RUSSIA: A un anno da Maidan, in scena Anti-maidan

Sabato 21 febbraio, mentre Kiev festeggiava il primo anniversario dal rovesciamento del potere politico, si è tenuta a Mosca una manifestazione organizzata dal movimento “Anti-maidan”. Il corteo dei partecipanti si è mosso per le vie del centro, dallo Strastnoj bul’var alla Petrovka, paralizzando di fatto il traffico della capitale. Fulcro è stata Piazza della Rivoluzione, dove sono intervenuti politici e musicisti, come le cantanti Viktorija Cyganova e Julija Čičerina. Tra i cartelli e gli slogan dei manifestanti: “Un anno è passato da Maidan. Non dimentichiamo! Non perdoniamo!”, “No a Maidan! No alla guerra!”, “La Russia è la mia casa, e per Maidan qui non c’è posto”, “Maidan è una malattia, da curare” («Год майдану. Не забудем! Не простим!», «Нет майдану! Нет войне», «Россия – мой дом, майдану не место в нем», «Майдан – болезнь, надо лечить»). In breve, il movimento “Anti-maidan” ha voluto affermare sabato che, se in Russia dovessero ripetersi vicende simili a quelle di Kiev, queste incontrerebbero forti resistenze, non solo da parte degli agenti di sicurezza, ma anche dei singoli cittadini. Oltre che a Mosca, il 21 febbraio manifestazioni hanno avuto luogo anche a Perm, Ekaterinburg, Novosibirsk, Blagoveščensk e in Crimea a Sebastopoli (7000 manifestanti circa).

Tra i leader di “Anti-maidan” c’è il presidente del biker club russo “I lupi della notte” Aleksandr Zaldostanov (detto il Chirurgo), amico di Putin, con il quale condivide la passione per le moto (sono documentate le presenze del presidente russo ai raduni o in moto in compagnia di Zaldostanov) (una interessante biografia del personaggio è stata fatta dal Sole24ore)

Zaldostanov sul palco in Piazza della Rivoluzione, dopo aver invitato i russi a stringersi intorno al presidente, ha detto: “Maidan ha violentato l’Ucraina. Ma guardando nei vostri occhi, e vedendo quanti siete, mi è chiaro che in Russia non ci sarà Maidan“. Assieme al biker, a capo della manifestazione si è posto Oleg Tsarov, politico ucraino leader del movimento Novorossija. Lo scrittore e rappresentante del partito “Grande Patria” Nikolaj Starikov, altro leader di “Anti-maidan”, è intervenuto ricordando le vittime dei conflitti seguiti ai disordini e alla guerra in Ucraina, per le quali è stato anche osservato un minuto di silenzio. Tra gli altri leader del movimento ci sono poi il senatore e vice-presidente del circolo di veterani “Fratellanza di lotta” Dmitrij Sablin e la cantante Viktorija Cyganova, la quale si è espressa in termini decisi durante la manifestazione: “Il nostro compito è non permettere tali disordini a Mosca e in altre città russe. Oggi essere un borghese rammollito, un consumatore, è semplicemente un peccato, in gioco è tutta la nostra patria”.

Ha concluso il meeting la nota canzone “Guerra santa”, nata durante la seconda guerra mondiale (il testo, scritto da Lebedev-Kumač, apparve per la prima volta il 24 giugno 1941 sui giornali Izvestija e Krasnaja Zvezda) come inno di difesa della madrepatria.

Oltre ai membri del movimento “Anti-maidan”, hanno partecipato più di un centinaio di organizzazioni, veterani di guerra, kazaki, afgani, rappresentanti dell’associazione “Madri della Russia”, membri della “giovane guardia” del partito putiniano Russia Unita, bikers, ecc.

Il presidente del Dipartimento di sicurezza e lotta alla corruzione di Mosca Aleksej Majorov ha richiamato gli organizzatori sui numeri dei partecipanti: questi, infatti, avevano comunicato inizialmente al Dipartimento che la manifestazione avrebbe visto in piazza circa 10.000 presenze; in realtà, stando ai dati del Ministero degli Interni, sarebbero state 40.000 persone, mentre gli organizzatori azzardano un 50.000, dicendosi comunque pronti a pagare la multa per questo numero eccedente le previsioni.

Da subito, tuttavia, sono circolate voci insistenti su presunti partecipanti pagati per scendere in piazza ed anche sulle strumentalizzazioni politiche dall’alto che questo evento può e potrà avere: può facilmente rendere giustificabili, infatti, ulteriori restrizioni di libertà, per scongiurare già di per sé improbabili prese di potere da parte di forze contrarie al sistema putiniano. Il caso del blogger Aleksej Navalnij è un esempio di questa improbabilità: il discredito, le accuse, gli arresti, le condanne (sta scontando una pena di tre anni e mezzo assieme al fratello Oleg per una truffa – dal sapore politico – ai danni dell’azienda francese Yves Rocher), non mettono a tacere solo la sua voce, ma sono un deterrente per molte altre forze d’opposizione extraparlamentare e per singole personalità dissidenti.

Chi è Martina Napolitano

Dottoressa di ricerca in Slavistica presso l'Università di Udine, è direttrice editoriale di East Journal e scrive principalmente di Russia.

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