Doppio attentato kamikaze in Daghestan

traduzione di Evaristo Plinio Lacialamella

La notte del 14 febbraio alcuni kamikaze hanno commesso un duplice attentato nel villaggio di Gubden in Daghestan, patria di almeno due leader dell’organizzazione clandestina del luogo. La stampa russa ha dato ampio rilievo al fatto, di seguito una rassegna.

Nella tarda serata di lunedì, i terroristi hanno attaccato il reparto della polizia nel villaggio Gubden in Daghestan. La kamikaze si è fatta esplodere verso le 19.30. Un militare delle truppe interne è morto sul posto e quattro sono rimasti feriti. A distanza di tre ore dall’evento, mentre gli inquirenti stavano lavorando, c’è stata una seconda esplosione.

Questa volta, stando all’ufficio stampa del Ministero degli Affari Interni del Daghestan, il kamikaze sarebbe un uomo. All’inizio si parlava di una seconda vittima e di cinque feriti; secondo “Ria Novosti”, il numero dei feriti è di venti persone. Secondo il giornale “Gazeta.ru”, i militari della centoduesima brigata delle truppe interne , avrebbero fermato una donna mentre cercava di attraversare una sbarra. Il militare le avrebbe intimato di tornare indietro e mentre la donna ubbidiva, dopo un secondo, ci sarebbe stato lo scoppio. In base alle analisi, la donna stessa avrebbe azionato l’esplosivo fissato sul suo corpo.

Il secondo kamikaze si sarebbe avvicinato con l’auto al posto di blocco al “Lada Priora”, dove già stavano lavorando gli inquirenti . La polizia avrebbe fermato il mezzo per controllare i documenti. La bomba sarebbe scoppiata mentre il poliziotto si avvicinava alla macchina. All’inizio non era stata confermata l’ ipotesi , secondo la quale i kamikaze sarebbero il terrorista Vitalij Razdobudko e sua moglie Maria Chorosheva. Nel giornale “Gazeta.ru” di martedì 15 febbraio, viene invece confermata l’identità della donna kamikaze: si tratta di Maria Chorosheva. La stessa agenzia stampa Interfax sottolinea come l’identificazione della donna sia stata possibile grazie ad alcuni frammenti del viso. Al momento gli inquirenti stanno appurando se l’uomo Kamikaze fosse Vitalij Razdobudko.

Il nome di quest’ultimo è già noto all’opinione pubblica dopo lo scoppio all’aeroporto Domodedovo del 24 gennaio 2011. Gubden viene ritenuta patria di almeno due leader dell’organizzazione clandestina del Daghestan: Mahomedala Vahabov e Ibrahimchalil Daudov. Vahabov è ritenuto il mandante degli attentati di marzo dello scorso anno, nelle stazioniLubianka” e “Parco della cultura” nella metropolitana moscovita. Daudov subentrò a Vahabov ad agosto di anno fa, in seguito alla morte di quest’ultimo nel corso di un’operazione speciale nella regione Gunibskij dell’omonima repubblica. La regione Karabudachkent in Daghestan, dove si trova Gubden, sin dai tempi dell’Unione Sovietica è stata un baluardo della religione. Negli ultimi anni è diventata terreno di scontro tra i musulmani radicali e i sostenitori delle strutture di tutela dell’ordine pubblico.

La polizia locale collabora con i militari delle truppe del Ministero degli Affari Interni russo che si trova di guardia nella regione; regolarmente vengono effettuate operazioni speciali nei dintorni dei centri abitati. Dall’altra parte le organizzazioni clandestine con la stessa regolarità infliggono seri colpi all’ordine pubblico. Negli ultimi tre anni il numero dei morti e dei feriti si conta a decine. “Chi sta dietro a questi atti terroristici, va trovato e punito” ribadisce il capo della repubblica del Daghestan, Mahomedsalam Mahomedov. “La popolazione deve sapere che abbiamo i mezzi e le forze sufficienti per porre fine a tutto ciò. I terroristi ,continua il premier, non sono dei veri musulmani. Nel giorno dell’attentato, i musulmani hanno festeggiato la nascita del Profeta”. Secondo “Lenta . ru” la potenza della seconda esplosione è stata pari a 30 chilogrammi di tritolo.

Fonti: Gazeta.ru/ Ria Novosti/ Interfax/ Lenta.ru

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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