KOSOVO: Lacrimogeni in parlamento, tutti contro l’autonomia delle municipalità serbe?

Negli ultimi due mesi, in sei diverse occasioni, i partiti di opposizione hanno usato gas lacrimogeni nel Parlamento del Kosovo e manifestazioni violente fuori dall’assemblea contro la delimitazione del confine tra Kosovo e Montenegro e la creazione di un’associazione delle municipalità serbe, prevista dagli ultimi accordi di dialogo tra Kosovo e Serbia.

Il numero dei deputati dell’opposizione arrestati per aver lanciato gas lacrimogeni è arrivato a dieci: Donika Kadaj–Bujupi, Albin Kurti, Haxhi Shala, Fisnik Ismaili, Smajl Kurteshi, Albulena Haxhiu, Faton Topalli, Time Kadriaj,  Teuta Haxhiu e Glauk Konfjuca. Si aspetta anche l’arresto di altri due deputati, Besa Baftiu e Pal Lekaj, che ieri hanno lanciato due gas lacrimogeni. Questo rende il Kosovo il paese della regione con il maggior numero di deputati arrestati e rischia di delegittimare il parlamento stesso. Dopo la votazione del bilancio di previsione i due capi dei partiti di maggioranza, il premier Isa Mustafa del LDK e il ministro degli Esteri Hashim Thaci del PDK, si sono recati al palazzo del Presidente Jahjaga per protestare contro l’occupazione violenta dell’assemblea.

Tra gli arresti eccellenti c’è Albin Kurti fondatore e uno dei leader del movimento Vetëvendosje (Autodeterminazione) che ha lanciato diverse volte gas lacrimogeni contro i suoi colleghi.

Come ha scritto il collega Gialuca Samà, non è la prima volta che in Kosovo le opposizioni scendono in piazza e organizzando manifestazioni violente. Vetevendosje (Autodeterminazione), guidato da Visar Ymeri, e l’AAK dell’ ex primo ministro Ramush Haradinaj (Alleanza per il Futuro del Kosovo) dicono che il governo ha negato un dibattito sugli accordi stipulati con la Serbia per normalizzare le relazioni. Secondo la “Zajednica”, l’associazione dei comuni serbi, le aree a maggioranza serba avrebbero una limitata autonomia su questioni locali e potranno ricevere alcuni finanziamenti da Belgrado. Questo ha fatto suonare un campanello d’allarme per le maggioranza albanese del Kosovo, che teme una divisione rovinosa, simile alla Bosnia.

La Corte Costituzionale del Kosovo ha deciso di sospendere l’attuazione dell’accordo con la Serbia fino al 12 gennaio 2016. La Corte ha sospeso l’accordo in primo luogo per calmare la situazione e permettere il ritorno al dialogo fra maggioranza e opposizione in Kosovo. Ma il governo guidato dal premier Isa Mustafa insiste sul fatto che la normalizzazione delle relazioni con la Serbia sia l’unica strada percorribile.

L’accordo è fortemente sostenuto dall’UE e dagli Usa. In una recente visita a Pristina, il segretario di Stato statunitense John Kerry ha dato supporto al processo di normalizzazione dei rapporti tra Pristina e Belgrado facilitato dall’Unione Europea, condannando allo stesso tempo l’uso della violenza da parte dell’opposizione politica kosovara. Per essere più chiaro il segretario di Stato Kerry ha detto: “Gli Stati Uniti hanno investito molto sul Kosovo, e non sosterrebbero mai un accordo che metta a rischio la sovranità, l’indipendenza e la stabilità del paese”. In questi giorni anche l’Albania si è mossa per facilitare il dialogo. Il presidente del Parlamento, Ilir Meta, ha visitato Pristina per conciliare maggioranza e opposizione, per trovare una soluzione attraverso il dialogo.

Tuttavia, alcuni giornalisti di Pristina scrivono che la “crisi del parlamento” è solo un artificio per allontanare l’istituzione del Tribunale speciale sui crimini commessi dai membri dell’UCK, l’Esercito di liberazione del Kosovo.

Chi è Lavdrim Lita

Giornalista albanese, classe 1985, per East Journal si occupa di Albania, Kosovo, Macedonia e Montenegro. Cofondatore di #ZeriIntegrimit, piattaforma sull'Integrazione Europea. Policy analyst, PR e editorialista con varie testate nei Balcani. Per 4 anni è stato direttore del Centro Pubblicazioni del Ministero della Difesa Albanese. MA in giornalismo alla Sapienza e Alti Studi Europei al Collegio Europeo di Parma.

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