RUSSIA: L’accentramento del potere come strategia politica putiniana

da MOSCA – Nel 2006 Vladimir Sorokin pubblicava il suo romanzo Den’ opričnika (tr. it. La giornata di un opričnik, Atmosphere Libri 2014); in esso, la Russia, con una rivoluzione neozarista, nel 2027 si ritrova governata da un regime dispotico e repressivo, che ha fatto dell’auto-isolamento (con tanto di Muraglia dall’Europa alla Cina) proprio motivo di vanto. Il potere accentrato, su modello di Ivan IV, ha reintrodotto la figura degli opričniki, il corpo di guardia fedele solo allo zar, specializzato nelle punizioni sadiche e barbare dei suoi “nemici”. Sorokin forse non ci ha visto troppo lontano.

A inizio aprile Putin ha sancito la creazione della Guardia Nazionale, un nuovo corpo armato da formarsi sulla base dei militari russi già esistenti. “La Guardia Nazionale si occuperà di lottare contro il terrorismo e il crimine organizzato, lavorerà a stretto contatto con il Ministero degli Interni per continuare a svolgere quelle funzioni che spettavano ai reparti speciali e antiterrorismo (OMON, SOBR, ecc.)”, così ha motivato la decisione il presidente. Tuttavia, tale corpo, al contrario degli altri, farà capo direttamente al presidente, e non al ministero, divenendo automaticamente, come molti l’hanno già definita, “l’esercito privato di Putin” che si occuperà in prima linea di difendere il potere in caso di bisogno. Il portavoce del presidente, dopotutto, l’ha ricordato spesso: a Putin la storia russa piace molto; di colpi di stato e rivoluzioni in essa se ne trovano a iosa, e dagli “errori” propri e degli altri si impara.

A settembre, com’è noto, in Russia ci saranno le elezioni; dall’improbabile presa di potere di qualche altra formazione politica Putin cerca già di guardarsi. Avere un gruppo armato che porta per tutta la Russia il suo emblema, la sua idea (ideologia?), i suoi colori, è una grande e forte campagna elettorale. La concentrazione del potere nelle proprie mani è un insegnamento delle generazioni sovietiche precedenti. Se anche dovessero registrarsi forti manifestazioni pubbliche d’opposizione, favorite dalla crisi economica e dal peggioramento della qualità della vita, il sistema non tremerà. L’esistenza stessa della Guardia Nazionale ribadisce che, in ogni caso, da quelle mani il potere non si toglie.

Nel frattempo, sul canale Rossija-1 il 13 aprile è andato in onda il film-reportage di Evgenij Popov “Effetto Browder” (Еффект Браудера) in cui si accusa il noto oppositore Naval’nyj di spionaggio ai danni dello stato: avrebbe collaborato con William Browder della Hermitage Capital per minare la stabilità del Cremlino. Oltre a screditare Naval’nyj (che nel frattempo nega le accuse) e lo stesso partito PARNAS con cui questi viene associato, la strategia mediatica sembra diretta a creare anche nell’immaginario comune un’idea di opposizione poco legale, corrotta, inaffidabile.

Putin ha creato negli anni dei miti, dai quali difficilmente la Russia si libererà in breve tempo. Mito l’eterno “sviluppo economico” (era basso anche ai tempi del barile a 100 dollari, ora inesistente, pressoché privo di spinte imprenditoriali autonome e competitive), mito la “Crimea” (meno mitologico il ponte che si sta costruendo tra essa e la Russia), mito l’“autosufficienza” e l’”indipendenza” dall’estero, mito la “giusta politica estera”. Miti che si fondono, a tratti, con leggende, in quanto una minima base di verità in essi talvolta esiste ed è su quella che la voce narrante lavora con successo per convincere l’auditorio.

Spunti di riflessione nell’intervista al direttore della «Nezavisimaja Gazeta» Konstantin Remčukov per la radio «Echo Moskvy» (11/04/2016).

Chi è Martina Napolitano

Dottoressa di ricerca in Slavistica presso l'Università di Udine, è direttrice editoriale di East Journal e scrive principalmente di Russia.

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