CALCIO: Giandomenico Mesto, il Panathinaikos e il dramma dei migranti

Un calciatore italiano attualmente al Panathinaikos, l’esterno Giandomenico Mesto, è stato recentemente intervistato dal sito sportivo greco contra.gr. Fin qui nulla di strano, se non fosse che ad un certo punto si sia lasciato andare a una riflessione non scontata su un tema scottante come quello dei migranti: «La questione migratoria è il più grande problema dei nostri giorni», ha affermato il calciatore «purtroppo non sempre è stato gestito nel giusto modo, anche se non è facile».

Il calcio è lo specchio della società. Analisi sociale a cui non sfugge sicuramente la Souper Ligka, ovvero la massima divisione del campionato greco. È di una settimana fa, per esempio, la notizia della cancellazione della coppa di lega del calcio greco, dopo la violenza allo stadio Toumba di Salonicco durante la sfida tra PAOK e Olympiacos. Tuttavia, non sono solo segnali negativi a provenire dalla penisola. Ad inizio febbraio, infatti, aveva fatto molto “rumore” mediatico il gesto di AEL e Acharnaikos a Larissa subito dopo il fischio d’inizio della sfida di seconda divisione greca. Titolari, allenatori e panchinari si sono infatti seduti sul campo per due minuti, come annunciò lo speaker, «in memoria delle centinaia di bambini che continuano a perdere le loro vite nell’Egeo a causa della brutale indifferenza di Unione Europea e Turchia».

Nato a Monopoli nel 1982, Giandomenico Mesto cresce calcisticamente nella Reggina ed esordisce fra professionisti nella stagione 1998-99. Dopo la gavetta in Serie C2 e C1 con Cremonese e Fermana, ritorna a Reggio Calabria e diventa titolare in pianta stabile per cinque stagioni. Ma, dopo una breve parentesi di un anno all’Udinese, è al Genoa di Gian Piero Gasperini che l’ala trova la sua piena maturazione tattica e tecnica. Quattro stagioni sotto la Lanterna, tre al Napoli e poi l’avventura in Grecia. Il Panathinaikos viene affidato all’italiano Andrea Stramaccioni, il quale decide chiamare il laterale di Monopoli per la sua prima avventura all’estero. Per lui già dieci presenze in stagione con il Trifylli, il “trifoglio” simbolo della società. Grazie a questa vetrina importante, Mesto è stato intervistato dal media greco su varie tematiche: dalla scelta di trasferirsi nella penisola ellenica al ricordo di giocatori importanti della storia del calcio greco. Ma una domanda su tutte ha colpito in positivo gran parte sull’opinione pubblica, ovvero quella sul tema dei migranti. Uno dei temi delicati sui quali solitamente i calciatori sono evanescenti, se non addirittura evasivi nelle risposte.

«Sicuramente la cosa da dire di base è che queste persone vanno assolutamente aiutate, in qualsiasi modo», ha affermato Mesto. «So che non è facile ma penso che per nessun motivo vadano respinte o rispedite nei loro Paesi, oggi sta capitando a loro e un domani potrebbe capitare a chiunque di noi». Ma non si ferma qui. Infatti, quasi si commuove parlando dei bambini: «Tra questa gente ci sono tantissimi bambini, che è la cosa più triste di tutta questa storia, loro sono il futuro e quindi vanno assolutamente aiutati, indipendetemente dal fatto che arrivino dalla Siria o da qualsiasi altro paese».

Parole forti, non scontate. Soprattutto perché provenienti da un mondo come quello del calcio. Un mondo in cui spesso l’omertà vince su tutto. Un mondo spesso troppo distante dalla vita di tutti i giorni. E, sopratutto, affermate pubblicamente in un Paese socialmente instabile come quello greco.

Foto: Twitter

Chi è Matteo Calautti

Studente genovese di Scienze Internazionali e Diplomatiche, nonché "minor" di pallacanestro. Appassionato di sport in ogni sua forma e colore. Esterofilo e curioso osservatore di politica e attualità. Tra le altre, collabora anche con Londra Italia, con la rivista di Ingegneria di Genova, con la trasmissione televisiva Dilettantissimo e con Io Gioco Pulito, l'inserto sportivo de Il Fatto Quotidiano. Infine, ha fondato anche Liguria a Spicchi ed Il Calcio Portoghese, portali web dedicati rispettivamente alla pallacanestro ligure ed al calcio in Portogallo.

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