POLONIA: In migliaia in piazza, Varsavia si divide sul tema dell’ accoglienza

Il richiamo comunitario all’accoglienza e all’asilo politico verso i rifugiati e profughi del Nord Africa trova nuovi sbocchi nell’Europa centrale; è il turno della Polonia, fresca dell’esito delle ultime elezioni presidenziali, ad offrire la disponibilità nonostante il diffuso malcontento e scetticismo delle folle, dai moderati preoccupati delle sorti nel mercato del lavoro interno, agli  oltranzisti conservatori che sentono minacciata l’ integrità della cultura polacca.

Sabato 25 luglio a Varsavia si sono svolte due manifestazioni aventi come oggetto il discusso e controverso provvedimento di accoglienza di circa 2.000 rifugiati provenienti dalla Siria e Nord Africa entro il 2017, come stabilito dagli accordi europei per alleviare la crisi migratoria in Europa meridionale. Il corteo più numeroso e sonoro era composto  dai cittadini scontenti per l’approvazione da parte del governo locale delle misure concordate a Bruxelles, l’ altro, più esiguo, da attivisti di campagne umanitarie e sostenitori delle cause di solidarietà, raccolti presso la stazione ferroviaria centrale con il pane e il sale – una tradizione polacca che simboleggia l’ospitalità. L’ala destroide e conservatrice Ruch Narodowy (Movimento Popolare) ed il movimento giovanile Mlodziez Wszechpolska (Gioventù pan-polaccca) hanno indetto manifestazioni nelle principali città della Polonia, da Wrocław a Katowice, da Poznan a Cracovia, mentre giovedì ci sarà la protesta principale di Varsavia sotto l’ufficio del Primo Ministro.

I polacchi e l’ immigrazione

In base alle ipotesi condotte da analisti ed economisti polacchi, il numero di occupati entro la fascia di età lavorativa si ridurrà di quasi 4 milioni. Ciò significa che, in media, il mercato del lavoro vedrà decimato un numero pari a circa 180 mila dipendenti all’anno. La via di fuga può essere la migrazione all’ estero così come fu durante quei lontani e turbolenti primi anni novanta; prospettiva che ad oggi spaventa e destabilizza le più rosee previsioni dei polacchi.

Su un campione di intervistati da parte del Social Research Laboratory, la maggioranza degli intervistati (56 per cento), si dichiara contrario all’accoglienza di stranieri; una minaccia fra tutte l’idea di aprire il mercato del lavoro agli immigrati, nonostante siano buona parte coloro che si dichiarano disponibili, ma solo per le occupazioni che registrano una carenza di personale e manodopera.

La presenza di cittadini stranieri residenti in Polonia supera appena lo lo 0,1%  della popolazione, mentre la media UE è del 4,% salvo alcuni casi, ad esempio la Germania, con il 9,1%.

Se il risultato delle elezioni presidenziali avevano fatto emergere l’ idea di una nuovo modello in stile ungherese, freddo, diffidente e talvolta sprezzante verso Bruxelles e i suoi moniti, la destra più radicale si trova a fare i conti con aspettative disilluse, tra gli slogan taglienti di Ruch Narodowy da sfoggiare nella prossima settimana spiccano le invettive contro l’Ue, contro la NATO e gli USA, responsabili di aver scatenato il dramma umanitario dai bombardamenti nel 2011, a cui aderì la stessa Gran Bretagna, che oggi rifiuta di prestare le misure di accoglienza entro i prori confini.

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