LETTONIA: Anche Riga alza il muro. Contro i profughi o contro Mosca?

Da RIGA La protezione delle frontiere orientali della Lettonia sta diventando sempre di più in questi ultimi mesi una questione ai primi posti dell’agenda del governo lettone. Le ipotesi rilanciate da diversi analisti sulle possibilità di una nuova rotta baltica dell’emigrazione, al posto di quella balcanica, e l’aumento registrato l’anno scorso dei fermi di immigrati ai confini lettoni, sta facendo salire la preoccupazione dell’esecutivo lettone sulla protezione delle proprie frontiere.

Nel 2015 in Lettonia sono stati fermate 476 persone, dopo che avevano attraversato illegalmente le frontiere. Un numero allarmante, se si pensa che si tratta di tre volte il numero di fermi del 2014, 144. La Lituania ritiene che 316 immigrati giunti nel suo paese siano entrati dalla Lettonia, anche se si sospetta che le cifre siano anche più alte.

Finora la maggior parte degli ingressi di clandestini dai confini lettoni non riguardano la rotta dei profughi dal medio oriente. Si tratta principalmente di vietnamiti, che dopo il declino dell’economia russa, cercano di lasciare la Russia per entrare nell’Unione Europea e la Lettonia è uno degli sbocchi più a portata di mano.

Alcune indagini nei mesi scorsi hanno evidenziato un vero traffico di persone e merci di contrabbando, appoggiato dalla criminalità locale del Latgale, la regione più a sud est della Lettonia, dove si può passare il confine pagando fino a mille euro a persona.

Ma nell’ultimo anno si è registrato un deciso aumento anche dell’immigrazioe proveniente dall’Iraq: dei 176 fermi di immigrati ai confini fra Lettonia e Bielorussia, l’anno scorso, 59 nove erano iracheni. In particolare si tratta di curdi provenienti da Erbil, la capitale del Kurdistan iracheno. Queste persone, secondo le informazioni della portavoce della Guardia frontaliera lettone Kristīne Pētersone, giungono da una rotta che li porta da Ankara a Mosca, in genere con un visto per turismo. Da Mosca raggiungono Minsk e dalla capitale bielorussa in mini bus arrivano fino al confine con la Lettonia, che attraversano poi a piedi.  Giunti in Lettonia i curdi cercano di arrivare alla loro destinazione finale, in genere Germania e Finlandia, dove li aspettano i familiari.

Per difendere le proprie frontiere orientali, la Lettonia ha avviato la costruzione di recinzioni ai suoi confini con la Russia: 90 km di recinzioni spinate che dovrebbero essere concluse nel 2019. Proprio in questi giorni si è iniziato ad installare i primi tratti di recinzione. Entro il 2016 dovebbero essere completati i primi 60 km. Si tratta in realtà di un progetto avviato ancora prima dell’esplosione della crisi dei rifugiati in Europa, per combattere non solo l’immigrazione clandestina ma anche il traffico di contrabbando, uno dei problemi maggiori lungo la frontiera fra Lettonia e Russia.

Le autorità lettoni non si illudono in realtà che le recinzioni di filo spinato ai confini con la Russia possano risolvere da sole il problema. Secondo Normunds Garbars, capo delle Guardie di frontiera serve anche un costante controllo da parte del personale di servizio ai confini, anche avvalendosi di telecamere: c’è bisogno di circa 200 persone ben equipaggiate per proteggere le frontiere lettoni. E soprattutto ci sarà bisogno di risorse economiche: nel triennio 2015-2018 la Lettonia ha previsto di spendere nel rafforzamento della protezione dei propri confini circa 38 milioni di euro, ma il ministro degli interni lettone Kozlovskis ritiene che la cifra complessiva da destinare alla difesa dei confini del paese dovrebbe raggiungere gli 80 milioni. L’Estonia, che ha avviato un progetto di recinzioni simili a quello lettone, prevede di spendere 70 milioni di euro.

Chi è Paolo Pantaleo

Giornalista e traduttore, Firenze-Riga. Jau rīt es aiziešu vārdos kā mežā iet mežabrāļi

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