LINGUAE: La lingua curda, all’origine di un popolo

Parlata da circa 25 milioni di persone, la lingua curda è una delle lingua iraniche, insieme al farsi e al pashto. A loro volta le lingue iraniche appartengono al gruppo indo-iranico che è parte della grande famiglia indoeuropea (vedi sotto). Spesso il curdo è erroneamente associato al turco che, invece, non è una lingua indoeuropea e non ha nessuna parentela con il curdo.

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Da dove arriva il curdo?

Il curdo nasce dalla stessa lingua che ha dato origine al moderno farsi e al pashto, ma quando il curdo abbia sviluppato caratteristiche proprie, tali da farne una lingua a se stante, non è certo. L’ipotesi più concreta e condivisa vuole che il curdo si sia sviluppato dal medio persiano, parlato tra il 300 a.C. e il 600 d.C, ovvero nel periodo di tempo che va dalla conquista della Persia da parte di Alessandro Magno fino all’arrivo degli arabi. A quest’epoca risalirebbe la differenziazione tra quelle che sarebbero poi diventate il pashto e il curdo, mentre il medio persiano si sarebbe evoluto nel persiano moderno. Una seconda ipotesi attesta la nascita del curdo molto più indietro nel tempo, tra l’800 a.C. e il 300 a.C., durante l’impero dei medi, popolazione iranica che estese la propria influenza dall’Anatolia all’Afghanistan. Una terza ipotesi va ancora più indietro, trovando nella lingua dei mitanni, antica popolazione iranica (1500 a.C.), la progenitrice della lingua curda.

Tali antiche attestazioni hanno anche un valore squisitamente politico. Se il curdo derivasse realmente dalla lingua dei medi, e non dal medio persiano, allora la sua nobiltà aumenterebbe potendo vantare così antiche origini. Se invece derivasse dalla lingua dei mitanni, ecco che oltre che antica sarebbe “indipendente” quale filiazione autonoma non mediata dal persiano o da altre lingue, e sappiamo quanto l’indipendenza sia un tema centrale della lotta politica curda, una lotta che passa necessariamente anche da aspetti culturali.

Tuttavia non esistono testimonianze scritte del curdo precedenti all’islamizzazione (VII sec. d.C.), nondimeno molti intellettuali e dignitari curdi hanno scritto in arabo o in persiano, le lingue di cultura dell’epoca, senza lasciare tracce di testi in curdo. Il Meshaf Resh, il testo sacro dello yazidismo (religione sincretica professata da circa 300mila curdi), è scritto in una forma arcaica del curdo settentrionale (kurmanji) e rappresenta per questo il più antico testo in una lingua curda.

Chi sono i curdi?

La lingua curda è indoeuropea, ma i curdi chi sono? L’associazione tra stirpe e lingua non può essere ritenuta automatica. Non è certo, cioè, che le popolazioni che cominciarono a parlare la variante del persiano (o del medio, o del mitanno) che sarebbe poi diventato il curdo, fosse effettivamente indoeuropea. Secondo alcuni studiosi i progenitori degli attuali curdi erano popolazioni nomadi di origine altaica poi indoeuropeizzate una volta insediatesi sui monti Zagros, ancora oggi popolati da curdi.

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DISTRIBUZIONE DELLE LINGUE CURDE
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Anche questa chiave di lettura, tuttavia, è il frutto di interpretazioni che non possono disgiungersi da motivazioni politiche. Dopo il 1923 il neonato stato turco prese a definire i curdi quali “turchi di montagna”, rifiutandone l’origine indoeuropea a favore di quella altaica (i turchi sono una popolazione di origine altaica), così da facilitare politiche assimilazioniste.

Gli etnologi hanno avanzato l’ipotesi che i progenitori dei curdi non fossero un popolo unico ma che esso si sia andato formando, attraverso una serie di ondate “iranizzanti” che avrebbero influenzato le genti nomadi delle montagne le quali avrebbero progressivamente sviluppato varianti locali conservatesi grazie al relativo isolamento delle comunità. Queste ultime, attraverso una rete di relazioni economiche, avrebbero sviluppato tratti culturali comuni dando così luogo a una cultura propriamente curda. Questo spiegherebbe, da un lato, la diversità delle lingue curde (tutte derivazioni parallele dall’iranico e non figlie di un “protocurdo”); e il mancato sviluppo di uno stato curdo, dall’altro.

Le molte lingue curde

Non esiste una vera e propria lingua curda, esistono tre varietà di “curdo” evolutesi parallelamente: il kurmanji parlato a settentrione (tra Turchia, Armenia, Kazakhstan), il sorani, parlato nell’area centrale (Iraq e Iran del nord) e il pehlewani, o curdo meridionale, nella provincia di Kermanshah, nell’Iran occidentale. Esistono poi le varianti parlate da alcuni gruppi specifici, come gli zaza e i gorani. Gli zaza si ritengono parte della nazione curda e sono diffusi in Turchia, nell’area tra Dyarbakir e Tunceli. I gorani vivono al confine tra Iraq e Iran, la loro lingua è strettamente imparentata con lo zaza. Il loro nome deriva da gairi, montagna, parola che ha dato esito identico nelle lingua slave dove gora significa, appunto, montagna. Un ulteriore esempio dell’appartenenza del curdo alle lingue indoeuropee.

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Il kurmanji è ormai parlato dall’80% dei curdi, oltre a essere lingua minoritaria riconosciuta in Armenia, e sta soppiantando il sorani, che pure è lingua ufficiale nel Kurdistan turco (accanto all’arabo). Ciascuna di queste varianti rappresenta un elemento identitario imprescindibile per la comunità di parlanti che, tuttavia, si riconoscono parte di una grande nazione curda. Proprio il senso di appartenenza a una comunità più ampia ha spinto gli esperti a parlare di lingua curda, non già per obliterarne le differenze ma per assecondare quello che i parlanti stessi ritengono di essere: tutti curdi, malgrado le differenze.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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