Papa Francesco incontra il Patriarca Kirill

Il Papa incontra il Patriarca di Mosca. Chi sono e in cosa credono gli ortodossi?

Papa Francesco ed il Patriarca di Mosca Kirill, capo della Chiesa ortodossa russa, si incontrano a Cuba il 12 febbraio. Un incontro che si attende da quasi mille anni e che ha richiesto lunghi mesi di preparazione. Già, perché è ben di più di un incontro tra due religiosi, ma rappresenta il ravvicinarsi della Chiesa cattolica e di quella russa ortodossa.
L’incontro durerà due ore e avrà come cornice l’aeroporto dell’Avana, luogo sufficientemente lontano dalle aree europee in cui lo scontro tra le due Chiese è ancora in atto.
Un evento che era stato cercato da Giovanni Paolo II e ancora di più da Benedetto XVI, ma che solo un Papa come l’attuale, meno teologo e più pratico, è stato in grado di organizzare, probabilmente favorito dal Presidente russo Vladimir Putin.

Chiesa ortodossa, Chiesa cattolica. Da dove derivano?

Trattasi di Cristiani, ma con tradizioni e riti religiosi diversi. Nonostante le liturgie si differenziassero già notevolmente, lo “Scisma d’Oriente”, che gli Ortodossi definiscono “Scisma dei Latini” o “d’Occidente”, avvenne nel 1054 quando una delegazione pontificia guidata dal cardinale Umberto di Silvacandida depositò sull’altare di Santa Sofia, a Costantinopoli, la bolla di scomunica da parte del Papa Leone IX nei confronti di Michele I Cerulario, Patriarca di Costantinopoli. I contrasti erano teologici, ma anche per questioni di potere: in seguito alla caduta dell’Impero romano d’occidente il vescovo di Roma vedeva intaccata la propria supremazia rispetto agli altri patriarcati cristiani di Costantinopoli, Gerusalemme, Antiochia, Alessandria d’Egitto. Michele I si rifiutò di accettare le direttive che il Papa gli destinava, e così fu scontro frontale.

E la Chiesa ortodossa russa, che cosa c’entra?

A dire il vero poco o nulla in principio. Essa nasce sottoposta al Patriarcato di Costantinopoli, per scelta di Vladimir Principe di Kiev, nel 988. Convertendosi per questioni politiche più che di fede, obbligò le popolazioni a lui sottomesse della Rus’ di Kiev (parti delle attuali Ucraina, Bielorussia, Polonia, Belarus, Lituania, Estonia, Lettonia, Russia europea) a battezzarsi in massa. Lentamente il centro politico e spirituale si spostò a Mosca, che nel 1589 divenne sede di patriarcato e che si aggiunse ai quattro fino ad allora esistenti.

Da allora il Patriarcato di Mosca ne ha fatta di strada, anche per merito dei sovrani di Russia che lo hanno quasi sempre difeso e spesso utilizzato come braccio spirituale da utilizzare a scopi politici. Oggi quasi i due terzi degli oltre 200 milioni di Ortodossi si trovano proprio lì.

Chiesa “Uniate”: la Chiesa greco-cattolica ucraina e quella rutena

Tra i tanti punti di attrito tra la Chiesa cattolica e quella ortodossa russa ci sono gli Uniati, ovvero popolazioni cristiane che seguivano il rito bizantino e che nel tempo, pur mantenendo la propria liturgia, hanno accettato la supremazia del vescovo di Roma venendo spesso considerati dei veri e propri traditori agli occhi di Mosca.

A seguito dell’Unione di Brest del 1596 venne raggiunto un compromesso nei territori del Regno di Polonia e del Granducato di Lituania con le popolazioni slave di rito greco-ortodosso (principalmente gli abitanti dell’attuale Galizia): fu loro permesso di mantenere i propri rituali promettendo obbedienza a Roma, dando così vita alla Chiesa greco-cattolica ucraina. Simile sorte per gli ortodossi della Rutenia subcarpatica e della Transilvania che assoggettati al Regno d’Ungheria nel corso del XVII secolo accettarono il primato del Papa mantenendo il rito orientale.

