CROAZIA: La Liberazione di Zagabria, tra revisionismo e tradizione

Da ZAGABRIA – Domenica 8 Maggio si è svolta la 71esima commemorazione della Liberazione di Zagabria da parte dei partigiani di Tito. Dall’8 al 10 maggio 1945 si confrontarono nella battaglia per la liberazione della città il Fronte di Liberazione, che riuniva le diverse anime della resistenza nel progetto di una Jugoslavia federale, e le forze dello Stato Indipendente di Croazia (NDH), sorto su parte del territorio del Regno di Jugoslavia dopo l’occupazione da parte dell’Asse. Il Regime Ustaša di Ante Pavelić, Poglavnik (Duce) dello stato-fantoccio, rappresentava uno dei più agguerriti fiancheggiatori dell’asse nazi-fascista per il numero delle vittime nei suoi campi di concentramento, in maggioranza serbi.

Dopo le tensioni etniche degl’inizi anni ’90, la violenta secessione dalla Jugoslavia, e la forte impronta nazionalista che ha caratterizzato la costruzione del nuovo stato, la narrazione della liberazione di Zagabria venne fortemente relativizzata. Oggi, per le vie di Zagabria la cittadinanza si interroga su quale sia stata la vera liberazione: quella del ’41 ad opera delle forze nazi-fasciste, che vide la Croazia uscire dal Regno di Jugoslavia, oppure quella del ’45 da parte delle forze partigiane, al seguito della quale le sei nazioni costituenti crearono la Jugoslavia Federale.

Su tale punto, da tempo, la società croata si divide. Ciò che invece rappresenta una novità, è il rinnovato tentativo da parte della coalizione patriottica da poco al governo, guidata dall’Unione Democratica croata (HDZ), di eliminare tali ricorrenze attraverso una damnatio memoriae operata con la compiacenza dei maggiori media. Lo stesso Tuđman, benché nel contempo relativizzasse i crimini commessi dalle forze Ustaša nel nome dell’indipendenza croata, non aveva mai rinnegato la Liberazione di Zagabria da un potere prono ad interessi stranieri, alla quale partecipò come ufficiale partigiano.

Le celebrazioni

La sera dell’8 Maggio si è svolta la celebrazione ufficiale della Liberazione presso il Teatro Nazionale Croato organizzata dalla Lega dei Combattenti Antifascisti (Savez Antifašističkih Boraca). Alla celebrazione non ha partecipato nessun membro del governo, né la Presidente della Repubblica Kolinda Grabar-Kitarović. Il Presidente della Lega Franjo Habulin lo ha sarcasticamente notato nel suo intervento, per poi continuare sottolineando la rinnovata importanza dell’antifascismo nella Croazia di oggi, e la centralità di Tito e della lotta antifascista per l’indipendenza della nazione croata. Il Sindaco di Zagabria Milan Bandić, delegato in vece della Presidente, accolto dai fischi, ha lodato i meriti storici del movimento antifascista, ma ha condannato come aberrazione gli sviluppi successivi alla guerra e la dominazione egemonica di una nazione sulle altre.

L’evento della celebrazione ufficiale è stato riportato dal solo Novi List, mentre è passato sotto silenzio nei due principali quotidiani croati Večernji List e Jutarnji List. In quest’ultimi invece, è stata ampiamente riportata la notizia del raduno pomeridiano dell’iniziativa Krug za Trg (Giro/Cambiamento per la Piazza) in Piazza Maresciallo Tito, sulla quale si affaccia il Teatro Nazionale. Circa un migliaio di cittadini si sono lì riuniti per chiedere, come avviene ormai da dieci anni, di rinominare Piazza Maresciallo Tito in Piazza del Teatro. Poche ore prima che nel teatro gli ultimi partigiani celebrassero la Liberazione di Zagabria, nella piazza sventolavano striscioni come “Tito, omicida di massa e terrorista”, “Tito, il primo nella lista dei criminali di guerra”. Nella massa convocata da associazioni vicine all’HDZ, c’era chi chiedeva la condanna “del più criminale dei regimi totalitari”, lo Jugoslavismo, e la rimozione di tutte le sue tracce; chi il supporto di tutti i cittadini anti-totalitari all’attività di censura del Ministro Hasanbegović; chi di firmare una petizione contro la candidatura di Vesna Pusić a Segretario Generale dell’ONU. E infine, chi proponeva di intitolare la Piazza ai Volontari di guerra Croati, così da rendere lo spiazzo armonico con la toponimia delle non lontane Piazza Franjo Tuđman e Piazza dei Grandi Croati.

Mentre Večernji e Jutarnji List riportavano il raduno degl’anti-totalitaristi, a fare compagnia alla notizia della ricorrenza della Liberazione tra le colonne del più piccolo Novi List, il secondo Presidente della Repubblica di Croazia Stjepan Mjesić rivendicava l’8 Maggio 1945 come la data di nascita della Croazia moderna e secolare, ed il movimento antifascista come suo momento fondante, ed ammoniva che l’essenza antifascista su cui poggia lo stato è in pericolo, così la democrazia. Non stupisce che la rissosa coalizione governativa ha raggiunto un accordo unicamente sull’azzeramento dei finanziamenti all’Ufficio dell’ex-Presidente della Repubblica.

Mentre nel centro cittadino i canuti combattenti antifascisti celebravano la Liberazione ed il proprio condottiero, ed al di fuori del teatro si disperdevano i sostenitori della generazione anti-jugoslava, sulle periferiche rive della Sava li eguagliavano altrettanti giovani, riunitisi per celebrare la Festa della Liberazione con la tradizionale accensione dei Trnjanski Kresovi. Sulla sponda del fiume dove la notte dell’8 Maggio ’45 erano sbarcati i partigiani per prendere d’assalto la città, la Rete Antifascista di Zagabria ha, per il secondo anno di fila, ripreso a onorare la tradizione secondo cui in quel luogo i cittadini di Zagabria avrebbero acceso delle cataste di legno per segnalare l’approdo ai battelli dei combattenti titini. Sopra quella riva fu successivamente edificato un ponte, che ancora si chiama Most Slobode (Ponte della Libertà) .

Foto: Ivana Perić, Trnjanski Kresovi, H-Alter.org

Chi è Pierluca Merola

Nato a Roma, appassionato di Balcani e allargamento dell'UE, risiede a Bruxelles. Collabora con East Journal da Maggio 2016, per il quale narra di avvenimenti croati e balcanici. Parla correntemente inglese, francese e croato.

Leggi anche

BALCANI: Operazione Oluja, il ricordo della pulizia etnica

L'Operazione Oluja, condotta dall'esercito croato nell'estate del 1995, divide ancora Serbia e Croazia. I due paesi, dopo trent'anni, si accusano a vicenda e ricordano solo le proprie vittime.

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com

×