UCRAINA: Si dimette il ministro dello sviluppo economico, anche Poroshenko è sotto accusa

Sono giorni di tensione a Kiev. Con una mossa improvvisa e inattesa il Ministro dello Sviluppo economico, Aivaras Abromavičius, ha riposto nelle mani del Parlamento il proprio mandato. In un clima in cui il Consiglio dei Ministri è continuamente messo sotto accusa dalla Verkhovna Rada e dall’opinione pubblica, le dimissioni di quello che era considerato uno dei riformatori del nuovo corso politico aprono imprevedibili scenari per il futuro della maggioranza.

Affondo contro il presidente

Le dimissioni di Abromavičius, però, colpiscono non tanto per la mossa inattesa, quanto per le durissime parole indirizzate nei confronti del Presidente. Le sue dimissioni, secondo quanto dichiarato durante la conferenza stampa, sono frutto “di una chiara attività di ostruzione verso ogni tipo di riforma sistemica”, portata avanti alle sue spalle per “decidere importanti questioni nazionali negli interessi esclusivi di determinate persone”. Parole già chiare, divenute cristalline quando Abromavičius ha pronunciato il nome di Igor Kononenko, amico e partner in affari di Poroshenko, nonché vice segretario del gruppo parlamentare del suo partito. Kononenko avrebbe fatto pressioni sul Ministro per inserire persone a lui vicine nei posti chiave di alcune imprese statali. Un duro colpo per il Presidente che, secondo recenti sondaggi dell’istituto Gallup, avrebbe perso gran parte del suo consenso che si attesta ora intorno al 17%, ben al di sotto anche del rating di Yanukovich (con le dovute proporzioni considerando la mutata situazione politica) prima delle proteste di Maidan.

Un anno con pochi risultati

Abromavičius è uno dei tre ministri ucraini di origine straniera, insieme a Natalia Yaresko (Ministro delle finanze) e Aleksandre Kvitashvili (Ministro della sanità), chiamati a portare avanti il difficile processo di riforme. Compito che si è ben presto dimostrato anche più arduo del previsto a causa della cronica corruzione e di numerosi intrighi politici. Abromavičius è così finito non solo sotto pressione dell’opinione pubblica, insoddisfatta dei scarsi risultati del suo ministero, ma anche sotto il tiro incrociato del Parlamento. Già a fine novembre il gruppo parlamentare “Vosrozhdenie” (Rinascita), vicino all’oligarca Kolomoisky, aveva presentato una richiesta formale per le sue dimissioni.

Le reazioni

Non si sono fatte attendere le reazioni politiche. Spiazzato, il Presidente ha affidato il compito di indagare la veridicità delle dichiarazioni del Ministro alla Procura anti-corruzione, cercando intanto di ricomporre l’evidente spaccatura all’interno del proprio partito. Yatseniuk dal canto suo ha provato a dimostrare una, solo apparente, solidità nelle file del governo, premendo per il ritorno degli altri quattro ministri dimissionari nelle ultime settimane.

Già piuttosto critica da diversi mesi, è apparsa apertamente contrariata la posizione dei partner occidentali. L’ambasciatore americano Pyatt, in una nota congiunta insieme ad altri colleghi, si è detto molto preoccupato per la situazione e “profondamente deluso per le possibili dimissioni di Abromavičius”. Contrariata anche la reazione del FMI che, attraverso Christine Lagarde, ha messo in discussione le promesse del governo sulla lotta alla corruzione. La nuova tranche del finanziamento del Fondo, pari a circa 4 miliardi di dollari, sembra ora a rischio.

Crisi di governo e nuove elezioni?

Le dimissioni del Ministro, che con ogni probabilità non saranno accettate dal Parlamento prima della riunione straordinaria per valutare l’operato del governo a metà febbraio, rappresentano un altro duro colpo per Yatseniuk, già messo sotto costante pressione. Lo scandalo si inserisce, infatti, in un serrato dibattito politico sull’operato del governo e sulla galoppante corruzione al suo interno. Ma non è tutto. Secondo alcune indiscrezioni riportate da Ukrainska Pravda, Abromavičius, alla vigilia delle sue dichiarazioni, avrebbe incontrato Mikhail Saakashvili, che proprio in previsione di una possibile crisi di governo e in vista di elezioni anticipate sta cercando di costituire una propria forza politica.

Quello che sembra inevitabile nell’immediato è che Poroshenko cercherà di forzare la costituzione di una nuova squadra di governo tenendo in qualche modo in piedi, almeno per il momento, l’attuale coalizione. Il problema principale sarà rappresentato dalla figura del Primo Ministro, posizione che Yatseniuk continua a voler mantenere anche al costo di affrontare una crisi politica che rischia di bloccare definitivamente il lavoro della maggioranza, già sfilacciata dalle dure prese di posizione dei partiti Patria di Yulia Tymoshenko e Samopomich di Sadovy. Una soluzione che non potrà comunque durare a lungo. Nuove elezioni, dal risultato imprevedibile, si stagliano sempre più all’orizzonte.

Chi è Oleksiy Bondarenko

Nato a Kiev nel 1987. Laureato in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso l'Università di Bologna (sede di Forlì), si interessa di Ucraina, Russia, Asia Centrale e dello spazio post-sovietico più in generale. Attualmente sta svolgendo un dottorato di ricerca in politiche comparate presso la University of Kent (UK) dove svolge anche il ruolo di Assistant lecturer. Il focus della sua ricerca è l’interazione tra federalismo e regionalismo in Russia. Per East Journal si occupa di Ucraina e Russia. Collabora anche con Osservatorio Balcani e Caucaso.

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