UNGHERIA: Addio a Imre Kertesz, premio Nobel per la Letteratura

Giovedì 31 marzo, è venuto a mancare Imre Kertész, uno degli scrittori ungheresi più importanti del XX secolo. L’autore, vincitore del Premio Nobel per la Letteratura, viene ricordato soprattutto per il suo romanzo d’esordio “Essere senza destino” (in originale, Sorstalanság), una cruda testimonianza degli orrori dell’olocausto vissuti in prima persona.

Nato a Budapest nel 1929, da una famiglia di origine ebraica, a 15 anni Kertész venne deportato dapprima ad Auschwitz, poi trasferito a Buchenwald, dove fu liberato nel 1945. Una volta tornato in Ungheria, iniziò a lavorare per il quotidiano Világosság, ma venne licenziato qualche anno dopo quando il giornale divenne organo del partito comunista. Successivamente, si dedicò alla scrittura e alla traduzione dal tedesco all’ungherese di autori quali Freud, Nietzsche e Canetti.

Il suo primo incontro con la scrittura fu piuttosto anticonvenzionale. Come racconta l’autore in una bellissima intervista a Paris Review, il giorno del suo sesto compleanno i genitori gli chiesero cosa volesse come regalo e lui rispose di getto “un diario”, senza pensarci troppo. Il giovane Kertész amò talmente tanto quel diario che inizialmente decise di non scrivere nulla per non rovinarlo. In seguito, iniziò ad annotare pensieri e sensazioni, cercando sempre di più di lavorare su se stesso e migliorare il suo stile, poiché “un uomo diventa uno scrittore modificando i propri testi”. A 24 anni, un amico gli propose di scrivere insieme libretti da operetta. Kertész, che non sapeva nulla di operette e sino a quel momento aveva scritto dialoghi solo per piacere personale, accettò cominciando così il suo percorso come scrittore.

Il suo primo libro “Essere senza destino”, fu un lungo lavoro che occupò ben 13 anni della sua vita. Scritto tra il 1960 e il 1973, il romanzo racconta la storia di un 15enne ungherese internato nei campi di concentramento di Auschwitz, Buchenwald e Zeitz. Il libro fu inizialmente rifiutato, ma due anni dopo, nel 1975, venne pubblicato nel suo paese d’origine. “Essere senza destino”, però, non raggiunse subito la fama sperata. Fu solo negli anni ’90, dopo la pubblicazione in Germania, che il libro divenne un caso letterario. Successivamente, l’autore produsse altri romanzi che riscossero un modesto successo, tra i più famosi ricordiamo “Kaddish per il bambino non nato” e “Fiasco”, che riprendono i temi dell’olocausto e della dittatura.

Nonostante gli orrori vissuti nei campi di concentramento nazisti abbiano segnato tutta la sua vita, l’autore ha voluto ribadire più volte che “Essere senza destino” non è un romanzo autobiografico. Kertész spiega a Paris Review che la sua scelta di un ragazzo come protagonista del suo libro non è casuale, proprio perché “sotto un regime dittatoriale, gli individui vengono trattati come dei bambini e tenuti in uno stato di ignoranza e impotenza”. Infatti, il suo romanzo, narrato in prima persona, racconta la drammatica vicenda da un punto di vista adolescenziale, se vogliamo quasi naïve. L’attenzione ai dettagli dell’autore e l’innocenza del suo protagonista, rendono l’opera una delle testimonianze più crude e dirette dell’olocausto.

L’autore vinse il premio Nobel per la Letteratura nel 2002, a ben 27 anni dalla prima pubblicazione del suo “Essere senza destino”. Durante il suo discorso d’accettazione, l’autore affermò che il senso di nausea e la depressione che doveva affrontare ogni giorno della sua vita, lo riportavano indietro nel mondo da lui descritto, un mondo dove due dittature si sono susseguite lasciando conseguenze irreversibili sul suo popolo.

Photocredit: Isolde Ohlbaum/Laif — Redux

Chi è Giulia Pracucci

Classe 1991, laureata in Mediazione Linguistica e Culturale con una tesi sulla carriera degli interpreti dei dittatori. Dopo aver passato un inverno in Lettonia e una primavera in Germania, si stabilisce a Budapest dove vive e lavora da quasi tre anni.

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