UNGHERIA: Focus elezioni/2 – Le previsioni di voto

A circa una settimana dalle elezioni politiche in Ungheria, la campagna avanza in sordina: i giochi sembrano essere già fatti e manca l’adrenalina. Non di meno i cambiamenti saranno drammatici: i socialisti, al governo da otto anni, saranno mandati a casa, i conservatori vinceranno e l’estrema destra nazionalista si imporrà sulla scena politica. Tutti i sondaggi annunciano infatti una vittoria dell’opposizione conservatrice Fidesz e un ritorno al governo del suo leader, l’ex premier Viktor Orban, 47 anni. I partiti di governo di centrosinistra (socialisti e liberali) sono logori e screditati agli occhi dell’opinione pubblica dalla massiccia corruzione, e dalla politica di tagli imposta dalla crisi.

Il governo tecnico di Gordon Bajnai, in un anno, è riuscito a sanare i conti pubblici, riportando il deficit sotto il 4%. Il fiorino si e’ rafforzato del 15%, il Paese, che a ottobre 2008 ha scongiurato la bancarotta solo grazie all’aiuto del Fmi e dell’Ue, ormai e’ capace di finanziarsi da solo. Ma i risultati positivi non bastano ai socialisti. I vecchi governi, di Peter Medgyessy e di Ferenc Gyurcsany, avevano perso ogni credibilita’. Gli alleati liberali sono gia’ spariti dalla scena e la loro sigla non figurera’ nemmeno sulla scheda elettorale sebbene siano stati i protagonisti della svolta democratica nel 1989. I socialisti, bollati come ”comunisti” dalla destra, saranno ridimensionati, ma la vera posta in gioco e’ un’altra, la partita si gioca fra conservatori ed estrema destra.

La vera questione l’11 aprile e’ se Fidesz riuscirà a conquistare una maggioranza di due terzi nel futuro Parlamento. La Costituzione attribuisce poteri eccezionali a una maggioranza di due terzi, a cominciare da cambiare la Costituzione stessa, e decidere sulle riforme strutturali mancate finora. Gyurcsany non c’e’ riuscito e Orban potrebbe farlcela ora con una maggioranza sufficiente. Ad ostacolare la strada delle riforme e’ il partito dell’estrema destra razzista Jobbik di Gabor Vona.

Jobbik che ce la farà a entrare per la prima volta in Parlamento (è indicato al 15%). Prodotto della frustrazione della gente, Jobbik promette di ribaltare tutto che e’ stato fatto negli ultimi 20 anni, e fa leva sullo scontento generale, aizzando all’odio contro ”tzigani” (rom), ebrei, omosessuali, comunisti, stranieri, Ue e multinazionali. Fino a 500.000 elettori sono incerti ancora se votare Fidesz o Jobbik, e saranno loro a decidere l’esito del voto. Il leader Vona ha gia’ sfidato Orban: ”Non vedo l’ora che ci confrontiamo in Parlamento sulla rapina delle multinazionali, le devastazioni dell’Ue, la criminalita’ tzigana, la corruzione, e la proprietà della terra ungherese”. I giochi sono aperti ma una cosa, secondo i commentatori, e’ certa, l’11 aprile l’ Ungheria sterzerà a destra.

ANSA

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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