TURCICA: I turchi nella storia. Una nuova rubrica di East Journal

In una vasta area geografica a cavallo tra l’Europa e l’Asia è diffuso un insieme relativamente omogeneo di popolazioni, legate tra loro da tradizioni e pratiche culturali comuni, ma soprattutto dalla lingua. Caratteristica principale di questi popoli è infatti quella di parlare idiomi appartenenti al gruppo linguistico turco.

Per prima cosa è importante avvertire il lettore riguardo alle conseguenze di tale prospettiva. Partendo da queste premesse, è evidente che raccontare la storia dei turchi sia molto diverso dal raccontare la storia della Turchia. Quando le prime tribù turcomanne giunsero in Anatolia alla fine dell’XI secolo, la cultura turca aveva già alle spalle una storia millenaria. I turchi dell’Anatolia – che nel territorio dell’attuale Turchia hanno per altro sempre convissuto con genti non turche – sono solo uno tra i tanti popoli di stirpe turca che sono esistiti nell’arco dei secoli e che tutt’ora vivono tra l’Europa e l’Asia. Le vicende che portarono alla formazione del paese che oggi chiamiamo Turchia costituiscono dunque soltanto un episodio, per quanto significativo, di una storia molto più lunga e complessa.

Altra prospettiva errata è quella che associa l’identità turca in modo esclusivo alla religione islamica. La civiltà turca ha radici molto anteriori alla nascita stessa dell’Islam, che anche in seguito si affermò nelle steppe eurasiatiche in modo progressivo e non sempre facile. I turchi, che in principio possedevano delle proprie credenze religiose originali, vissero un percorso religioso complesso. Nei diversi momenti del loro lungo viaggio attraverso l’Eurasia si avvicinarono a tutte le principali tradizioni religiose dell’Europa e dell’Asia, e solo al termine di questo affascinante itinerario spirituale la conversione all’Islam si affermò come la tendenza prevalente – seppure mai esclusiva – all’interno del mondo turco. Ancora oggi tra i popoli di lingua e cultura turca vi sono gruppi consistenti di cristiani e perfino di pagani, e la religione non ha mai avuto alcun ruolo nel definire chi è turco e chi non lo è.

Vi è ancora un altro punto che è essenziale chiarire in via preliminare. Storicamente non è mai possibile parlare al singolare di un “popolo turco”, ma di “popoli turchi”. In nessun momento della loro storia i turchi hanno costituito nel loro insieme una sola entità politica, culturale, religiosa o etnica. Il panturchismo, cioè il desiderio di unire tutti i turchi in un’unica realtà politica e nazionale, appartiene al mondo delle ideologie – legittime o illegittime che siano – al pari del panslavismo o del panarabismo. Nella realtà sono esiste molte popolazioni, distinte tra loro ma unite da un profondissimo retroterra linguistico, culturale e folkloristico. Il mondo turco può essere raffigurato come un grande albero il cui tronco rappresenta il comune patrimonio turco, mentre i rami e le foglie gli innumerevoli gruppi e sottogruppi etnici e nazionali.

Questi popoli, che vengono chiamati “turchi” e sono stati sempre consapevoli di essere tali, sono i protagonisti della storia che ci accingiamo a raccontare. Una storia scritta nei secoli da guerrieri e da mercanti, fatta di modesti accampamenti nomadi e di grandissime città, dove atrocità e violenze divenute proverbiali hanno coesistito con le arti e le lettere più raffinate. Per circa duemila anni i turchi sono stati tra i protagonisti costanti delle vicende asiatiche ed europee, imprimendo un’impronta profondissima nella storia del mondo.

Si scorgono i primi turchi tra quei potenti nomadi delle steppe che costrinsero la Cina a costruire la Grande Muraglia, e terrorizzarono il mondo tardo-romano al punto da apparire creature venute dall’inferno per punire i cristiani delle loro mancanze verso Dio. I loro discendenti avrebbero fondato imperi di abbagliante splendore, destinati a dominare per secoli uno spazio esteso dall’Europa centrale fino alle Indie. I protagonisti di questa storia portano nomi altisonanti che appartengono alla leggenda – Attila, Tamerlano, Solimano – e non hanno mai smesso di stimolare la fantasia di artisti e scrittori dell’Occidente e dell’Oriente. La vicenda dei turchi è infatti una delle più grandi avventure che l’umanità abbia scritto nel corso dei millenni.

Chi è Carlo Pallard

Carlo Pallard è uno storico del pensiero politico. Nato a Torino il 30 aprile del 1988, nel 2014 ha ottenuto la laurea magistrale in storia presso l'Università della città natale. Le sue principali aree di interesse sono la Turchia, l'Europa orientale e l'Asia centrale. Nell’anno accademico 2016-2017 è stato titolare della borsa di studio «Manon Michels Einaudi» presso la Fondazione Luigi Einaudi di Torino. Attualmente è dottorando di ricerca in Mutamento Sociale e Politico presso l'Università degli Studi di Torino. Oltre all’italiano, conosce l’inglese e il turco.

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