MACEDONIA: Elezioni /4 – Verso il voto tra grandi tensioni

di Matteo Zola

Macedonia al voto anticipato, la piccola repubblica balcanica sorta dal disfacimento della Jugoslavia non trova ancora un equilibrio. La crisi politica in atto si trascina da mesi: il partito socialdemocratico, Sdsm, all’opposizione, guidato da Branko Crvenkovski – già presidente della Repubblica e due volte premier – aveva già da tempo abbandonato il Parlamento lamentando un deterioramento della democrazia durate l’esecutivo guidato da Gruevski. Quest’ultimo, primo ministro dal 2009, si è trovato sempre più isolato. A boicottare il Parlamento è stato anche il principale partito d’opposizione albanese, il Dpa (Partito democratico degli albanesi).

Anche all’interno della maggioranza non mancavano tensioni tra il Vmro, il partito di Gruevski, espressione di una destra nazionalistica (Vmro significa infatti ‘Organizzazione rivoluzionaria interna macedone’, già nome del movimento di liberazione nazionale che ad inizio Novecento combattè contro il dominio ottomano) e il Dui (Unione democratica degli albanesi, partito sorto dalle ceneri dell’Uck in salsa macedone che, nel 2001, combatté una fulminea guerra civile in nome della liberazione degli albanesi di Macedonia). Questi due partiti, insieme al governo, erano però ormai giunti ai ferri corti a causa delle relative politiche etno-nazionalistiche.

Il 14 aprile il parlamento ha sancito il proprio scioglimento e il giorno successivo è stato annunciato ufficialmente il voto anticipato, fissato per il 5 giugno.

L’atmosfera in Macedonia è ora piuttosto tesa. Come riportato da Osservatorio Balcani, Ljube Boskovski, leader di “Uniti per la Macedonia”, ex membro del Vmro ed ex imputato (assolto) al tribunale dell’Aja, ha lanciato una campagna sotto lo slogan “Libertà o morte”. E’ il motto del vecchio Vmro, quello che si batté contro gli ottomani, ma che oggi suona piuttosto tetro. La situazione non è molto diversa nel campo albanese, diviso tra “indipendentisti” e “integrazionisti”. Il Dui, guidato da Ali Ahmenti, e il Dpa, di Menduh Thaci, nell’ultimo giorno della legislatura si sono scambiati pesanti accuse.

La situazione macedone è gravemente tesa per diversi motivi: la crisi politica è frutto di una polarizzazione che ha radici nella guerra civile del 2001 e, più in generale, nella peculiare composizione etnica della Macedonia che vede serbo-macedoni, bulgaro-macedoni e albanesi (quindi ortodossi e musulmani) gli uni contro gli altri. Una contrapposizione interna, anche piuttosto strumentale, che risponde alle brame estere: Serbia e Bulgaria non hanno smesso di guardare alla Macedonia come propria “sfera d’influenza”. C’è poi la questione della Grecia che da anni blocca qualsiasi processo di adesione all’Ue disputando alla piccola e travagliata repubblica balcanica il nome stesso di “Macedonia” che Atene rivendica esclusivo appannaggio della sua regione settentrionale. Il nome ufficiale della Macedonia è infatti Fyrom, un acronimo che sta per “Former Yugoslavia republic of Macedonia”.

Le elezioni del 2009 seguirono il disastro del summit di Bucarest. Da quel summit uscì la tragica sentenza che vedeva la Macedonia esclusa dalla Nato a causa, ancora una volta, del veto greco. Ad oggi Skopje non è ancora un membro del patto atlantico. Le elezioni del 2009 furono funestate da incidenti tra cui scontri a fuoco tra militanti dei diversi partiti.

Una situazione molto complessa per un così piccolo Paese. E proprio per questo ancor più interessante, almeno crediamo, per un lettore “occidentale” cui poco o nulla da quelle terre giunge. East Journal si propone di seguire le elezioni politiche macedoni con una serie di focus che precederanno il voto e con analisi dei risultati a urne chiuse.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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