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UNGHERIA: Nuovo via libera al contestato gasdotto South Stream

La realizzazione del gasdotto South Stream, patrocinato dalla russa Gazprom, continua a incontrare opposizioni e ostilità; nonostante il parere contrario in materia dell’Unione Europea, l’Ungheria ha recentemente deciso di confermare la propria partecipazione al progetto.

Semaforo verde da parte di Budapest al progetto South Stream: l’Ungheria potrebbe difatti iniziare la costruzione del proprio segmento del contestato gasdotto russo grazie a un emendamento proposto in questi giorni all’Assemblea Nazionale da parte di Antal Rogán, capo del gruppo parlamentare Fidesz, principale partito di governo.

L’emendamento prevede che ogni compagnia energetica, seppur non in possesso dell’apposito certificato operativo, possa costruire la propria pipeline su suolo magiaro, previa approvazione del progetto da parte dell’Ufficio Ungherese per l’Energia.

Un provvedimento, questo, capace di aggirare quello “stop” al programma deciso tempo addietro dalla stessa Unione Europea; un programma che permetterebbe a Gazprom, titolare del gasdotto, di trasportare ingenti quantitativi di gas metano in Europa, attraverso il Mar Nero, bypassando così l’Ucraina con notevoli guadagni, politici ed economici, per Mosca.

La Commissione UE preoccupata dal possibile predominio di Gazprom sul mercato UE dell’energia

La Commissione Europea ha espresso forti preoccupazioni sull’eventuale predominio di Gazprom all’interno del mercato europeo del gas; se poi, a questo fattore, si aggiungono anche le considerazioni sull’attuale scenario ucraino, coinvolto in una vera e propria guerra, ben si comprendono le paure degli osservatori occidentali. Il South Stream, difatti, porrebbe Kiev in una posizione estremamente vulnerabile, con la Russia, uno degli attori coinvolti nel conflitto, in grado di chiudere le forniture energetiche all’Ucraina senza recare danno agli altri paesi dell’area.

La Commissione Europea, in merito al progetto, sostiene che anche altri fornitori di gas dovrebbero godere della possibilità di accedere al South Stream, ma si tratta di una proposta che Gazprom ha prontamente rifiutato. Gazprom, infatti, controlla oltre il 50% dell’intero percorso del gasdotto, in netto contrasto con quanto previsto dal Terzo Pacchetto Energetico, da più parti considerato come uno strumento normativo UE volto proprio ad arginare lo strapotere di Mosca nell’area.

Sebbene proprio la Commissione abbia più volte fatto pressione sui paesi europei coinvolti nel progetto affinché allentassero i propri rapporti col colosso energetico russo, in una guerra ormai dai contorni più geopolitici che economici, al momento la sua azione non sembra trovare i giusti consensi. Per rendersene conto, basta prendere in considerazione proprio la recente reazione ungherese, decisa più che mai a continuare la cooperazione con Gazprom.

L’intenzione di andare avanti è stata ribadita anche da Csaba Baji, amministratore delegato di MVM, l’industria energetica magiara, il quale ha sottolineato come sia intenzione di Budapest iniziare la costruzione della sezione ungherese del South Stream entro sei mesi, per finire il progetto agli inizi del 2017 (MVM è titolare del 50% della porzione ungherese del progetto di gasdotto).

È stato altresì concordato con Gazprom il tracciato di competenza del gasdotto, il tutto in aperta sfida al progetto concorrente del TAP, appena varato in sede europea e che dovrebbe portare il gas dell’Azerbaigian all’Adriatico, dopo avere attraversato la Turchia.

Una nuova amicizia tra Budapest e Mosca?

Per quanto possa sembrare strano, insomma, visto il trascorso storico non proprio amichevole fra i due paesi e i toni fortemente nazionalistici (oltre che russofobi, specie in passato) della stessa amministrazione Orbán, Mosca e Budapest sembrano aver trovato una strana complicità d’intenti nell’area.

Una complicità che già si era rivelata tempo addietro, quando l’Ungheria si era rivolta alla russa Rosatom per ammodernare e ampliare l’unica centrale nucleare in territorio ungherese, quella di Paks (la cui produzione elettrica è in grado di soddisfare oltre il 50% del fabbisogno nazionale), ottenendo da Mosca ben 10 miliardi di euro per il finanziamento del progetto; un’azione aspramente criticata in ambito europeo, ma che Budapest aveva giustificato rivendicando la sua libertà nel garantirsi approvvigionamenti energetici adeguati agli standard del paese, senza dover ricorrere ad approvazioni di alcuna natura.

È un’amicizia, questa, che sembra rafforzarsi proprio grazie all’Unione Europea, con cui Budapest e Mosca intrattengono da tempo relazioni altalenanti. La lenta, ma costante, deriva autoritaria, oltre che nazionalista, iniziata da Orbán sta altrettanto lentamente sfociando in una convergenza proprio con l’altrettanto autoritaria Russia putiniana.

Tant’è che c’è gente, a Washington, che teme la trasformazione dell’Ungheria in una “quinta colonna moscovita” nel cuore dell’Europa, oltre che della NATO. E questo nonostante lo stesso ministro degli esteri ungherese, Peter Szijjarto, abbia assicurato che «l’amicizia e l’alleanza con gli Stati Uniti rimangono “solide come roccia”».

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Un commento

  1. Vabbè, ogni uno fa quel che può e io mi sono fermato nella lettura di questo articolo qui:

    «South Stream…bypassando così l’Ucraina con notevoli guadagni, politici ed economici, per Mosca.»

    Poi non sono più riuscito ad andare avanti o meglio mi sono venuti in mente gli accordi con la Cina in cui i giacimenti “nostri” quelli della siberia occidentale, quelli che ci scaldano d’inverno, saranno in qualche anno messi in collegamento con le case cinesi e le industrie cinesi attraverso i monti Altai o Altaj che è uno stretto di terra che collega la Russia con la Cina occidentale.

    Il contratto è di 30 miliardi di metri cubi di gas ma si potrà arrivare a 100 miliardi e poi superare l’approvvigionamento europeo a medio termine.

    Semplicemente non c’è gas per l’Europa e per i Cinesi e non vedo prospettive nel fatto che i Russi preferiranno scaldare casa mia rispetto alla casa di mister Lin Pin.

    Poi un famoso giornalista ha detto:

    «Sono diventato ‘cittadino onorario dello Stato di Oklahoma’. Perché? Perché scrivo articoli filo-americani. Sono supportato dalla Central Intelligence Agency, la CIA. Perché? Perché io sono filo-americano. Io sono stufo di questo. Io non voglio più fare quello che ho fatto fin’ora e così ho appena scritto un libro (dal titolo Giornalisti comprati, ndr) non per guadagnare soldi, no, mi causerà un sacco di problemi. [Ho scritto invece] per dare al popolo di questo paese, la Germania, al popolo europeo e a tutto il mondo solo un assaggio di cosa succede dietro le quinte.»

    Cercate Udo Ulfkotte su google.

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