Alexander Zakharchenko, who has been put forward as the new Prime Minister of the self-declared "Donetsk People’s Republic", attends a press conference in Donetsk, eastern Ukraine,Thursday, Aug. 7, 2014. Outgoing prime minister Alexander Borodai announced he was resigning Thursday and that he would act as an adviser to Zakharchenko, once he has been confirmed by the separatist legislature. (AP Photo/Sergei Grits)

UCRAINA: A Donetsk la prima manifestazione contro i separatisti

Basta guerra! Ridateci le nostre case!”. Sono questi gli slogan che hanno acceso una soleggiata giornata nel centro di Donetsk, città industriale nel cuore del Donbass controllata dai separatisti da oltre un anno. Come riporta il corrispondente di Novaya Gazeta, giornale russo per il quale scriveva Anna Politovskaya, una folla di circa cinquecento persone si è radunata nella mattinata del 15 giugno intorno al palazzo governativo della autoproclamata Repubblica Popolare di Donetsk (DNR). Il meeting, di natura apparentemente spontanea, raccoglie principalmente gli abitanti del quartiere Kievskiy e Oktiabrskiy rinok, le zone più prossime al tristemente famoso aeroporto della città, rimasto conteso per quasi un anno e ora sotto il controllo dei separatisti. A Donetsk è proprio la zona dell’aeroporto ad essere stata teatro di nuovi scontri e bombardamenti che negli ultimi giorni stanno facendo gravemente vacillare le speranze di una lenta pacificazione tra i separatisti e le autorità di Kiev.

Praticamente per la prima volta dall’inizio delle ostilità gli abitanti di Donetsk sono scesi in piazza contro la guerra e contro il caos regnante nella regione. Nonostante il timore di punizioni e rappresaglie la via Artema, una delle principali arterie del centro di Donetsk è stata bloccata per alcune ore. Solo verso le 13 la protesta si è spostata in prossimità dei palazzi dell’amministrazione. La polizia locale, presa alla sprovvista, ha scortato il piccolo corteo controllando i documenti dei manifestanti e dei giornalisti presenti. Non risulta che si siano verificati scontri o provocazioni. Nel frattempo, come riportato da Pavel Kanighin di Novaya Gazeta, un non meglio identificato rappresentante delle autorità dei separatisti ha accompagnato una piccola “delegazione” dei manifestanti ad incontrare Alexander Zakharchenko, leader della Repubblica Popolare di Donetsk. Secondo il quotidiano ucraino Korrespondent, una volta davanti all’amministrazione, la popolazione ha scandito alcuni slogan contro i separatisti, accusati di “provocare con le loro azioni la rappresaglia armata delle forze di Kiev” che negli ultimi giorni hanno intensificato il bombardamento di alcuni quartieri della città: domenica scorsa, 14 giugno, due abitanti sono rimasti uccisi e almeno dieci gravemente feriti.

Solo dopo i ripetuti richiami della gente è sceso in piazza lo stesso Zakharchenko. Circondato da uomini armati e sostenuto da due stampelle, conseguenza di una ferita alla gamba rimediata durante la battaglia per il controllo sulla cittadina di Debaltsevo, il leader della DNR ha cercato di tranquillizzare la popolazione. In un video pubblicato su YouTube lo si può vedere spiegare ad alcuni manifestanti come per il momento “non sia possibile fermare la guerra”. Prima di allontanarsi su una grossa jeep, Zakharchenko ha rimarcato che il governo sta lavorando per poter garantire il regolare pagamento delle pensioni e degli assegni sociali.

Intorno alle 14 i manifestanti si sono lentamente dispersi. La prima protesta contro i separatisti sembra per ora terminata.

Chi è Oleksiy Bondarenko

Nato a Kiev nel 1987. Laureato in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso l'Università di Bologna (sede di Forlì), si interessa di Ucraina, Russia, Asia Centrale e dello spazio post-sovietico più in generale. Attualmente sta svolgendo un dottorato di ricerca in politiche comparate presso la University of Kent (UK) dove svolge anche il ruolo di Assistant lecturer. Il focus della sua ricerca è l’interazione tra federalismo e regionalismo in Russia. Per East Journal si occupa di Ucraina e Russia. Collabora anche con Osservatorio Balcani e Caucaso.

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