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CROAZIA: Formato il governo, ecco la squadra di Tim

A più di due mesi dallo svolgimento delle elezioni politiche, la Croazia ha ufficialmente un nuovo governo. Dopo una seduta fiume, nella serata del 22 gennaio il Parlamento di Zagabria ha votato, con 83 voti a favore, la fiducia alla compagine presentata dal nuovo primo ministro, Tihomir Orešković. Manager dell’industria farmaceutica, lontano fino ad ora dalla scena politica, Orešković si è presentato in aula con delle slide PowerPoint per illustrare, con il suo croato non pulitissimo (ha vissuto per anni in Canada), il piano del governo. Tutta l’attenzione era però per la lista dei ministri, presentata all’ultimo momento, al termine di estenuanti trattative tra i due principali partiti della coalizione, l’Unione Democratica Croata, HDZ, e l’alleanza delle Liste indipendenti, MOST.

Proprio l’affermarsi di una nuova forza come MOST alle elezioni dell’8 novembre e l’impossibilità di formare un esecutivo senza di questa, aveva creato uno stallo per la formazione del governo. Solo poco prima di Natale si è arrivati all’accordo, che ha portato alla nascita di una coalizione di centrodestra: è la prima volta nella storia della Croazia che al governo va una coalizione così eterogenea e non monopolizzata da un solo partito. La squadra presentata da Orešković è stata nominata dallo stesso primo ministro la “Tim’s Team” (dal suo soprannome, Tim), proprio a voler sottolineare che è stato lui l’arbitro delle scelte. In realtà, il gioco delle cariche è stato un affare tra i due partiti alleati: non è un caso che i due vicepresidenti sono proprio i leader di HDZ e MOST, Tomislav Karamarko, ex capo dei servizi segreti, e Božo Petrov, psichiatra, sindaco di un comune della Dalmazia, semisconosciuto alla politica nazionale fino alle ultime elezioni.

La squadra dei ministri si caratterizza per la presenza di volti nuovi e giovani, ma anche per un’evidente sotto-rappresentanza delle donne, solo 3 sui 20 ministri totali. MOST ha ottenuto 6 Ministeri, interni, giustizia, economia, agricoltura, amministrazione pubblica e ambiente, settori considerati cruciali per portare avanti le riforme che il partito ritiene necessarie al Paese. I restanti 14 posti sono spettati alla Coalizione Patriottica guidata dall’HDZ, che torna così al potere dopo quattro anni all’opposizione. Tra i nomi provenienti dal principale partito del centrodestra alcuni hanno subito sollevato critiche. In particolare, sono state molto discusse la nomina al Ministero delle Finanze di Zdravko Marić, manager del più grande gruppo croato, l’Agrokor (azienda più volte al centro di inchieste riguardanti il processo di privatizzazione degli anni’90), e la scelta al Ministero per i Veterani di Mijo Crnoja, che ha dichiarato la volontà di creare un registro dei “traditori” della Patria croata, intesi come coloro che non sostennero la guerra negli anni’90. Le maggiori polemiche sono montate però sul nuovo Ministro della Cultura, Zlatko Hasanbegović, storico dell’Istituto di Scienze Sociali Ivo Pilar, che in alcune recenti dichiarazioni aveva definito l’antifascismo un “luogo comune” senza alcun fondamento nel testo costituzionale e che avrebbe fatto parte del Movimento croato di Liberazione, fondato dal leader degli Ustaša Ante Pavelić. L’interessato ha smentito tale appartenenza, ma ha anche voluto sottolineare come l’antifascismo fosse l’ideologia della Jugoslavia Titoista, rea a suo dire di aver negato la libertà al popolo croato.

Aldilà di queste polemiche, però, il vero interrogativo riguarda la capacità di una coalizione così inedita di reggere alle sfide del governo. Secondo molti, Orešković non sarà primo ministro per tutta la durata della legislatura, ma per il tempo necessario a portare avanti le riforme più complesse. Questo potrebbe riaprire presto le trattative politiche e lasciare il governo in balia dei difficili equilibri tra le due forze principali, un quadro che la Croazia non può sicuramente permettersi.

Chi è Riccardo Celeghini

Laureato in Relazioni Internazionali presso la facoltà di Scienze Politiche dell'Università Roma Tre, con una tesi sui conflitti etnici e i processi di democratizzazione nei Balcani occidentali. Ha avuto esperienze lavorative in Albania, in Croazia e in Kosovo, dove attualmente vive e lavora. E' nato nel 1989 a Roma. Parla inglese, serbo-croato e albanese.

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