CROAZIA: Proteste di piazza in un Paese al collasso

Tutti in piazza, vecchi e giovani, ma non insieme. Per una settimana Zagabria è stata attraversata da continue manifestazioni, hanno manifestato i veterani di guerra – ben 10 mila – la loro richiesta è che si fermi ciò che hanno definito “persecuzione dei difensori croati della patria” e che si conservi “la dignità della guerra patriottica”. Il motivo che li ha spinti in piazza è stato l’arresto in Bosnia Erzegovina di uno dei difensori di Vukovar, Tihomir Purda, sulla base di un mandato d’arresto serbo per crimini di guerra. Purda comunque nel frattempo è stato rilasciato perché la Serbia ha rinunciato al procedimento giudiziario.

I veterani di guerra accusano il governo di tradire gli interessi nazionali e si oppongono alla normalizzazione delle relazioni con la Serbia. I veterani hanno chiesto inoltre l’abrogazione della legge grazie alla quale sono stati amnistiati i serbi di Croazia per la rivolta armata del 1992. Ma a dire il vero si sono sentite anche proteste contro l’ingresso del Paese nell’Unione europea. Non un buon segno sulla via della normalizzazione e del superamento degli steccati che ancora dividono i Balcani.

Di segno opposto la manifestazione dei giovani che chiedono le dimissioni del premier Jadranka Kosor, accusando il governo di corruzione, ruberie, senza aver nulla fatto per limitare la disoccupazione che in Croazia ha raggiunto quota 335mila su una popolazione di circa 4milioni e mezzo di abitanti. Oggi la Croazia si trova quanto mai in difficoltà:una difficile situazione economica si lega a un diffuso sistema di corruzioni politiche che sono culminate con l’arresto di Ivo Sanader, premier croato fino al 2009, poi dimessosi e sostituito proprio dalla Kosor. Sanader è al centro di un caso intricato che vede il mondo della criminalità organizzata andare a braccetto con la politica. Boss mafiosi, clan emergenti, e politici croati di primissimo piano stavano organizzando quella che gli inquirenti hanno chiamato la “Seconda repubblica delle mafie“. Un nuovo corso occulto che avrebbe dovuto estendersi al Montenegro e alla Serbia. Sanader, dopo un tentativo di fuga, è stato arrestato in Austria. Tra i capi d’accusa, oltre a quello di corruzione, anche l’associazione a delinquere. Tra i nomi eccellenti coinvolti nello scandalo anche Stjepan Mesic, presidente della Repubblica fino al 2010.

La destabilizzazione che oggi vive la Croazia la sta allontanando ancor di più dall’Unione Europea. Sia i giovani che i veterani hanno bruciato in piazza le bandiere dell’Unione come quella dell’Sdp, principale partito di opposizione. Appare evidente come la protesta, finora, non abbia preso una direzione precisa. Il malcontento è diffuso e si estende a tutta la classe dirigente, di maggioranza e di opposizione. La richiesta della piazza è indefinita, e per questo ancor più grave. Parla di un Paese che non vede una via d’uscita e che -dopo anni di crescita- si trova stretto nella morsa della recessione. E quando il portafoglio è vuoto è più facile che le sirene del nazionalismo, dell’odio etnico, della violenza, tornino a cantare ammalianti ritornelli di morte.

Secondo la maggior parte degli analisti politici, sarebbe meglio per la Croazia andare ad elezioni anticipate, perché il governo in carica è ormai delegittimato da sette anni di potere dell’HDZ caratterizzati da gravissimi fatti di corruzione, ma anche perché non sembra aver alcuna idea su come far uscire il Paese dalla profonda crisi in cui versa. La Kosor, dal canto suo, ignora le proteste. Finora l’unica possibilità per far sì che lo Stato funzioni in qualche modo è individuata in un ulteriore indebitamento con l’estero. Debito che già ora ha raggiunto la paurosa cifra di 44 miliardi di euro.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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Un commento

  1. questa è il risultato inevitabile di false promesse di democrazia, nate sulle ceneri dell’odio etnico e che pongono il nazionalismo come unico parametro dell’agire politico. Complimenti HDZ, missione compiuta!

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