SPORT: Sacramento Kings, Predrag Stojaković ed il "numero 16" ritirato

Una notte all’insegna del numero 16. Un numero che prima rappresentava solo una maglia, ed ora rappresenta una data. Si sta parlando dell’ex cestista serbo Predrag “Peja” Stojaković, uno dei migliori tiratori da tre punti della storia della pallacanestro. Infatti, la sera del 16 dicembre si è tenuta una cerimonia in suo onore alla Sleep Train Arena di Sacramento. Con quale scopo? Per celebrare il ritiro e l’affissione nel palazzetto della maglia numero 16 dei Sacramento Kings, franchigia della National Basketball Association (NBA) con la quale Peja ha scritto la sua storia. Il businessman indiano Vivek Ranadivé, proprietario della squadra californiana, quando decise di indire la cerimonia dichiarò:

Stojaković ha contribuito a far conoscere Sacramento in tutto il mondo, questo riconoscimento rende onore alla sua leadership.

Stojaković nacque nel 1977 nella cittadina Požega, situata nell’odierno territorio della Croazia ma vicino al confine con la Bosnia ed Erzegovina, all’epoca entrambe sotto l’egida della Jugoslavia. All’età di 14 anni viene messo sotto contratto dalla Stella Rossa di Belgrado, la migliore squadra di pallacanestro del Paese, ed a soli 15 anni entra nel giro della prima squadra.

Le sue prestazione gli valgono, nel 1993, un contratto con i greci del PAOK Salonicco. Con la Dikefalos tou Vorra avviene la sua consacrazione a livello europeo e così, nel 1996, viene scelto al primo giro del Draft NBA con il numero quattordici. Sembra l’inizio della sua carriera americana, ma la società greca decide di far ostruzionismo posticipando di due stagioni il sogno a stelle e strisce del cestista serbo.

Rimarrà in California con la maglia dei Sacramento Kings per ben otto stagioni. Dopo due stagioni difficili, Peja entrò definitivamente nel giro dei titolari di una squadra che poteva contare su cestisti del calibro del centro serbo Vlade Divac e dei playmaker americani Jason Williams e Christopher “Chris” Webber. Alcuni infortuni non gli impedirono di chiudere l’avventura con la sua prima franchigia NBA con 9498 punti in 518 partite per una media di 18,3 punti a partita, con una percentuale di realizzazione del 40% da tre punti, 50% da due punti e 89% da tiro libero. Numeri grazie ai quali sfiorò le NBA Finals nel 2002, perdendo la finale della Western Conference contro i Los Angeles Lakers degli americani Kobe Bryant e Shaquille “Shaq” O’Neal.

A metà della stagione 2005/06 il cestista serbo viene scambiato dai Kings con gli Indiana Pacers per avere in cambio l’ala piccola Ron Artest, oggi conosciuto sia come Metta World Peace sia come The Pandas Friend. Da quel momento Peja, la cui carriera risultava molto condizionata dagli infortuni, iniziò a “girovagare” per la NBA. Dopo metà stagione ai Pacers passò cinque stagioni ai New Orleans Hornets, con i quali raggiunse il suo career high di 42 punti.

In seguito, dopo metà stagione tra le fila dei Toronto Raptrors, nel 2011 si trasferisce ai Dallas Mavericks dell’ala grande tedesca Dirk Nowitzki. Con i Mavericks riuscì in ciò che ancora gli mancava, ovvero vincere il titolo NBA. Dapprima, nelle semifinali della Western Conference, Peja risultò decisivo in gara 4 contro i Lakers grazie al suo score di 6/6 da tra punti in partita. Infine, i texani vinsero nelle NBA Finals contro i Miami Heats dei Big Three, terzetto composto sia dalle ali LeBron James e Christopher “Chris” Bosh, sia dalla guardia Dwyane Wade. Nel dicembre del 2011 annunciò il suo ritiro dalla pallacanestro giocata.

Non gli mancarono anche successi con la sua nazionale. Con la sua Jugoslavia, Peja divenne in primis campione d’Europa nella competizione continentale disputata in Turchia nel 2001, in secundis divenne campione del mondo nel Mondiale disputato negli Stati Uniti nel 2002. Senza contare che già nel 1999 sfiorò il titolo continentale nell’Europeo disputato in Francia, vinto dalla Nazionale italiana.

Xвала Пеђа. Grazie Peja.

Chi è Matteo Calautti

Studente genovese di Scienze Internazionali e Diplomatiche, nonché "minor" di pallacanestro. Appassionato di sport in ogni sua forma e colore. Esterofilo e curioso osservatore di politica e attualità. Tra le altre, collabora anche con Londra Italia, con la rivista di Ingegneria di Genova, con la trasmissione televisiva Dilettantissimo e con Io Gioco Pulito, l'inserto sportivo de Il Fatto Quotidiano. Infine, ha fondato anche Liguria a Spicchi ed Il Calcio Portoghese, portali web dedicati rispettivamente alla pallacanestro ligure ed al calcio in Portogallo.

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