LETTONIA: Rischio isolamento in UE se Riga non accoglierà rifugiati

Sarà sostituito dalla rappresentante lettone presso la UE Ilze Juhansone, il ministro degli interni Kozlovskis, nella riunione dei ministri degli interni della UE che si tiene oggi a Bruxelles e che si occuperà del problema dell’accoglimento dei rifugiati. La Lettonia  non ha ancora una posizione univoca sulla richiesta di allargare la quota dei rifugiati da ospitare nel proprio territorio, e in attesa di una chiara posizione dell’esecutivo, il governo lettone preferisce disertare la riunione di oggi a Bruxelles.

Kozlovskis parteciperà invece agli incontri che il presidente della repubblica Raimonds Vējonis terrà oggi con alcuni dei principali partiti di governo e di opposizione, proprio alla ricerca di una linea comune in parlamento che permetta di superare le divergenze sul tema immigrazione che sono attualmente presenti, sia all’interno della coalizione di governo, sia fra i partiti di opposizione.

Vējonis incontrerà il partito russofono di opposizione Saskaņa, Vienotība, il partito della premier Straujuma che negli ultimi tempi ha dimostrato la maggiore apertura per discutere sull’allargamento della quota dei profughi da accogliere in Lettonia, e ZZS, il partito dei verdi e contadini, a cui appartiene lo stesso capo dello stato Vējonis e che finora si è mostrato fra i più intransigenti sulla questione rifugiati, insieme ai nazionalisti di Visu Latvijai!, il terzo partito della coalizione di governo.

Nei giorni scorsi sia il ministro degli interni Kozlovskis, sia il ministro degli esteri Rinkēvičs (entrambi di Vienotība), avevano cercato di spingere in consiglio dei ministri per una presa di posizione dell’esecutivo favorevole alla richiesta Bruxelles di un ampliamento della quota di rifugiati da accogliere in Lettonia, circa 500 persone in più rispetto alla quota fissata in origine di 250 profughi.

I due ministri temono infatti che un irrigidimento della Lettonia sulla questione rifugiati isoli il paese all’interno della UE, o comunque lo inserisca fra i paesi “cattivi” sul tema profughi. Anche il capo dello stato Vējonis, nonostante la posizione dura del suo partito ZZS, sta premendo perché la Lettonia accolga le richieste di Bruxelles sul piano di accoglienza dei rifugiati. Il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ha parlato ieri con la premier lettone Laimdota Straujuma per preparare la discussione prevista per oggi.

Ieri intanto si è svolta una manifestazione nel parco Esplanāde, nel centro di Riga, in favore dell’accoglienza dei profughi che fuggono dai paesi attualmente in guerra. Lo slogan più citato è stato “Rainis bija bēglis” (Rainis era un profugo), per ricordare come anche il massimo poeta lettone del primo novecento dovette passare periodi molto lunghi della propria vita lontano dalla Lettonia, per sfuggire alla persecuzione della polizia zarista.

La Lettonia rischia l’isolamento nell’UE se si opporrà all’accoglienza dei rifugiati

I ministri degli esteri e dell’interno del governo lettone, RinkēvičsKozlovskis, entrambi di Vienotība, hanno lanciato un ammonimento ai partiti della coalizione di governo: se i partiti della coalizione di maggioranza non troveranno un accordo per aumentare la quota di rifugiati da ospitare in Lettonia nei prossimi mesi, il paese baltico rischia un pericoloso isolamento politico nell’Unione Europea.

Fra i partiti della coalizione di governo, solo Vienotība, che è anche il partito della premier Straujuma, ha dato segnali di apertura e disponibilità per accogliere la richiesta di Bruxelles di un ampliamento della quota di rifugiati da accogliere. Fino ad adesso la quota fissata per la Lettonia è esigua, 250 persone. Bruxelles la vorrebbe aumentare di altre 500 circa, ma gli altri due partiti della coalizione, ZZS e in particolare i nazionalisti di Visu Latvijai! sono contrari.

Il capogruppo di ZZS alla Saeima, Augusts Brigmanis, sostiene che la capacità di accoglienza della Lettonia si esaurisce con l’arrivo dei 250 rifugiati previsto nei prossimi mesi, e non c’è spazio per quote maggiori. Brigmanis aggiunge anche che gli accordi all’interno del governo, sottoscritti a suo tempo dal premier Straujuma, prevedevano una quota di 250 rifugiati come misura una tantum.

