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UNGHERIA: Il Parlamento voterà sull’invio dell’esercito lungo i confini

Il 22 settembre prossimo il Parlamento Ungherese voterà una risoluzione circa l’eventuale concessione dell’autorizzazione necessaria all’esercito per supportare le attività della Rendőrség (la Polizia Ungherese) lungo i confini del paese, così da contrastare il costante flusso di migranti verso l’Ungheria. E’ quanto riportato dall’Agenzia Reuters, in base sulle dichiarazioni di Gergely Gulyás, un deputato di Fidesz, partito ungherese attualmente alla guida del governo,

Attualmente, nonostante le numerose esternazioni in materia, il confine ungherese, in parte frontiera esterna della stessa Unione Europea, è pattugliato esclusivamente dalla forze di polizia, dal momento che il discusso provvedimento sull’intervento dell’esercito a protezione dei valichi di frontiera non è affatto entrato in vigore. Lo stesso Gulyás, poi, ha chiarito che proprio tali valichi saranno «aperti in direzione della Serbia», ma inevitabilmente «chiusi in entrata verso l’Ungheria».

Il villaggio di Roszke

Nel frattempo, mercoledì 9 settembre, si sono registrati nuovi momenti di tensione nei pressi del villaggio di Roszke, al confine fra Serbia e Ungheria, dove circa 400 migranti hanno forzato un posto di blocco della Rendőrség, da cui gli stessi migranti sarebbero poi dovuti essere trasferiti verso un vicino centro di registrazione. Al grido di “No Camp! No Camp!”, i migranti sono fuggiti in direzione dell’autostrada verso Budapest, preventivamente chiusa, dove sono poi stati ricondotti, sempre dalla polizia, in uno dei campi di accoglienza sorti lungo il confine occidentale ungherese.

Negli ultimi giorni, Roszke è prepotentemente salita alla ribalta delle cronache in quanto principale punto di attraversamento dalla Serbia: nell’area, infatti, al momento dell’accaduto, si era registrata la presenza di ben 2.529 migranti, fra cui 455 bambini, perlopiù di nazionalità siriana, afghana o pakistana. Esattamente un giorno prima, sempre a Roszke, si era poi verificata una simile situazione, quando diverse centinaia di migranti, ancora tentando di forzare il blocco imposto dalla polizia ungherese, si sono viste respinte dagli spray al peperoncino di cui la Rendőrség è dotata.

Operazione “Decisive Action”

Mercoledì 9 settembre, inoltre, è stato anche il giorno in cui l’Esercito Ungherese ha lanciato l’esercitazione denominata “Decisive Action”, con cui preparare le truppe magiare a un eventuale loro dispiegamento nelle aree di confine indicate come critiche. Al riguardo, il Generale Tibor Benko, in un’intervista al canale televisivo M1, ha sostenuto che «è nostro dovere garantire la sicurezza dell’Ungheria».

Proprio in merito alla questione della “sicurezza nazionale”, le autorità di Budapest hanno recentemente completato la costruzione di una barriera di filo spinato al confine con la Serbia, lunga 175 chilometri, insufficiente però ad arrestare il flusso migratorio verso l’Ungheria. Va sottolineato come l’Ungheria non si configuri come meta finale del viaggio affrontato dai migranti in quanto, su 165.000 unità entrate quest’anno nel paese, la loro quasi totalità ha espresso la volontà di trovare rifugio in Austria o in Germania.

Per attuare le proprie misure di sicurezza, pertanto, l’Amministrazione Orbán ha ordinato la costruzione di un’addizionale barriera alta quattro metri, da completarsi entro «la fine di Ottobre o l’inizio di Novembre». Nonostante le numerose critiche ricevute, il governo ungherese sembra più che mai intenzionato ad andare avanti con la propria linea programmatica, induritasi – forse – anche in seguito a un’informativa delle Nazioni Unite secondo cui l’Ungheria si troverà ad affrontare l’arrivo di ulteriori 42.000 migranti.

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