AFP Photo

KOSOVO: Tribunale speciale sui crimini dell’UÇK, arriva il sì del parlamento

Il parlamento di Pristina ha votato a favore dell’istituzione del Tribunale speciale sui presunti crimini commessi dai membri dell’Esercito di liberazione del Kosovo. Rientrano i dissensi interni al PDK, mentre le opposizioni protestano. Plaude la comunità internazionale, ma ora c’è attesa per la messa in funzione del Tribunale.

Dopo una lunga attesa, il parlamento di Pristina ha approvato gli emendamenti costituzionali che permetteranno la nascita del Tribunale speciale sui presunti crimini commessi dai membri dell’UÇK, l’Esercito di liberazione del Kosovo. Al termine di una seduta durata tutta la giornata, la sera del 3 agosto scorso una maggioranza di 82 deputati su 120 ha dato il suo voto favorevole all’istituzione dell’organo giurisdizionale che dovrà far luce sul comportamento dei guerriglieri di etnia albanese che combatterono contro la Serbia nel 1998-99. Oltre agli emendamenti che modificano la Costituzione, sono stati approvati due disegni di legge necessari per costituire le camere speciali del Tribunale.

Si chiude così un percorso particolarmente accidentato, caratterizzato, solo un mese fa, dal fallimento di una prima votazione sull’argomento, a causa del voto contrario di alcuni membri del Partito Democratico del Kosovo. Il partito, guidato dall’attuale ministro degli Esteri Hashim Thaçi, è nato come emanazione dello stesso UÇK e non pochi dei suoi esponenti si erano detti contrari all’istituzione del Tribunale. Da qui, un lungo lavoro di Thaçi per far rientrare il dissenso interno: i giornali di Pristina hanno parlato di un vero e proprio ultimatum lanciato contro i dissidenti, il cui voto contrario sarebbe costato l’esclusione dalle liste elettorali del partito alle prossime elezioni.

Così come era stato annunciato dal primo ministro Isa Mustafa, si è andati al voto parlamentare solo con la certezza di una solida maggioranza, per evitare un nuovo fallimento. I deputati della Lega Democratica del Kosovo, partito del premier, del Partito Democratico del Kosovo, della Lista Srpska, partito della comunità serba, e i rappresentanti delle altre minoranze hanno votato a favore. I contrari sono stati 5, ma il numero esiguo è dovuto alla decisione delle opposizioni di non partecipare al voto. Prima di questo gesto, i deputati di Alleanza per il Futuro del Kosovo, Iniziativa per il Kosovo e Vetëvendosje si sono resi protagonisti di un’accesa discussione in aula. Le accuse principali alla maggioranza sono state di votare un organo che metterà sotto accusa i liberatori del Paese e che il Tribunale speciale non sarà che l’ennesimo organo della comunità internazionale che minerà la sovranità del Kosovo. Dai banchi del governo, a difendere gli emendamenti alla Costituzione sono stati gli stessi Mustafa e Thaçi, che hanno parlato di un passo difficile ma necessario all’integrazione euro-atlantica di Pristina. Mente dentro si discuteva, fuori dal parlamento un gruppo di veterani dell’Esercito di liberazione del Kosovo protestava contro l’istituzione del Tribunale.

Il risultato della votazione ha ricevuto il plauso generale della comunità internazionale, che da tempo premeva per questo passaggio. Oltre agli ambasciatori occidentali a Pristina e alle cancellerie europee, Farnesina compresa, ha espresso soddisfazione l’Alto rappresentante UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza Federica Mogherini, che ha definito il voto una decisione responsabile e compatibile con il percorso europeo intrapreso dal Kosovo.

Passato l’esame parlamentare e incassato l’apprezzamento internazionale, però, arriva ora la sfida della messa in funzione del Tribunale: vanno costituite le camere, nominati i giudici, avviati i procedimenti giudiziari. Ad ora, ciò che è certo è che, per quanto l’organo sarà parte integrante del sistema giudiziario del Kosovo, i giudici saranno internazionali e i procedimenti si terranno all’estero, probabilmente all’Aja, per garantire indipendenza dei giudici e protezione dei testimoni, spesso mancati in passato.

Il Tribunale speciale non è difatti il primo tentativo di elaborare un giudizio sui crimini commessi dai membri dell’UÇK durante il conflitto con la Serbia. Per quanto un rapporto presentato dal senatore svizzero Dick Marty al Consiglio d’Europa nel 2010 descriva i traffici illeciti dell’organizzazione e le uccisioni e violenze contro civili serbi, rom e albanesi accusati di collaborare con Belgrado, né all’Aja né a Pristina si è riusciti a portare avanti un processo imparziale e trasparente in grado di accertare i comportamenti denunciati. Ora la sfida passa al Tribunale speciale, con la speranza che si possa finalmente fare chiarezza su eventi cruciali della storia recente del Kosovo.

Chi è Riccardo Celeghini

Laureato in Relazioni Internazionali presso la facoltà di Scienze Politiche dell'Università Roma Tre, con una tesi sui conflitti etnici e i processi di democratizzazione nei Balcani occidentali. Ha avuto esperienze lavorative in Albania, in Croazia e in Kosovo, dove attualmente vive e lavora. E' nato nel 1989 a Roma. Parla inglese, serbo-croato e albanese.

Leggi anche

guerra targhe

BALCANI: Tra Kosovo e Serbia la fine della guerra delle targhe e quel sottile filo che non si spezza

Facendo seguito ad un'analoga disposizione del governo serbo di fine anno, anche il Kosovo ha deciso di consentire alle auto serbe di entrare nel proprio paese senza alcun contrassegno. E' la fine della guerra delle targhe, una guerra che ha fatto da sfondo costante a tutti i più drammatici sviluppi degli ultimi anni

2 commenti

  1. Stranamente in questo articolo non vengono criticati e stigmatizzati come meriterebbero le complicita’ dei paesi occidentali e degli Usa in particolare che hanno portato all’impunita’, ancora dopo tanti troppi anni, dei criminali dell’Uck. Mentre per Milosevic non si e’ perso tempo, ancora si tollera che il Kosovo sia governato da persone accusate di orrendi crimini, quello, molto stranamente non menzionato nell’articolo, dell’espianto e del traffico di organi (prelevati da prigionieri di etnia serba prima rapiti e poi uccisi). Vorrei sottolineare che anche la Del Ponte ha ammesso che l’orrenda pratica del traffico di organi umani da parte dell’Uck era indubbia, e una inchiesta del consiglio d’Europa ha confermato il tutto e sottolineato che Hashim Thaci, attuale ministro degli esteri, era a capo di una organizzazione mafiosa di traffico di organi. Con questa gente si e’ costruito il nuovo Kosovo e questi uomini sono ancora tollerati dai governi occidentali come dirigenti di quel paese. Ci si puo’ meravigliate che siamo al 2015 inoltrato senza che questi criminali soano stati messi anvora alla sbarra?

    • Gent. Paolo
      se in ogni articolo dovessimo ripercorrere ogni dettaglio di ogni vicenda, non sarebbero più articoli ma libri. Le cose che elenca si trovano in altri articoli presenti in archivio. Cordialità

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com