STORIA: Alija Sirotanović, eroe del lavoro socialista

Quando terminò la Seconda Guerra Mondiale, la Jugoslavia si apprestava ad implementare un’economia socialista che seguisse rigorosamente il modello sovietico. Questo prevedeva dunque un potenziamento dell’industria pesante, oltre che la collettivizzazione dei terreni agricoli, per portare a termine quelli che si riveleranno poi essere ambiziosissimi piani quinquennali.

Di conseguenza, cominciarono a svilupparsi diversi siti per l’estrazione mineraria e ogni repubblica contava diverse città la cui economia ruotava attorno alla vita in miniera, che caratterizzò la quotidianità di centinaia di migliaia di jugoslavi. Una delle regioni in cui si sviluppò maggiormente l’industria mineraria è la Bosnia centrale, nella zona tra Zenica e Sarajevo. Ed è proprio qui, nel piccolo villaggio di Trtorići, che ha inizio la storia, poi divenuta leggenda, di Alija Sirotanović.

Alija Sirotanović nasce nel 1914, in una famiglia molto numerosa, aveva ben sei fratelli e due sorelle, tutti minatori. Trascorrerà tutta la vita nel suo paesino natale, lavorando come minatore in un giacimento di carbone.
La storia di Alija diventa leggenda il 24 luglio del 1949, in una cava di carbone conosciuta con il nome di “trincea del comandante Putnik”. Quel giorno Alija annunciò che insieme alla sua brigata, composta da otto minatori, avrebbe infranto il record di estrazione del carbone detenuto dal minatore russo Aleksej Stahanov, dal quale deriva il termine “stacanovismo”, che nel 1935 in meno di 6 ore di lavoro estrasse 102 tonnellate di carbone. La squadra di Alija riuscì nell’impresa ed estrasse ben 152 tonnellate di carbone, ovvero 253 carrelli carichi, in sole 8 ore di lavoro. Tale quantità, superiore del 215% rispetto la norma, rappresentò il record mondiale. Inoltre, appena un anno prima, la Jugoslavia era stata espulsa dal Cominform e l’impresa di Alija offrì un motivo di vanto per Tito nei confronti dell’Unione Sovietica di Stalin.

Alija Sirotanović fu insignito del titolo di “eroe del lavoro socialista“, un ordine in cui rientrarono ben 114 lavoratori jugoslavi che si distinsero per le proprie capacità lavorative. Come detto, l’impresa di Alija rappresentò una sfida verso l’Unione Sovietica che con il movimento stacanovista aveva introdotto un’importante rivoluzione nel mondo del lavoro manuale, basato sull’aumento della produttività individuale accompagnato dall’introduzione di nuove tecniche di lavoro, considerato come il fiore all’occhiello dell’efficacia del sistema del lavoro socialista.

L’esempio di Alija verrà seguito a ruota da molti suoi colleghi bosniaci e il suo record verrà battuto più volte senza tuttavia scomparire dalla memoria collettiva jugoslava. Una particolarità della sua storia è l’estrema umiltà con cui Alija affrontò l’intera faccenda. Sarà proprio la sua umiltà a far divenire la sua persona e la sua impresa un’icona jugoslava in grado di ispirare innumerevoli aneddoti che faranno somigliare la sua storia ad un’autentica leggenda.

Tra gli aneddoti più curiosi ci sono quelli relativi ai diversi incontri con Tito. In una di queste occasioni, il maresciallo gli chiese se avesse qualche desiderio particolare, al ché Alija rispose “una pala più grande, per poter estrarre ancora più carbone”. In un’altra occasione, invece, alla possibilità di scegliere l’auto che più desiderasse l’umile Alija si accontentò di una “Fićo”, la vettura jugoslava più popolare dell’epoca, basata sul modello della Fiat 600.

Alla figura di Alija Sirotanović è stata anche dedicata la canzone Srce Ruke Lopata del famoso gruppo Zabranjeno Pušenje. Mentre tutt’oggi tra i minatori bosniaci la pala usata in miniera viene chiamata “sirotanovićka” in onore al loro leggendario collega.

Nel 1987, in piena crisi economica, ed un anno dopo la rimozione dell’ordine degli eroi del lavoro socialista, il volto di Alija verrà riprodotto sulle nuove banconote da 20.000 dinari salvo poi essere sostituito due anni più tardi a causa dell’emissione delle nuove banconote voluta dalle riforme del governo di Ante Marković per far fronte all’inarrestabile inflazione.

Alija Sirotanović morirà nel 1990 – quando anche il paese per cui aveva tanto faticato si avviava alla fine – dopo essersi ritirato nel suo villaggio natale, dove trascorse gli ultimi anni di vita con una pensione molto bassa e dopo aver rifiutato anche l’offerta di un appartamento in una vicina cittadina.

Chi è Giorgio Fruscione

Giorgio Fruscione è Research Fellow e publications editor presso ISPI. Ha collaborato con EastWest, Balkan Insight, Il Venerdì di Repubblica, Domani, il Tascabile occupandosi di Balcani, dove ha vissuto per anni lavorando come giornalista freelance. È tra gli autori di “Capire i Balcani occidentali” (Bottega Errante Editore, 2021) e ha firmato due studi, “Pandemic in the Balkans” e “The Balkans. Old, new instabilities”, pubblicati per ISPI. È presidente dell’Associazione Most-East Journal.

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