UNGHERIA: Nel segno del tricolore, intervista a Gilberto Martinelli

di Claudia Leporatti

Intervista con Gilberto Martinelli, regista dei documentari “Nel segno del tricolore – Documentari sui rapporti Italo-Ungheresi”.

DALLA NOSTRA CORRISPONDENTE A BUDAPEST – Oggi 15 marzo, in Ungheria è festa nazionale. Ogni anno , in questa si data, si celebra la rivolta ungherese del 1848 per la richiesta d’indipendenza dall’impero asburgico. Tra due giorni, in Italia sarà festa nazionale, anche  se solo per quest’anno, per festeggiare i 150 dall’unità, dichiarata il 17 marzo 1861. Colgo le due occasioni per dare spazio su Economia.hu ad un progetto italiano che unisce i due paesi,

raccontandoci come nella storia le due nazioni abbiano collaborato e quanto siano unite, sopratutto attraverso alcune figure chiave. Una di queste è lo scrittore magiaro Sándor Márai. A lui è dedicato uno dei documentari di cui vogliamo parlare in questa giornata di festa, in queste ore in proiezione per la prima volta presso l’Università degli Studi di Udine.
Abbiamo incontrato l’ideatore dell’intero progetto dei 6 documentari, il romano Gilberto Martinelli, per saperne di più. Dal nostro colloquio è inoltre emerso come pubblicare questo articolo possa diventare importante, per far conoscere il progetto, ma anche per evidenziare le difficoltà economiche che sta incontrando. Un’idea straordinaria e di grande valore, che rende giustizia ad alcune figure poco note. A partire da quella di Guido Romanelli, colonnello italiano inviato a Budapest nel 1919 che difese il popolo magiaro durante una delle fasi più difficili della sua storia, amandolo come fosse il proprio. Martinelli ha poi realizzato un suggestivo lungometraggio sul periodo napoletano dello scrittore  Sándor Márai, andato in esilio volontario nel capoluogo campano  dal 1948 al 1952, per allontanarsi dall’occupazione sovietica con tutte le sue limitazioni di libertà. In realizzazione un terzo documentario, incentrato sul Risorgimento, un indispensabile documento storico per capire quanto gli ungheresi abbiano contribuito all’unità d’Italia e, passando oltre le Alpi, cosa hanno fatto gli italiani per l’indipendenza magiara. Gli alri tre  documentari riguarderanno il drammaturgo Miklós Hubay il cardinale József Mindszenty e “Il teatro dell’Opera di Budapest e l’Italia”.

Come nasce l’idea dei documentari?
Ho scelto di approfondire la storia dell’Ungheria perché la ritenni affascinante e importante per le relazioni con l’Italia. Vi avevo viaggiato sempre e solo per lavoro, ma qualcosa mi aveva colpito nel profondo. Conobbi Roberto Ruspanti, storico e docente di lingue e letteratura ungherese all’Università di Udine,  con cui mi trovai d’accordo nel sentirmi scosso dal modo in cui in Italia veniva presentata l’Ungheria.
A c0sa si riferisce?
L’immagine dell’Ungheria è spesso stereotipata in Italia, si conosce poco e male.  Informai le istituzioni dei rispettivi paese, le rappresentanze diplomatiche e iniziai a lavorare. Alcune comuni credenze, il paese con Dracula, Sissi, ecc. ecc, denunciano una forte carenza di conoscenze su un paese che ci è molto vicino, sopratutto per ragioni storiche.
Torniamo alla nascita dei documentari, cosa successe dopo il suo incontro con Ruspanti?
Decidemmo di unire la sua consulenza storica alle mie competenze tecniche (Gilberto Martinelli ha un’esperienza di oltre 20 anni nel suono e nella cinematografia, lavorando come fonico di presa diretta.). Il desiderio di diffondere il sapere su certe figure della storia ungherese e italiane senza le quali il nostro paese sarebbe molto diverso ha fatto il resto, unito alla mia presenza più assidua in Ungheria. Un’ultima determinante è stata  la sensibilità dei miei amici tecnici cinematografici che si sono offerti di prestare gratuitamente il loro servizio. In questo modo abbiamo cominciato questo lungo e composito lavoro.
Quali difficoltà ha incontrato?
Mi sono scontrato ben presto con il bisogno di soldi. Terminate le mie risorse personali ho iniziato a cercare promozione o finanziamenti nel mondo italo-ungherese. Ho trovato il supporto della Focus Film in Ungheria e della LAMBDA Srl in Italia, ma a parte questi importanti sostegni, mi sono trovato tante porte chiuse a priori davanti ad un prodotto che di certo meriterebbe almeno attenzione. Ho ottenuto in seguito dal Ministero dei Beni Culturali ungherese gli archivi per il documentario su Romanelli e per quello su Márái e in Italia 15.000 euro di archivi gratuiti dal Friuli Venezia Giulia.
Quello che mi colpisce maggiormente è la latitanza di chi si occupa commercialmente dei rapporti Italia-Ungheria.
Per quale motivo, secondo lei, trovare finanziamenti risulta cosi faticoso anche in presenza di un lavoro pronto e di indubbia importanza?
Forse non è stato capito l’aspetto divulgativo dei nostri documentari. Senza fare i conti in tasca a nessuno, mi aspettavo che il primo progetto del genere sui rapporti italo-ungheresi ottenesse la giusta attenzione. Anche per un discorso di convenienza, che mi sembra molta. La mia delusione, al momento, è di non aver trovato un imprenditore sensibile. Quello che conta per me è il progetto, realizzato con il massimo rispetto della storia e già proiettato in oltre 18 università dei due paesi, oltre che negli Istituti di Cultura.
E le televisioni?

Nel 2011 i primi due documentari saranno trasmessi da Duna TV, mentre quello sul Risorgimento andrà senza dubbio in onda in Italia, durante il centocinquantesimo anno dalla proclamazione dell’unità italiana.

 

Chi è Claudia Leporatti

Giornalista, è direttore responsabile del giornale online Economia.hu, il principale magazine in italiano sull'economia ungherese e i rapporti Ungheria-Italia, edito da ITL Group. Offre tour guidati di Budapest in italiano e inglese. Parla inglese e ungherese, ma resta una persona molto difficile da capire. Scrive racconti e sta lavorando (o pensando) al suo primo romanzo. Nata a Bagno a Ripoli (Firenze) senza alcuna ragione, vive a Budapest, per lo stesso motivo.

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