Il presidente di Visu Latvijai! Gaidis Bērziņš, oltre ad opporsi ad ogni ipotesi di aumento del numero dei rifugiati da accogliere in territorio lettone, sostiene la necessità di maggiori sforzi in ambito europeo ed internazionale, per la lotta al mercato dell’immigrazione clandestina e per provare a risolvere sul campo le crisi di guerra e gli scenari, motivo principale degli esodi di questi mesi.

La Lettonia rischia però di ritrovarsi isolata nel contesto europeo, dopo le recenti aperture della Germania e con il clima diverso che si respira a Bruxelles, dove la questione dell’accoglienza dei rifugiati è diventata prioritaria.
Proseguire nel rifiuto di accogliere un numero maggiore di rifugiati potrebbe avere gravi conseguenze sul piano diplomatico e politico per il paese baltico, anche perché gli altri due vicini, Lituania ed Estonia stanno assumendo posizioni diverse e più concilianti rispetto al governo lettone.

Proprio i due maggiori ministeri coinvolti nella questione, il ministro degli esteri Rinkēvičs e quello degli interni Kozlovskis, sono quelli che si sono schierati con maggior forza in consiglio dei ministri per spingere l’esecutivo ad aprire alle richieste di Bruxelles. Rinkēvičs spera che all’interno dell’esecutivo prevalga il buonsenso e che la Lettonia si allinei alla maggioranza dei paesi europei sulla questione accoglienza, senza cedere a posizioni populiste che potrebbero a medio lungo termine danneggiare il paese. (p.pantaleo)

La vita di Bashar Yousef a Riga, e il paradosso della reticenza lettone all’accoglienza

Nel 2014 sono state 373 le persone che hanno chiesto asilo politico in Lettonia. Trentaquattro di loro provenivano dalla Siria, e 19 hanno ricevuto uno status di protezione alternativa. Le loro si aggiungono a storie come quella di Bashar Yousef, rifugiato siriano in Lettonia dal 2011. Bashar, cinquantenne, si trovava a Riga per studio nel 2011 quando è scoppiata la guerra in Siria, e ha presto capito che sarebbe stato ben più sicuro per lui non rientrare a Damasco; i suoi genitori e sua sorella, invece, non hanno ancora potuto allontanarsi dalla Siria.

Bashar parla correntemente russo, avendo studiato a Mosca e a Kiev, sta studiando la lingua lettone, e lavora come traduttore e insegnante di arabo, e come facilitatore d’affari tra la Lettonia e i paesi arabi. “Non mi sono mai sentito discriminato qui. Al contraro, sono molto soddisfatto dal livello di cultura e dalle attitudini sociali verso gli stranieri in Lettonia”. Nel 2013 Bashar Yousef ha fondato la ONG EU Syrian Association per promuovere l’integrazione dei siriani in Europa, e nel 2014 ha organizzato un concerto di beneficienza al Duomo vecchio di Riga. Con le sue iniziative, spera di attirare la simpatia dei lettoni verso le sofferenze del suo popolo.

Secondo Alex Cowles, la reticenza dei lettoni ad accettare rifugiati siriani è sintomo di alcuni paradossi politici: “sembriamo ben felici di accettare il sostegno della NATO quando ci sentiamo sotto minaccia, e di incassare i fondi europei quando ci fanno comodo (800.000 euro per l’EXPO2015, a cui neanche partecipiamo!) ma quando l’UE ci chiama a fornire assistenza in cambio di tutti i benefici che riceviamo… dimentichiamo facilmente come 250.000 lettoni e molti altri baltici fossero loro stessi rifugiati durante la seconda guerra mondiale e l’occupazione sovietica.”

“Ma la ciliegina sulla torta – continua Cowles – è che, a dispetto della ferma opposizione lettone ad ogni quota obbligatoria di rifugiati, la nostra popolazione è in calo. Nel 2014, la Lettonia ha perso 15.400 abitanti. E’ un’emorragia che continua ad un tasso allarmante, e tuttavia non sembriamo capaci di accettare più rifugiati.” Dal 1991 la Lettonia ha perso un quarto dei suoi abitanti, 250.000 solo negli ultimi 11 anni, per via tanto dell’emigrazione economica quanto di tassi demografici negativi. (redazione)

 Foto: UNHCR

Chi è Paolo Pantaleo

Giornalista e traduttore, Firenze-Riga. Jau rīt es aiziešu vārdos kā mežā iet mežabrāļi

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