Chiese ortodosse: tutte per una, una per tutte. Forse.

Nella Chiesa cattolica c’è il Papa e lui, in teoria, comanda su tutto e tutti.
Nella Chiesa ortodossa invece ci sono diverse chiese autocefale ed autonome che, pur essendo ufficialmente in comunione reciproca, hanno al loro vertice patriarchi che spesso non si sopportano. C’è il patriarca di Costantinopoli, al quale è riconosciuta una forma di superiorità onorifica. Ci sono poi i Patriarcati di Antiochia, Gerusalemme, Alessandria d’Egitto e Mosca. C’è poi la Chiesa ortodossa bulgara, georgiana, serba e rumena. Ci sono poi chiese “nazionali” in polemica con quelle “ufficiali”, come nel caso del Patriarcato di Kiev, non riconosciuto da Mosca, oppure la Chiesa ortodossa del Montenegro e della Macedonia, entrambe rivendicate dalla Chiesa ortodossa serba. Un gran guazzabuglio insomma…

E la teologia, che c’azzecca?

Se si entra in una chiesa ortodossa saltano agli occhi alcune differenze dalle chiese di rito cattolico. Funzioni più lunghe e cantate, fedeli rigorosamente in piedi, segni della croce invertiti e fatti tre volte, iconostasi, celebrante che raramente si rivolge ai fedeli. Tutte cose superabili, agli occhi della gente comune.
Tuttavia alcune divergenze hanno portato a guerre a suon di scomuniche. Per esempio il celibato ecclesiastico, che per la Chiesa ortodossa non è obbligatorio se non per chi, detto semplicemente, vuole far carriera e aspira ad essere ordinato vescovo. Oppure il pane per l’eucarestia che è lievitato e non azzimo come per il rito cattolico. Ma sono i dogmi che rappresentano i punti di maggiore contesa: per gli Ortodossi l’immacolata concezione non è veritiera, lo Spirito Santo procede dal Padre e non dal Figlio (al massimo attraverso di lui), e l’infallibilità papale è una bufala, poiché egli non è il vicario di Dio in terra ma un vescovo primus inter pares.

Il potere logora chi non ce l’ha

Che si tratti anche (o soprattutto…)di scontro di potere non c’è alcun dubbio. La supremazia del Papa non è mai stata digerita in oriente, e per una riconciliazione, improbabile al momento, sembra più una questione di gerarchie rispetto a questioni teologiche e dogmatiche. Non è un caso che il Papa si sia riavvicinato con il Patriarcato di Costantinopoli, avendo perso quest’ultimo parte del suo potere politico: è infatti del 1964 il primo incontro tra i due capi delle rispettive Chiese, Paolo VI e Atenagora I, e dell’abrogazione delle reciproche scomuniche.

Con il Patriarcato di Mosca la musica è diversa poiché lo scontro per accaparrarsi fedeli ed il tentativo di aumentare l’influenza in aree di interesse comuni è oggi forte più che mai.
Di certo l’incontro non avrebbe potuto avvenire se lo stesso Vladimir Putin non ne fosse stato a conoscenza e avesse, in qualche modo, avallato l’evento. La Chiesa ortodossa russa è allineata con il Cremlino e non sarebbe strano se proprio quest’ultimo avesse spinto per un incontro proprio ora alla luce dell’isolamento internazionale, soprattutto a causa della crisi ucraina.

Chi è Pietro Rizzi

Dottorando in Relazioni Industriali presso l’Università degli Studi di Bergamo, collabora con l’OSCE/ODIHR come osservatore elettorale durante le missioni di monitoraggio in Est Europa. Redattore per East Journal, dove si occupa di Ucraina, Est Europa e Caucaso in generale. In passato è stato redattore ed art director del periodico LiberaMente, e si è a lungo occupato di politica come assistente parlamentare e consulente giuridico per comitati referendari. Ha risieduto, per lavoro e ricerca, a Kiev e Tbilisi.

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