati Uniti e Israele, auspicando un rafforzamento su questo fronte con una stretta cooperazione tra il sistema di difesa dell’UE e della NATO, per tutelare i confini orientali del continente e garantire una posizione centrale anche ai nuovi stati membri.

E’ evidente quindi come la Polonia si stia mettendo in una situazione non del tutto vantaggiosa; perché se è vero che l’Unione Europea vive una forte crisi e che il Paese potrebbe avere forse dei vantaggi nel promuovere una visione diversa dell’Europa, è anche vero che non potrà sempre contare sulla NATO, gli Stati Uniti o Israele per gestire la sua difesa. Al contrario dovrà essere in grado di arrivare a compromessi con la Russia per mantenere una posizione stabile all’interno della compagine europea. La sua condizione di minore precarietà tra i paesi centro orientali non garantisce alcun vantaggio, e non dà alcuna garanzia di essere un riferimento politico per i paesi vicini. La Polonia può certo tentare, come sta già facendo, di coinvolgere il resto del Visegrad, in questa sua “scia” anti-europeista ma, essendo il paese che maggiormente usufruisce dei fondi stanziati dall’UE, così come ne usufruiscono i suoi alleati centro europei, sarà costretta prima o poi a darsi un limite, se non dettato dall’ideologia, sicuramente influenzato dall’aspetto economico.

 In ultimo le restrizioni delle libertà civili, poste in atto dal governo, hanno suscitato critiche e interventi dell’Unione in materia di diritti umani e civili, indebolendo la sua posizione politica all’interno delle istituzioni Europee; indebolimento che potrebbe costare al Paese la posizione di rilievo raggiunta dal suo ingresso in “Europa”.

Chi è Giulia Stefano

Nata a Roma nel 1990, dopo una triennale in Relazioni Internazionali all'Università di Roma Tre con una tesi in Storia dell'Europa centro- orientale, si è iscritta al MIREES (Interdisciplinary Research and Studies on Eastern Europe) presso l'Università di Bologna. Parla inglese, tedesco e sta studiando russo. Da giugno 2016 collabora con East Journal. Gli articoli di analisi scritti per East Journal sono co-pubblicati anche da PECOB, Università di Bologna.

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