Mongol Rally, un'avventura attraverso l'Asia centrale

Pubblichiamo una lettera del nostro Pietro, collaboratore di East Journal e attento osservatore dell’Asia centrale, in cui l’interessato ci racconta di un suo originale progetto di viaggio. Un viaggio di cui East Journal ha già ottenuto l’esclusiva e di cui pubblicherà il diario di bordo. Un viaggio avventuroso per regioni remote e non del tutto sicure, come i nostri lettori sapranno. Su quella Fiat Panda ci saremo tutti noi della redazione e coloro che vorranno leggere i resoconti del viaggio.

di Pietro Acquistapace

Ciao a tutti

scrivo solo qualche righe per annunciare un mio progetto che magari può interessare i lettori di East Journal. In sostanza, senza troppi giri di parole, partirò a bordo di una Fiat Panda alla volta della Mongolia. So che può apparire folle e in realtà lo è… Penso che una domanda che venga spontanea sia: perché? Ed in effetti è giusto cosa dire cosa mi spinge a tentare questa impresa.

I motivi sono molti, dalla voglia di “altro” vista la soffocante realtà che vivo quotidianamente alla voglia di mettermi in gioco, dalla consapevolezza che a volte bisogna buttarsi, fino al voler conoscere direttamente un angolo di pianeta poco noto ai più e che mi interessa molto sia storicamente che geopoliticamente. Ovviamente, viste le premesse, farò la strada più “difficile”. Non la “banale” via Ucraina – Russia – Mongolia, ma invece IranAsia Centrale (Pamir compreso) – Mongolia. Sicuramente paesi “complicati”, come ben sanno i lettori di East Journal, ma al tempo stesso affascinanti e ricchi di storia, cultura e molto altro.

Il viaggio è in realtà la partecipazione ad una corsa non competitiva e benefica organizzata ormai da anni da un’associazione inglese (The Adventurist) dall’evocativo nome di Mongol Rally. Benefica perché parte delle quote di iscrizione sono devolute in beneficenza ed ogni team deve raggiungere un minimo di donazioni da devolvere ad Ong di sua scelta. Io nello specifico destinerò quanto ricavato ad una Ong mongola che si chiama ASRAL e che si occupa di sostegno alle famiglie mongole povere. In Mongolia, in particolare nella capitale Ulaan Baatar, il fenomeno della povertà è in preoccupante crescita a seguito di un processo di inurbanizzazione delle famiglie nomadi che tentano di sfuggire ad una vita durissima.

La decisione di lanciarsi in questa avventura è presa in modo molto banale, problemi personali sul lavoro e voglia di cambiare; detto fatto: ciao ciao lavoro sicuro e in controtendenza rispetto agli indici statistici mi licenzio e decido di partire.

Una follia? Si certo, ma personalmente credo che nella vita a volte a causa di eccessiva saggezza si rischiano troppi rimpianti…

Aggiungendo follia alla follia cerco un compagno di viaggio in rete e lo trovo! Il tempo di incontrarci e appurare che non mi sembra un serial killer o un ragazzino inesperto e via con l’organizzazione. In più il socio, Matteo, ha già la macchina adatta il che equivale a notevole risparmio, si perché l’auto poi resterà in Mongolia e messa all’asta, sempre per beneficenza.

Sinceramente il primo impatto con i preparativi è devastante, ogni visto ha un iter burocratico diverso dall’altro, e poi sono 8 e da “incastrare” con le date, ed ancora documenti su documenti da preparare, sia per me che per la macchina. Il primo pensiero corre alla burocrazia sovietica unita al ritmo asiatico, e sono brividi occidentali. Al momento ho tre visti sicuri, altri in lavorazione e qualche documento il cui processo di ottenimento resta misterioso.

Ma la voglia di partire è più forte di tutto, a costo di partire senza visti stile ”esco a prendere le sigarette”, e quindi sopporto questa attesa come un devoto fedele che espia le sue colpe in attesa del paradiso…

Anche l’organizzazione dell’equipaggiamento non è facilissima: passerò per i 50° dei deserti del Turkmenistan al gelo delle vette del Pamir rischiando di trovare la neve in Mongolia e certo delle alluvioni in Tagikistan. Senza considerare inoltre che serve approntare una vera e propria strategia contro l’”invadente” polizia ex-sovietica.

Anche i recenti fatti di cronaca sono uno stimolo a intraprendere questo viaggio attraverso paesi musulmani sia sciiti che sunniti e perdipiù nel mese del Ramadan. Certamente dovrò stare (molto) attento ma avrò modo di conoscere una realtà che non tutti possono avere a portata di mano. Spero solo di non avere problemi nel rilascio dei visti proprio a causa dei recenti avvenimenti.

Devo dire inoltre che sto imparando molto nell’organizzare questa avventura, sia dal lato “tecnico” (penso di meritare una laurea ad honorem in vistologia) che dal punto di vista umano. Infatti sto capendo come troppa attenzione ai dettagli rischi di essere uno stressante suicidio e che a volte bisogna davvero prepararsi all’imprevisto e godere di ogni momento perché il futuro è incerto!

Io parto e quello che succede farà parte del viaggio, se dovessi finire in una prigione Kirghisa come clandestino ricordatevi di me…

Per il momento saluto tutti invitando a visitare il sito che ho realizzato con i miei scarsi mezzi: www.gengisptomongolia.it Qui potrete trovare tutte le informazioni relative al progetto con le indicazione per donazioni/sponsorizzazioni/sostegno vario.

Chi è Pietro Acquistapace

Laureato in storia, bibliofilo, blogger e appassionato di geopolitica, scrive per East Journal di Asia Centrale. Da sempre controcorrente, durante la pandemia è diventato accompagnatore turistico. Viaggia da anni tra Europa ed Asia alla ricerca di storie e contatti locali. Scrive contenuti per un'infinità di siti e per il suo blog Farfalle e Trincee. Costantemente in fuga, lo fregano i sentimenti.

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6 commenti

  1. Silvia Biasutti

    Complimenti per la scelta e in bocca al lupo per il viaggio, attendiamo tue nuove dall’Asia allora 🙂

    • Grazie mille!
      Per ora mi mancano solo i visti Iraniano e Mongolo. Quindi il viaggio è comunque assicurato. Non mancherò di tenervi aggiornati. 😀

  2. Nicola Fossella

    Stupenda idea..
    sono in cerca di storie da raccontare
    ti spiego sono un fotografo free lance
    e la maggior parte del tempo lo sto occupando nella ricerca di storie
    la tua mi sembra molto buona
    quando partite?

  3. Sono iscritto al Mongol Rally del 2012, col team “We go of nothing”. Noi partiamo con una Fiat Seicento. Un saluto e compimenti per la vostra impresa!

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