CURVA EST #8: URSS, Kurdistan, Serbia. Tensioni politiche.

Curva Est è la nostra selezione settimanale di articoli e letture a tema sportivo, centrati sull’est Europa, ma non solo. Un compendio di tutto quello che abbiamo ritenuto valga la pena di leggere, a cura della redazione sportiva di East Journal, tra storie, approfondimenti e curiosità.

L’URSS e Pinochet

Pinochet’s Coup d’État and How the Soviet Union Missed the 1974 World Cup
Toke Møller Theilade
10 novembre 2015, Russian Football News

Perché l’Unione Sovietica, con una squadra promettentissima che comprendeva tra gli altri Oleg Blochin, non si qualificò per la Coppa del Mondo del 1974? Quando i sovietici si trovarono a dover ospitare il Cile per il play-off di qualificazione era il 26 settembre 1973, quindici giorni dopo il colpo di stato ordito da Augusto Pinochet, che costò la vita al presidente eletto Salvador Allende, oltre che a migliaia di simpatizzanti di sinistra, molti dei quali imprigionati e torturati all’Estadio Nacional di Santiago. L’incontro di andata a Mosca terminò in un pareggio a reti bianche, ma il PCUS non ritenne sostenibile moralmente la possibilità di disputare un incontro ufficiale in uno stadio sporco di sangue. Un appello rispedito al mittente dalla FIFA dopo un’ispezione, esito che portò al ritiro dell’Unione Sovietica e alla qualificazione automatica del Cile alla Coppa del Mondo. La partita, in qualche modo, si giocò comunque: scese in campo solo una squadra e, al fischio dell’arbitro, i giocatori si passarono la palla fino a segnare nella porta vuota di fronte a 18.000 spettatori. L’articolo di Theilade non ne parla, ma tra i giocatori coinvolti in quella gara fantoccio figurava anche Carlos Caszely, che dopo quell’incontro rifiutò di stringere la mano al dittatore Pinochet e la cui madre fu sequestrata e percossa dalle forze di sicurezza del regime militare. Quattordici anni più tardi, Caszely e la madre avrebbero preso parte alla campagna di propaganda per il “No” al continuismo nel referendum nazionale che avrebbe portato alla convocazione delle prime elezioni presidenziali e parlamentari democratiche in 18 anni.

Quando il Kurdistan mise la Vecchia Signora in difficoltà

La patata bollente Öcalan e la partita della Juventus
Federico Greco
31 ottobre 2015, Calcio Romantico

I ragazzi di Calcio Romantico raccontano di una gara particolare, una Galatasaray-Juventus della fase a gironi della Champions League 1998/99. Una partita disputata sullo sfondo della crisi diplomatica tra Italia e Turchia relativa all’estradizione del leader del PKK curdo Abdullah Öcalan, atterrato a Roma su iniziativa di Rifondazione Comunista due settimane prima dell’incontro e destinato a rimanere in Italia per poco più di due mesi, prima di essere arrestato a Nairobi dagli agenti dei servizi segreti turchi. Mentre a Istanbul monta la protesta contro gli italiani, la Juventus chiede invano di spostare l’incontro in campo neutro. La gara verrà rinviata al 2 dicembre, con il dispiegamento di oltre 20 mila agenti, mentre il Beşiktaş deciderà di spostare il derby del 29 novembre per non intaccare la concentrazione del Galatasaray – acerrimo rivale cittadino – per favorire una vittoria contro una squadra italiana. Finirà in pareggio, con la dichiarazione di Umberto Agnelli: «Dovevamo portare qui Bertinotti e poi mandarlo in Kurdistan».

La curiosità

Era stato convocato un po’ a sorpresa e ha stupito tutti: il centrocampista ventunenne ungherese László Kleinheisler è stato convocato da Bernd Stork per la partita della sua nazionale contro la Norvegia nonostante non abbia ancora giocato una partita con il suo club, il Videoton, durante questa stagione. È stato proprio lui a decidere l’incontro, con un gol al 26′.

 

Chi è Damiano Benzoni

Giornalista pubblicista, è caporedattore della pagina sportiva di East Journal. Gestisce Dinamo Babel, blog su temi di sport e politica, e partecipa al progetto di informazione sportiva Collettivo Zaire74. Ha collaborato con Il Giorno, Avvenire, Kosovo 2.0, When Saturday Comes, Radio 24, Radio Flash Torino e Futbolgrad. Laureato in Scienze Politiche con una tesi sulla democratizzazione romena, ha studiato tra Milano, Roma e Bucarest. Nato nel 1985 in provincia di Como, dove risiede, parla inglese e romeno. Ex rugbista.

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