ROMANIA: I sassoni di Transilvania e il peso della storia

Il nuovo Presidente della Repubblica Romena, Klaus Iohannis, ex sindaco di Sibiu, appartiene alla minoranza tedesca di Transilvania, i cosiddetti Sachsen (in romeno Saşi). La sua vittoria alle elezioni presidenziali è stata un evento importante per la storia di questa (ormai) piccola minoranza etnica. Nel censimento del 2011 i tedeschi di Romania erano circa 36 000, pari allo 0,16% della popolazione nazionale: questo dato, tuttavia, coinvolge sia la comunità sassone di Transilvania sia quella sveva del Banato (che storicamente ha altra origine). In totale i Sachsen non sono più di 25 000.

Come sono arrivati in Transilvania, i sassoni?

Gli Ungheresi, dopo essersi stanziati nella pianura pannonica, iniziarono la lenta conquista della Transilvania tra il X e il XII secolo, incoraggiando la migrazione di popolazioni tedesche che, nei documenti latini dell’epoca, sono chiamate Saxones. Vengono gettate le basi per quella convivenza tra ungheresi, romeni e tedeschi che ha caratterizzato il panorama etnico transilvano. Le parole stesse esprimono un destino caratterizzato dalla multiculturalità: Transilvania è il nome latino della regione, a sua volta volgarizzato in ungherese con Erdély e adattato in romeno in Ardeal.

I sette “borghi”

Il nome tedesco, Siebenbürgen (‘Sette borghi’), indica i principali insediamenti della Transilvania tedesca: Kronstadt (Braşov), Hermannstadt (Sibiu), Klausenburg (Cluj), Bistritz (Bistriţa), Schaessburg (Sighişoara), Muelhbach (Sebeş) e Mediasch (Mediaş). L’arrivo dei sassoni portò a un forte slancio verso l’urbanizzazione con lo sviluppo di centri di primaria importanza che segnarono per lungo il tempo il confine sud-orientale della Mitteleuropa. La penetrazione della cultura tedesca portò allo sviluppo del gotico che ebbe forme splendide tanto che alcune cittadine o chiese fortificate tedesche come Sighişoara e Biertan sono oggi patrimonio dell’UNESCO.

Dopo la una lunga parentesi di vassallaggio agli ottomani (ma l’indipendenza venne di fatto mantenuta) l’area passò sotto l’influenza degli Asburgo a partire dal 1688. L’etnia tedesca mantenne numerosi privilegi fino a quando le rivendicazioni nazionaliste degli Ungheresi, nel corso del XIX secolo, non portarono alla creazione della duplice monarchia austro-ungarica, istituita nel 1867. I Sachsen divennero così una minoranza etnica della parte ungherese dell’Impero.

La Grande Romania

Nel 1919, con l’Unione della Transilvania alla Romania, i Sachsen si trovarono all’interno di un nuovo stato multietnico: il censimento del 1930 registrava 543 852 persone pari al 9,8% della popolazione della Transilvania. Negli anni Trenta cominciò a diffondersi il mito dell’hitlerismo (nel 1933 venne creato il Partito Nazionalsocialista locale) che trovò un certo appoggio presso i sassoni, desiderosi di allacciare rapporti stretti con la Germania e di ricollegarsi così alla propria origine tedesca. Con l’invasione nazista della Transilvania, nel 1940, e la sua spartizione in un’area d’influenza ungherese (il nord) e una romeno-tedesca, i sostenitori di Hitler crearono la Deutsche Volksgruppe in Rumänien, direttamente dipendente da Berlino. In questa situazione di occupazione e collaborazionismo la minoranza tedesca si attirò l’odio della popolazione locale mentre nel nord della Transilvania 130 000 ebrei furono uccisi o inviati nei Lager in Polonia.

Comunismo e postcomunismo

Con l’armistizio del 1944 tra la Romania e gli Alleati la situazione dei sassoni cambiò radicalmente. Molti di loro, indipendentemente dal loro reale coinvolgimento con il nazismo, furono internati in lager sovietici in Ucraina e sugli Urali con il beneplacito del governo romeno. Si calcola che circa 30 000 persone furono coinvolte in questa deportazione. Una parte consistente ha perso la vita mentre la maggior parte dei superstiti è emigrata in Germania.

L’emorragia della popolazione sassone è proseguita durante il comunismo: tra il 1966 e il 1977 già 24 000 tedeschi lasciarono la Romania diretti verso la Germania ma tra il 1977 e il 1992 furono ben 239 000 persone ad abbandonare i loro luoghi di origine (in realtà in Germania si contano rispettivamente circa 43 000 e 327 000 arrivi). Caduto il comunismo, nel Censimento del 1992 i Sachsen registrati erano 109 014 ma il moto migratorio verso la Germania ebbe un’ulteriore e ultima impennata completando lo spopolamento di interi villaggi.

Solo nel 1997 la Romania ha porto le proprie scuse ufficiali alla Germania per le deportazioni e il trattamento riservato alla minoranza tedesca: l’elezione di Iohannis, insieme al premio Nobel del 2009 a Herta Müller, poetessa tedesca del Banato, ha aperto finalmente una fase nuova.

Chi è Federico Donatiello

Sono nato a Padova nel 1986, città in cui mi sono laureato in Letteratura medievale. Sono dottore di ricerca sempre a Padova con una tesi di storia della lingua e della letteratura romena. Attualmente sono assegnista di ricerca a Padova e docente di letteratura romena a "Ca' Foscari" a Venezia. Mi occupo anche di traduzioni letterarie e di storia dell'opera italiana.

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